QUESTA bella parte di
Calabria, che di storia e di uomini che l’hanno fatta può raccontare a testa alta, finalmente ha ritrovato quella voce, per troppo tempo strozzata in gola. Non ci speravamo più e, in questo senso, non ci piace parlare di passato e di “pagine storiche”. Preferiamo parlare di quelle pagine ancora da scrivere per una conquista che, seppur ancora sulla carta, è la promessa di uno sviluppo tutto da fare, in cui la comunità sibarita sarà finalmente protagonista. L’
ospedale della Sibaritide si farà. La firma messa nero su bianco sul contratto di assegnazione dei lavori il 9 settembre, ne è la prova tangibile, anche per quelli che, come
san Tommaso, non credono se non vedono e non toccano. Entro il gennaio 2018, insomma, il nuovo polo ospedaliero dovrà aprire i battenti, così come si è stabilito a Catanzaro e grazie all’interessamento, tra gli altri, dell’
assessore ai Lavori pubblici regionale Gentile, il vero fautore dell’accelerata decisiva sulla realizzazione del nuovo ospedale, dei
sindaci delle città di Rossano e Corigliano, Antoniotti e Geraci, del
sottosegretario alla Presidenza della Regione, Giovanni Dima, e del
consigliere regionale Giuseppe Caputo. La Sibaritide, d’ora in poi, così vicina da mettere al bando i “viaggi della speranza”, quasi un polo d’eccellenza sul modello emiliano, per troppo tempo meta di nuclei familiari che, valigie e risparmi di una vita alla mano, salivano sui treni di ieri e sugli aerei di oggi alla volta di una sanità che sa mantenere le promesse. Non perché qui manchino qualità e grandi cervelli; di quelli, e ci teniamo a dirlo, la Calabria fa bella mostra in tutto il mondo. Ma perché alla nostra terra sono mancate le possibilità. Stando ai progetti, l’estensione del complesso coprirà l’intera area di contrada Insiti, fra i comuni di Rossano e Corigliano. Costerà 143 milioni di euro, potrà ospitare 334 posti letto e sarà dotato di laboratori ed attrezzature all’avanguardia. A guadagnarne saremo in tanti: con un numero così alto di posti letto, è facile aspettarsi che nel nuovo ospedale si riversino intere famiglie provenienti da ogni territorio vicino e, magari, dalle regioni confinanti. Non è solo, quindi, una questione di sanità rinnovata, sanità d’eccellenza, ma anche, di nuove possibilità occupazioniali nei cantieri. Una vera e propria manna dal cielo in un periodo di crisi generalizzata: tanti padri di famiglia, ci si augura, potranno trovare un lavoro, una via d’uscita dal tunnel della disoccupazione. E non solo nelle imprese che graviteranno attorno alla costruzione dell’ospedale, ma anche in tutto l’indotto: in quelle capacità ricettive che cresceranno al passo con l’aumento di richieste, negli alloggi che nasceranno per far fronte ai nuovi arrivi e nelle strutture preesistenti, commerciali e anche ristorative, che godranno di nuova vita. I prossimi mesi saranno il banco di prova anche per la realizzazione di tutti ciò che permetterà un accesso più agevole alla struttura: stazione ferroviaria, nuovi svincoli sulla statale 106, collegamenti, opere di urbanizzazione. Insomma, una viabilità che potrebbe venire rigenerata, una volta per tutte, e che ci metta alla pari di altre regioni d’Italia, sicuramente più “fortunate” della Calabria. I comuni di Corigliano e Rossano, l’Anas, Trenitalia, la Provincia di Cosenza e la Regione dovranno sedersi velocemente attorno ad un tavolo per la realizzazione di queste opere, con fondi che, al momento, rimangono chiusi nelle cassaforti istituzionali: serviranno 5 milioni di euro che, l’assessore Gentile lo ha promesso, arriveranno. Chissà che, poi, non sia la volta buona per dare la spinta decisiva a quel progetto di aeroporto che arranca da troppo tempo sulle piste dissestate della burocrazia italica. Essere scettici, in questo caso, non servirebbe a nulla e non gioverebbe a nessuno. Crediamoci e saremo parte attiva della rinascita del nostro territorio.