AREA URBANA –
Alla vigilia della sua Ordinazione Episcopale, avvenuta a Brindisi venerdì 3 ottobre e prima del solenne ingresso in Diocesi previsto per il prossimo 26 ottobre, Monsignor Giuseppe Satriano si è concesso in esclusiva e con grande disponibilità a “L’Eco dello Jonio”. Il nuovo Arcivescovo della Diocesi di Rossano-Cariati ha espresso parole intrise di grande significato per le quali ogni ulteriore commento sarebbe superfluo. Ai lettori, quindi, il piacere di assaporarne i valori.
L’Arcidiocesi di Rossano-Cariati ha, alle spalle, una storia antichissima. Papi, santi sono nati in queste terre lasciando un’eredità spirituale e culturale di spessore. Lei sarà il nuovo Pastore: con quale spirito giunge a Rossano? «Ciò che anima il mio cuore è il desiderio di conoscere questa storia di popolo che non si acquisisce solo sui libri ma che soprattutto richiede l’incontro significativo con i volti, le vicende, i luoghi, innervati da secoli di cammino credente e che sono eloquenti più di ogni testo scritto. È solo da questo rapporto con le “pietre vive” della Chiesa di Rossano-Cariati che potrò essere aiutato a gustare la bellezza di un passato che si irradia nell’oggi. Come ho scritto nel messaggio rivolto alla Diocesi lo scorso luglio “pongo” l’impegno a camminare “insieme”, per realizzare “quelle relazioni profonde, accoglienti” capaci di offrire brividi di comunione a quella umanità nella quale la Chiesa di Rossano-Cariati è immersa».
Il suo predecessore, Mons. Santo Marcianò, è stato molto presente nella comunità, imprimendo una traccia indelebile negli animi della gente e del clero. Il suo mandato proseguirà nel solco tracciato dall’ex Arcivescovo? «Già nei due incontri, avuti nell’agosto scorso con le delegazioni dei fratelli e delle sorelle di Rossano-Cariati in Brindisi, ho avuto modo di affermare che il mio ministero desidererebbe intercettare quel “filo rosso” attraverso cui la Provvidenza ha intessuto la storia di questi ultimi decenni, per annodare ad esso il cammino futuro che mi attende. È chiaro che la continuità è la regola d’oro da praticare, precisando che nessuno può essere fotocopia dell’altro e che ciascuno ha i carismi particolari donati a lui dal buon Dio. A Mons. Marcianò va certamente il mio saluto grato e riconoscente per quanto realizzato a vantaggio di questa Chiesa, la quale ora viene affidata alla custodia della mia povera persona».
L’Arcidiocesi di Rossano-Cariati conserva patrimoni della Chiesa inestimabili, primo fra tutti il Codex Purpureus Rossanensis, il cui anno ricorrerà nel 2015. Come si può valorizzare questo Bene? «In questo momento per me è difficile ipotizzare e pianificare alcuna iniziativa visto che non ho ancora preso visione né del Codex, né di altre realtà della Chiesa di Rossano-Cariati. Certamente, questo grande tesoro richiede da parte di ciascuno attenzione e sollecitudine perché esso venga valorizzato al meglio, essendo non solo patrimonio della nostra Chiesa locale ma anche della Chiesa universale, augurandoci che possa essere riconosciuto patrimonio dell’umanità. In accordo con gli organi di compartecipazione ecclesiale, proveremo ad individuare percorsi e iniziative che possano meglio far risaltare il valore storico, artistico ed ecclesiale di questa perla preziosa da noi custodita».
Eccellenza, fra qualche settimana sarà, ufficialmente, la nuova Guida della Chiesa di Rossano-Cariati. Quale messaggio vuole inviare agli abitanti di questo territorio vasto, ricco, eppure così problematico? «Le sfide che ci attendono come Chiesa possono essere occasione privilegiata e “spazio” in cui crescere come comunità che desidera sempre di più appropriarsi del volto di Cristo. Come il Papa spesso afferma oggi più che mai non possiamo pensare a vivere in un bozzolo di privilegi e di garanzie ma siamo chiamati a recuperare dialogo e prossimità con quei luoghi esistenziali in cui l’uomo vive il limite, la sofferenza, il disagio. In tal senso sento importante il segno della presenza del Codex Purpureus nella nostra Chiesa. Esso diviene per noi chiaro invito a porci in ascolto sempre più radicale della Parola del Signore, accogliendo da essa “l’agenda” che scansioni l’orizzonte di un cammino ecclesiale sempre attento alle sfide del nostro territorio»
UNA VITA DEDICATA -
Don Giuseppe, così come ama farsi chiamare dai suoi fedeli, è un vescovo che arriva da lontano. A Rossano infatti giunge con un bagaglio di esperienze su spalle che, seppur giovani (il vescovo è nato l’8 settembre 1960 a Brindisi), hanno portato i pesi di vite vissute drammaticamente, tra fame e guerre. È il caso, per esempio, del suo periodo sacerdotale in Kenia-Marsabit, dove monsignor Satriano è stato parroco dal 1997 al 2000. Inizia presto il suo percorso ecclesiastico: subito dopo gli studi scientifici, entra nel seminario regionale di Molfetta, dove completa la sua formazione.
Educatore nell’animo e nei fatti, dal 1984 al 1993 svolge questa missione non solo nel seminario diocesano di Ostuni, ma anche in varie strutture scolastiche pugliesi, fino all’incarico di Rettore del Seminario diocesano, che svolge dal 2001 al 2003. Da vicario parrocchiale, ruolo che ricopre dal 1993 al 1997 nella parrocchia Maria Ss. Annunziata di Ostuni, a vicario generale il passo è breve: lo diventa nel 2003 e, in qualità di rappresentante del vescovo, esercita alcuni importanti incarichi, come quello di Assistente delle Missionarie della Regalità di Cristo e di Coordinatore dei Sacerdoti Missionari della Regalità di Cristo (istituti secolari di diritto pontificio, ndr), o come quello di Responsabile della formazione dei sacerdoti giovani.
Una vita ricca e dedicata, un cammino preparatorio all’importante incarico assegnatogli: essere la guida spirituale dell’Arcidiocesi di Rossano-Cariati, che lo aspetta a braccia aperte. m. f. l. l. s. t.