di MARTINA FORCINITI La Calabria ci sa proprio fare. Checché ne dicano quegli scommettitori del lunedì che puntano tutto sulla sconfitta delle nostre terre. Troppo pigre, scoordinate, maldestre, dicono. Eppure in quel tempio delle cose belle e buone che è stato allestito a Milano, non hanno certo atteso l’ultima chiamata al gate dell’
Expo per chiedere a gran voce la partecipazione di alcune eccellenze tutte nostrane. E l’importanza di chiamarsi
Amarelli sta tutta qui. In quei mega padiglioni, mosso il primo passo all’interno della grande
mostra “Casa dell'Identità italiana", c’è subito un piccolo, grande pezzo di Rossano a fare bella mostra di sé. Una statuina, quella di Pina Amarelli, di appena 30 centimetri ma che ha in sé tutta la potenza di una professionalità e di una capacità di fare impresa che sono legate a doppio nodo alla grandezza della Calabria. Rappresentare la mia terra è un fardello tanto oneroso quanto onorifico – ci dice la professoressa Amarelli -. E altrettanto impegnativo è dar voce al genio italiano, a quella capacità del nostro Paese di saper trarre da una risorsa minima, quale può essere una radice, il mezzo per diventare leader nel settore dolciario. Una missione possibile che viaggia parallelamente alla voglia di tirare a lucido la bella Italia. E che in casa Amarelli è stata curata nei minimi dettagli. Anche grazie al genio di una donna che, mai come in questo caso, riesce a essere il numero uno. Nel nostro paese dare rilievo a una figura femminile è un segnale importante – continua Pina Amarelli -. E all’Expo si è assistito al trionfo delle donne italiane. Come
Diana Bracco, presidente di Expo 2015 che, al di là delle facili polemiche, ha lavorato egregiamente sull’aspetto dell’immagine. Perché senza spettacolarizzazione, i biglietti non si vendono.Altrettanto importante è l’acquisizione della consapevolezza che si può essere geniali anche se piccoli. Che a volte è un limite. Ma di certo, non insuperabile. Basterebbe fare sistema – spiega – dar vita a una partecipazione più corale. E oggi che la Regione è ancora in fase di rodaggio, l’Expo può essere il banco di prova per la visibilità delle nostre eccellenze. È talmente grande che se non si va con una certa rappresentanza, è inutile sprecare energie. Più si fa massa critica, insomma, meglio è. Perché ogni regione ha le sue risorse e mai bisognerebbe sottovalutarsi. Per cui diciamo basta a inutili complessi di inferiorità – chiosa - per lasciar spazio a fiducia, risorse, capacità. E alla creazione di un coro che, per una volta, sia davvero intonato.