Il 12 ottobre potrà definirsi giorno certamente storico perché concluderà quel lungo percorso durato 63 anni, iniziato con l'istituzione delle province d'Italia per come le abbiamo conosciute sino ad oggi. Ma cosa cambierà con l'attuazione della riforma? Partendo dal presupposto che i dipendenti delle provincie rimarranno alcuni come sono, altri passeranno alla Regione, altri ancora ai comuni, le cariche elettive saranno di secondo grado ed a titolo gratuito: il "taglio" ai 3700 politici italiani tra presidenti, consiglieri e assessori provinciali si tradurrà in 32 milioni di euro di risparmio. Una bazzecola, però, se paragonati ai 2,3 miliardi di euro costo complessivo annuo delle province. La riforma prevede anche l'istituzione delle città metropolitane che in Italia saranno dieci a partire dal 2016 (Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Roma, Napoli, Reggio Calabria, alle quali dovrebbero aggiungersi Cagliari, Palermo, Messina e Catania): subentreranno alle province omonime e succederanno ad esse in tutti i rapporti attivi e passivi, esercitandone le funzioni nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica e degli obiettivi del patto di stabilità interna. Gli organi saranno il sindaco, che è di diritto quello della città capoluogo, il Consiglio metropolitano e a conferenza metropolitana.
Le nuove province, durante questa fase transitoria, manterranno le funzioni di area vasta e quelle di pianificazione di territorio, ambiente, trasporto, rete scolastica. Il trasferimento delle funzioni e del personale a regioni e comuni vedrà la redistribuzione del patrimonio e del personale con lo stesso compenso.
Gli organi dei nuovi enti saranno il presidente, il Consiglio provinciale e l'assemblea dei sindaci, con incarichi tutti a titolo gratuito. Il presidente è eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della Provincia. Il consiglio provinciale, a seconda del numero degli abitanti, è eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali. L'assemblea dei primi cittadini è composta dai sindaci dei comuni della Provincia. Il sistema dovrebbe incentivare le unioni e le fusioni tra comuni più piccoli, è per un altro conseguente taglio della spesa pubblica. Tra i sostenitori delle nuove province - mera curiosità di carattere politico - hanno approvato compatti la riforma il Nuovo Centrodestra, il Pd, i Popolari e Scelta Civica. "Assolutamente" contrari Forza Italia, M5S, Lega, Sel e Fratelli d'Italia.
Domenica 12 ottobre, insomma, inizierà una piccola grande rivoluzione interna al nuovo ente intermedio, attraverso l'elezione del presidente del consiglio. Chi la spunterà tra i tre candidati in lizza per la successione a
Mario Oliverio? Chi siederà sullo scranno più alto del nuovo Consiglio provinciale tra il
sindaco di Rende Marcello Manna e quello di
Cosenza,
Mario Occhiuto (entrambi di centrodestra) ed il , unico concorrente del centrosinistra?