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E che vacanza sia!

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Lieve. Sospesa. Protesa. Sgombra. In vacanza.   

Ombrelloni affollati, spiagge brulicanti, vociare festoso di chi ha finalmente guadagnato il tanto atteso trofeo: le vacanze!! Ora sono davvero, ufficialmente, inequivocabilmente iniziate!!! Mare, montagna, campagna o città che sia, lontano, vicino o a casa propria, l’importante è che sia vacanza!

Vacantia: le cose che sono vuote. Non sembra troppo carino tradotto così, ma è per richiamare il concetto originario legato alla parola, che è il neutro plurale sostantivato del participio presente di vaco, as, avi, atum, are.

Ahhhhh! Urlo di rigetto che in linguaggio iconico equivarrebbe alla faccina con gli occhi sgranati e le mani aperte con palmo appoggiato su entrambi i lati del viso.

Avete ragione e vi chiedo scusa di cotanta mal collocata pedanteria, specie se per disavventura vi fosse qualche studente del latinorum di renziana memoria; ma spero la traduzione del richiamato verbo mi valga la concessione della vostra venia: “esser vuoto, esser vacante, esser sgombro, esser libero da, oziare”. Perdonata?

E sì, perché la vacanza è questa. Questa la condizione essenziale per viverla e per sentircisi in vacanza.

Essere liberi da impegni, orari, scadenze e obblighi fissi; oziare nel senso migliore che ciascuno vorrà attribuire al termine; ma, soprattutto, essere sgombro da ansie, pensieri, tribolazioni, affanni.

Quanto bisogno ne abbiamo quest’anno? Tanto. Ma davvero. Da qualunque posizione abbiamo vissuto queste ultime stagioni, piccoli e grandi, abbiamo tutti davvero un enorme bisogno di svuotarci, sentirci “vacanti”. Senza tema, oggi, di possibili deformazioni del significato.

Mi ritengo fortunata per i tanti pomeriggi di mare con prole e qualche buon amico o parente. Più fortunata ancora quando l’onda mi accoglie amica, ristoratrice e promettente. Le braccia mi portano appena un po’ oltre le acque più urlate e schizzate. Mi fermo, inclino il corpo in posizione supina, respiro lenta, a pieni polmoni, e cerco quella condizione sublime di galleggiamento orizzontale e statico che, con bruttissima espressione, definiamo “fare il morto”. Ed invece è la vita!

Metafora della dimensione più intima della vita stessa, quella in cui stiamo bene solo se ci lasciamo andare senza paura, se allentiamo il controllo, ci sentiamo liberi di essere, in abbandono fiducioso verso l’altro. In questo caso il mare.

La perfezione è quando solo la superficie più esterna di noi è esposta all’aria e, col resto del corpo, anche le orecchie sono completamente immerse. Lo sguardo è cielo assoluto. Null’altro. Vuoto intorno. Quanto più aria richiamiamo dentro, tanto più diminuisce la nostra densità e migliora la nostra condizione di galleggiamento ed equilibrio, in cui Archimede e Newton si compensano, si integrano, si completano, si fondono l’uno con l’altro. Fisica e filosofia, matematica ed alchimia, Sicilia e Inghilterra sono un tutt’uno, in cui si annullano secoli di distanza e princìpi solo apparentemente contrapposti.

E si annulla il nostro io, proprio nel momento in cui, orecchie in acqua, riusciamo a sentire (fisicamente e non solo) noi stessi. Un rumore prolungato, ovattato, profondo, in cui è come se seguissimo mentalmente l’ossigeno che entra a svuotare e rigenerare ogni angolino ingombro del nostro corpo e bagnasse l’animo d’azzurro. Azzurro sopra, azzurro sotto, azzurro dentro.

E che vacanza sia!     

Alessandra Mazzei
Autore: Alessandra Mazzei

Diploma classico, laurea in Lettere classiche a La Sapienza, Master in Pedagogia, insegue una non facile conciliazione tra bios theoretikos e practikos, dimensione riflessiva e solitaria, e progettualità concreta e socialmente condivisa. Docente di Italiano e Latino, già Assessore alla Cultura e Turismo di Rossano, impegnata in diverse associazioni socio-culturali, ma, prima e più di ogni altra cosa, mamma, felice, di Chiara Stella, Gabriele e Sara Genise. Ha grande fiducia nelle capacità dei giovani, degli studenti, di quelli che poi restano e di quelli che vanno pensando un giorno di tornare. Spera di poter contribuire, insieme a loro e ad amici ottimisti, alla valorizzazione di questa terra di cui sente da sempre la forza delle radici, accanto al bisogno di paesaggi culturali ampi e aperti. Ama la scrittura, che vive, al pari dell’insegnamento, come itinerario di ricerca e crescita personale, da coltivare in forme individuali e collettive.