di MARTINA FORCINITI e SAMANTHA TARANTINO La fusione si farà. Parola di
Giuseppe Antoniotti e
Giuseppe Geraci che, in visita nella redazione de
L’Eco dello Jonio, dimostrano la massima sintonia su obiettivi e tempi del processo che porterà alla nascita del
comune unico Corigliano-Rossano. Un atto d’impulso, quello alla fusione, promosso dalle associazioni ma
che ora passa necessariamente nelle mani delle due istituzioni. Ne sono convinti entrambi i primi cittadini. Dopo il rivendicato momento di approfondimento e riflessione, il consiglio comunale di Corigliano – è un’esclusiva de
L’Eco – delibererà per la fusione nel corso del mese di luglio.
Una pagina storica di dialogo e sviluppo comune tra le due città – ne è sicuro Giuseppe Geraci –
che è possibile scrivere insieme solo perché sindaco di Rossano è, oggi, Giuseppe Antoniotti. Non vi è mai stata in passato – è opinione di entrambi – un’intesa così forte e trasparente tra i due sindaci e le due amministrazioni.
I sindaci giusti nel momento più difficile. Si sentono così Giuseppe Antoniotti e Giuseppe Geraci, rispettivamente primi cittadini di Rossano e Corigliano. Chiamati da L’Eco dello Jonio a un confronto faccia a faccia sulla tematica della fusione dei due comuni che sta animando i dibattiti istituzionali e sociali, entrambi sono sicuri di essere, come mai altri amministratori in passato, sulla stessa lunghezza d’onda. Grazie alla disponibilità al dialogo, alla conoscenza di vecchia data e alla stima, alla piena comprensione reciproca dei problemi amministrativi che interessano le due grandi città. Sulla via del comune unico Rossano ha già deciso. Mentre il consiglio comunale di Corigliano avrebbe perso tempo. Quale la vostra valutazione? Antoniotti: sulla fusione l’amministrazione non deciderà nulla. Abbiamo soltanto colto uno stimolo delle associazioni. Per noi è stato uno sprone a non perdere questa occasione. Ciò non toglie, tuttavia, che a stabilire se il comune unico dovrà farsi, saranno solo e soltanto i cittadini con il referendum, che sarà indetto entro sei mesi dall’approvazione reciproca dell’atto di impulso. Ovviamente dobbiamo essere noi a farci carico della presentazione e della promozione dei benefici derivanti da una scelta comune del genere: primo fra tutti un potere contrattuale molto forte e che in tempi come questi, con l’imposizione di un sempre maggior numero di tagli e la messa a rischio di tanti servizi, assicurerebbe di poter affrontare, uniti, crisi e difficoltà con maggiore serenità.
Geraci: credo sia stato un bene aver voluto temporeggiare sull’approvazione
sic et simpliciter dell’atto di delibera per approfondire la questione. Si è creato, infatti, un dibattito vivace costruttivo nell’opinione pubblica che ha fatto sì che della questione se ne parlasse, non solo nelle stanze o nei convegni, ma anche in mezzo alla gente. A questo punto non ha più senso parlare di errori o esitazioni, che a nostro avviso non ci sono stati. È stata una scelta democratica della nostra assise. Entro fine mese, in ogni caso, approveremo l’atto di impulso. Concordo con Antoniotti sul fatto che devono essere le popolazioni a decidere in merito. E se è vero che uno stimolo oggettivo è arrivato dalle associazioni, è altrettanto vero e necessario che ora la palla passi, così com’è già passata, alle amministrazioni comunali.
Cosa ne pensa della proposta di uno studio di fattibilità preliminare? Cosa rispondete a chi si pone l’interrogativo sui costi dei servizi nel comune unico? Geraci: è chiaro che bisognerà riflettere seriamente ed entrare nel merito delle conseguenze della fusione, se questo sarà il risultato del referendum. Le questioni da verificare sul piatto sono svariate: la gestione dei tributi, dei rifiuti, la centrale unica dei contratti, le diverse burocrazie etc. Sui costi dei servizi, ad esempio, è bene che iniziamo a fare una riflessione. Più che uno studio di fattibilità, che richiederebbe forse un processo troppo lungo, credo opportuno, questo sì, un confronto bilaterale sulle tante questioni aperte, in modo da gettare oggi le basi di un processo i cui effetti saranno a lungo termine. Alcune cose ci sono sfuggite di mano perché distratti dalle emergenze. Per certi versi non siamo ancora riusciti ad entrare nello spirito autentico della fusione, ad esempio su tutte quelle opportunità di collaborazione (come ad esempio una programmazione turistica unitaria) che, già oggi, senza essere un comune unico, le due città potrebbero mettere volontariamente in campo. Iniziamo a discuterne, sarebbe già questa un’analisi della fattibilità.
Antoniotti: non credo che dalla fusione conseguirà una lievitazione di costi e tributi. Semmai i benefici sarebbero molteplici: un gettito di trasferimenti dallo stato maggiore di oltre il 20% e, soprattutto, l’esenzione dal rispetto del patto di stabilità che oggi mette in ginocchio i comuni. Per quanto riguarda, ad esempio, la questione del depuratore consortile per le due città (sul cui iter di realizzazione il sindaco garantisce attenzione massima) saremo vigili sui futuri costi di gestione, evitando salassi e penalizzazioni ai cittadini. Intanto realizziamolo. Ciò che conta, per quanto mi riguarda, è avere con Corigliano una visione comune sulle diverse problematiche del territorio, in primis la mobilità, impegnandoci a far finanziare i megalotti 8 e 9 che ci interessano direttamente e ci permetterebbero, una volta realizzati, di avvicinarci a Crotone e al suo aeroporto.
Perché Corigliano insiste sulla questione contenuti della fusione? Non vi sono già ambiti e progetti di collaborazione da cui partire? Geraci: se accettiamo lo spirito della fusione, siamo tutti d’accordo. È però entrando nella materia che cominciano i problemi, a causa della diversa situazione economica e non solo in cui versano le due città. È bene ricordare che Corigliano, per le vicende passate a tutti note, fa oggi quotidianamente i conti con la pendente spada di Damocle della Corte dei Conti e di procedure particolarmente aggravate rispetto all’ordinario. Senza contare l’estensione in kmq (più di Milano) e la dispersione urbana, con contrade popolose e distanti decine di chilometri dal centro. Il problema non è tanto arrivare all’atto d’impulso, ma il dopo. Bisogna lavorare sui contenuti della fusione che per noi resta, anzitutto, un processo di lenta sedimentazione culturale, più che una semplice aritmetica di finanziamenti.
Antoniotti: prima di pensare al dopo, dovremmo aspettare il referendum. E, soprattutto, ragionare su ciò che già ci unisce: zona franca urbana, Pisl, Pisu e Psa, oltre ai progetti del depuratore consortile e dell’ospedale nuovo che sono già oggi terreno di programmazione e crescita comune delle due città, stimolandole come mai in passato a proseguire sulla strada di un’effettiva e completa fusione. Sulle priorità stiamo già lavorando insieme e nella massima sintonia.
Qual è la sua opinione rispetto alla posizione di Geraci sulla questione migranti? Antoniotti: l’amico Giuseppe sta facendo i salti mortali per gestire l’emergenza ma resta fermo che non si può dare ospitalità a tutti questi disperati. Al di là della prima accoglienza e assistenza, la mancanza di risorse e mezzi non ci permetterebbe di fare di più. Per questo mi sento di dire che le preoccupazioni di Geraci sono anche le mie.
E qual è la posizione di Corigliano sulla vicenda Enel? Geraci: la chiusura dell’Enel ricade anche su Corigliano: è una grande attività economica che viene meno e che negli anni ’70 ha fatto la fortuna del territorio. È un’aggravante per la nostra area dal punto di vista economico e se ne risentirà. Se ci fosse la possibilità di realizzare una riconversione compatibile con il rispetto dell’ambiente, sarebbe oggettivamente un vantaggio per tutti.
Cosa piace di più a Geraci di Rossano e ad Antoniotti di Corigliano? Geraci: ciò che mi piace di più di Rossano è l’essere amministrata dal collega Peppino, con cui dialogo perfettamente, è una persona di grande apertura. E, visti i precedenti, essere in sintonia col sindaco della città limitrofa è già una ricchezza.
Antoniotti: invidio la serenità, la tenacia e la trasparenza con cui l’amico Giuseppe cerca di garantire un futuro alla sua città nonostante i problemi ereditati, le infinite emergenze e i continui e feroci attacchi che subisce. Personalmente non sarei capace di reagire con la stessa pacatezza.