di SAMANTHA TARANTINO Il
teatro come mezzo d’espressione per uscire dal disagio sociale e favorire l’integrazione di culture diverse, soprattutto tra gli adolescenti. E quale posto migliore se non a scuola dove si insegna, tra i banchi anche a vivere. Quando un esperimento funziona si ripropone. Ed è questo che per la seconda volta, l’
associazione Con-Tatto ha intenzione di proporre come progetto formativo e di vita, coinvolgendo l’
Istituto Superiore S. Nilo di Rossano, che comprende i Licei Classico, Scientifico Linguistico, Artistico, l’Istituto Tecnico per Geometri e i Licei Classico e Scientifico di Corigliano. Il tema unico è “
Stran’Ieri oggi… Cittadini domani come te”. E quanta verità nelle parole degli intervenuti alla conferenza stampa per la presentazione del progetto. Non sono stati forse anche i nostri nonni, migranti, con tanto di valigia di cartone, a partire alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore. E quanta speranza negli occhi dei nostri fratelli stranieri – dice
don Pino Straface della
Caritas e
Giovanni Fortino dell’ufficio pastorale
Migrantes, quando sbarcano sulle nostre coste lasciando dall’altra parte della spiaggia, altri occhi speranzosi. I giovani a cui il progetto si rivolge potranno scegliere se essere protagonisti attivi della rappresentazione che verrà allestita, come attori o sceneggiatori o scenografi, dando quest’anno un ruolo fondamentale alla pubblicizzazione dell’attività attraverso gli organi di stampa. E si sa che in una società sola, che preferisce restare dietro uno schermo, fra echi rimbombanti apparenze, rendere i giovani parte attiva della loro vita è fondamentale. Forse integrazione può sembrare una parola abusata, ma è quanto mai così essenziale comprenderla e soprattutto applicarla. E non ci meravigliamo poi se dietro i folli attentati di Parigi, c’erano giovani che a sangue freddo hanno ucciso altrettanti giovani, armati da quella solitudine e dal disagio della non accettazione e integrazione. Ma il nostro territorio racconta l’accoglienza. Del resto come dimenticare gli occhi dei cinque ragazzi di origine africana che tra i banchi dell’istituto tecnico per Geometri, hanno trovato amici e compagni di avventura. Ragazzi cresciuti troppo in fretta perché la vita ha voluto farli nascere in una terra piena di contraddizioni frutto di un Occidente invasivo. La mamma Africa dai richiami letterari, dove ci si ritrova a combattere vicini di casa, perché appartenenti a etnie diverse, armati di odio e da chi ha interesse che la parola pace non venga diffusa. E intanto si continua a scappare. Voci e racconti di alcuni volti protagonisti del video dal titolo “Come il peso dell’acqua” trasmesso durante la presentazione. I nomi, le loro vite, Nasreen fuggita dalla Siria ne 2013, Semhar dall’Eritrea nel 2009, Gladys partita dal Ghana nel 2004. Loro, così come gli altri fratelli hanno comprato con le proprie mani, un biglietto per la morte per sé e per i figli. Ma non avere altra scelta e scegliere di affrontare la morte in mare, senza cibo né acqua, è la risposta che viene dai loro racconti. E nel segno di un unico messaggio che ci donano i due libri sacri, nel Corano leggiamo “...Non opprimere dunque l'orfano e non scacciare lo straniero ma piuttosto racconta quanto è buono Allah il signore che accoglie tutti”. E la Bibbia dice “Quando uno straniero si stabilirà nella vostra terra non opprimetelo; al contrario trattatelo come fosse un vostro connazionale, dovete amarlo come voi stessi. Ricordatevi che anche voi siete stati stranieri in Egitto”.