Nella fredda sera del 6 aprile, sette cuccioli di pochi giorni abbandonati in una scatola in c.da Brillia, sono stati salvati e, ora, potranno godere delle cure necessarie per sopravvivere
Il buon cuore non va in quarantena e le azioni di solidarietà superano qualsiasi virus, ostacolo o confine. Così narra la recente storia di sette meravigliosi cagnolini, abbandonati in una scatola in c.da Brillia nell'area urbana di Corigliano nel pomeriggio del 6 aprile. Troppo piccoli e fragili per poter sopravvivere alle rigide condizioni, impossibilitati del trasporto in canile poichè bisognosi di cure e attenzioni specifiche: latte apposito somministrato con una siringa e stimolazioni varie. Il tempismo, dunque, era fondamentale per poter permettere ai cuccioli di sopravvivere:
«Solo qualche ora dopo le volontarie dell' Associazione locale
"Facciamo Branco" si propongono per stallarli e accudirli» dichiara la consigliera - ci si prepara così ad organizzare il recupero nel più breve tempo possibile e nel rispetto delle restrizioni sugli spostamenti». Ma la trafila burocratica sarebbe stata stata fatale per i cagnolini, perciò, un dipendente comunale dell'Ufficio Ambiente del Comune di Corigliano-Rossano, guidato dal buon cuore e immenso spirito di solidarietà, si offre spontaneamente, di andare a prelevarli in area Corigliano. «I cuccioli ora sono nelle buone mani dei volontari che gli daranno la possibilità di sopravvivere, ai quali va un doveroso ringraziamento per l'impegno che stanno mostrando», comunica la consigliera Zangaro. Nonostante la città nelle ultime settimane sia presidiata dalle forze dell'ordine, il fenomeno dell'abbandono mantiene alta la sua percentuale. Conscia di queste cose, Liliana Zangaro ricorda l'importanza della sterilizzazione: «Al di là dei luoghi comuni, è lo strumento più efficace per combattere abbandono e randagismo: troppo spesso, infatti, le cucciolate “casalinghe”, ammesso che sopravvivano, finiscono per alimentare la schiera di cani vaganti», conclude la consigliera che rinnova la speranza, anche attraverso la profonda morale che muove queste storie, della diffusione di una cultura diversa, nella quale, il randagismo, non sia il protagonista di cotante implicazioni degradanti per l'economia e la società.