di ROSSELLA MOLINARI Chissà se la nostra generazione riuscirà mai a vederlo l'
ospedale della Sibaritide. È dal 2008 che si annuncia l’imminente avvio dei lavori ma, ad oggi, nessuna posa della prima pietra. È vero, l’opera è già stata appaltata, gli espropri sono stati fatti e sono stati previsti interventi per le infrastrutture collaterali. Insomma, tutto è pronto. Ma i lavori non partono. E la certezza che questo territorio avrà un nuovo presidio ospedaliero inizia a vacillare. C’è già chi non ci crede più, nonostante le rassicurazioni che in tanti si affrettano ad elargire a più riprese. Gli stessi, in molti casi, che da otto anni ne parlano come se fosse già realtà. Nel frattempo, proprio in virtù di questa opera nella quale si ripongono le speranze di un’offerta sanitaria dignitosa, si è proceduto a razionalizzare l’esistente, chiudendo e riconvertendo alcuni ospedali e riorganizzandone altri. Anche i lavori per il Dipartimento di emergenza accettazione a Rossano, iniziati, interrotti e ripresi, sono stati poi definitivamente sospesi. E non dimentichiamo, in quel caso, la massiccia battaglia di campanilismo, da cui scaturì finanche un ricorso avanzato da un comitato coriglianese che ne contestava la realizzazione. Ecco cosa produce la “lotta tra poveri”: il nulla. Ma la lezione non è stata recepita, e ancora oggi è spesso il campanilismo ad alimentare le polemiche attorno alla riorganizzazione dell’ospedale spoke Corigliano-Rossano. Si attende il decreto del
commissario alla sanità Massimo Scura, che prevede il dipartimento chirurgico al “
Giannettasio” e il dipartimento medico al “
Compagna”: l’atto aziendale è in fase di redazione e nel frattempo sul territorio si litiga sullo spostamento dei reparti. Su tutto aleggiano poi i disagi, gravi, determinati dalla normativa europea sui turni di lavoro del personale sanitario a causa dei quali, proprio nei giorni scorsi, la direzione sanitaria dello spoke ha disposto la chiusura, per sette giorni nel mese di gennaio, della sala operatoria di Rossano prevedendo che le urgenze (ad eccezione di quelle indifferibili) venissero inviate al presidio di Corigliano. Tornando al nuovo ospedale, i problemi sono sorti lo scorso autunno con il venir meno della copertura antimafia per la Tecnis, la ditta che ha vinto l’appalto per la costruzione del presidio della Sibaritide e per quello di Palmi. La ditta, che è rimasta coinvolta nell’inchiesta della guardia di finanza di Roma su un giro di appalti e mazzette, sta ora attraversando una fase delicata anche sul piano societario e non è possibile avere certezza di cosa accadrà né fare previsione sui tempi. Si potrebbe far scorrere la graduatoria, ma nei mesi scorsi la Prefettura di Catania, che ha emesso l’interdittiva, aveva inviato una lettera al Dipartimento regionale “Infrastrutture” informando che avrebbe valutato d’ufficio l’esistenza dei presupposti per il commissariamento delle imprese e invitato la Stazione appaltante calabrese a non assumere iniziative dirette all’interruzione del rapporto con l’impresa in questione. Insomma, finché non giungeranno nuove disposizioni, tutto resta bloccato. Mentre l’impressione che il nuovo ospedale possa essere una chimera sembra concretizzarsi sempre di più. E, in tutto questo, si guarda il dito e non la luna, litigando sui reparti e non assumendo iniziative tese a pretendere che questo territorio non venga mortificato ulteriormente.