Ferragosto. Nonostante tutto!
Dalla consapevolezza della fragilità al dare valore. Alla vicinanza.
È ferragosto: le ferie di Augusto per l’antica Roma, la festività in cui si celebra l’assunzione della Vergine per il Cristianesimo; “a festa ranna” per la nostra protettrice Achiropita, qui a Corigliano-Rossano. In tutti i casi, il culmine di un periodo di gioia, giochi, passeggiate, musiche, luci, spettacoli. Tanti, in verità. Tutti di pregio, valore, originalità.
E ancora fuochi, colori, risate, parenti, amici, tradizioni, pranzi e manicaretti, sagre, frese “conzate” e falò con chitarre, tra angurie lasciate a bagnarsi sulla battigia notturna e giovani baci rubati con la complicità delle stelle.
È ferragosto e sarebbe tempo di gioia. Per tutti. Specie per chi di ferie ne intravede appena il sapore e ha ritagliato per sé appena il giorno comandato e magari neanche tutto. Ricavato tra un turno di sabato finito prima e un pomeriggio di lavoro domenicale che inizia più tardi.
A tutti, ad ognuno per una ragione speciale, auguri particolari.
Ma il pensiero e la vicinanza sono, forti, a quanti questo ferragosto non lo stanno festeggiando. Perché non possono. Perché non può il loro cuore. O perché non sono più!
I colori sgargianti delle luminarie e l’attesa, per alcuni spasmodica, della festa centrale dell’estate, non bastano a rallegrarci fino in fondo. Un’ombra densa si raggruma nel petto. Ha le tinte della fraternità; della solidarietà. Della preghiera.
Non è giusto parlare o scrivere di tristezze oggi e perciò mi fermo qui, poco capace di scriver d’altro.
Ma, dacché è giusto, sempre, imparare da tutto (ad esserne capaci!), proviamo a ricordarci, una volta di più, a non dare nulla per scontato e a dare più valore a quello che davvero ne ha. Ai nostri cari e al ben-essere vero; ai nostri luoghi, ai paesaggi, ai borghi. Ai boschi. Al nostro tempo, ora, oggi, domani, senza sovrapposizioni, annullamenti, fughe, velocità arrischiate, ingiustificate. E a quella timida, incerta, traballante intima felicità che forse - nonostante tutto - può, deve trovare posto anche in un ferragosto così così.
Perché il dolore e la consapevolezza - quante volte ribadita! - della nostra fragilità devono servire, in fondo, anche a farci conoscere meglio la gioia. Quella che reclama diritto di cittadinanza anche quando ombre malinconiche sembrano chiudere le porte della sua città.