di MARTINA FORCINITI, SAMANTHA TARANTINO e LUCA LATELLA «Se il presidente Renzi non vuole che si realizzi la Statale 106 Jonica se ne deve assumere le proprie responsabilità». Duro e concreto, a tratti fatalista. È il pensiero di
Antonello Ciminelli (
foto), il battagliero sindaco di Amendolara, in visita nella redazione de
L’Eco dello Jonio e interpellato su quell’
affaire 106 che, da cinquant’anni a questa parte, presenta ancora le stesse criticità. E dice
«non credo che politica locale, associazionismo, sindaci o Regione abbiano la possibilità di muovere altrove 1,2 miliardi di euro destinati a trasformare la nostra mulattiera in una superstrada a quattro corsie. Nessuno ha il potere di bloccare un’opera del genere e quelle somme enormi, se non i vertici dello Stato». Ma qual è il nocciolo della questione? I finanziamenti necessari all’avvio dei lavori del Megalotto 3 della lunghezza di 38 km da Sibari a Roseto Capo Spulico (costo 1,2 miliardi euro), che fungerà da ultimo anello mancante delle grande vie di comunicazione europee, da indiscrezioni che trapelano da fonti governative, pare siano stati congelati.
Con la conseguente perdita anche di un migliaio di posti di lavoro. «Nel corso dell’ultima riunione del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), sembra infatti che ciò che era stato aggiudicato fino a pochi minuti prima del termine della riunione stessa, quindi le risorse utili al progetto, siano stranamente state bloccate, forse bypassando anche la volontà del ministro stesso». Cosa sia successo in quei 60 minuti nessuno lo sa. Quel che è certo è che qualcuno «stia giocando al famoso gioco delle 3 carte». Perlomeno, è questa l’idea del sindaco Ciminelli. Che, notoriamente, non ha peli sulla lingua. «Forse siamo stati tutti strumentalizzati? Questo potrebbe essere uno di quei casi in cui la realizzazione dell’opera pesa sulle tasche dei cittadini per fare l’interesse di pochi. Le varianti al progetto, in effetti, stanno facendo lievitare i costi di 2/300 mila euro. È forse, questo, un altro intoppo che sta bloccando gli ingranaggi?». Senza voler essere necessariamente meridionalista, Ciminelli appare sarcastico quando si chiede perché pagare ancora le tasse, quando anche i collegamenti viari sono diventati una questione squisitamente economica. «Al Sud ritorna solo il 19% dei tributi versati allo Stato».
Il primo cittadino ne fa anche una questione di rappresentanza politica. «La nostra classe dirigente da sempre e ai vari livelli, o ci mal rappresenta o è troppo distratta. E noi siamo stati usati per raggiungere un fine diverso, che non può essere certo quello della modifica/cancellazione del tracciato o dello storno dei fondi. È bene ricordare che un’opera del genere si realizza a prescindere dal parere, favorevole o contrario, di qualcuno». A chi lo critica per aver mosso degli appunti al progetto originario del Megalotto, con una dilatazione dei tempi di poco più di un mese, Ciminelli replica spiegando che «non si vuole bloccare la 106, ma si pretende che sia ambientalmente sostenibile. Dopo mezzo secolo di attesa, uno o due mesi in più non creerebbero disagio. Credo sia una richiesta legittima e pari al pericolo delle morti, il cui tasso, tra l’altro, nel tratto dell’Alto Jonio è più basso rispetto alla media. Se non altro perché ci saranno ugualmente rischi per la salute delle persone. Mi auguro, comunque, che il neo ministro Delrio possa smentire quanto detto, dando avvio immediato ai lavori».
Insomma, qui siamo tutti vittime di un meccanismo inceppato. Chissà per quale arcano motivo. di MARTINA FORCINITI AREA URBANA –
Bisognerebbe proprio dirlo al premier Matteo Renzi e al buon Delrio che se priorità significa “venire prima di altro”, tagliare sull’eletta Strada Statale 106 Jonica è un po’ come pigiare contemporaneamente sui pedali di freno e acceleratore. La nostra ss 106, 491 chilometri di connessioni nodali che mettono in moto la Calabria jonica, finisce per recitare il ruolo da caratterista. È un gran bel guaio per un’arteria che enfaticamente si vuole chiamare E90. E che poi, francamente, dell’Europa è il più sfortunato dei vassalli. Con tutti i suoi conflitti d’interesse e le catene di morti sul groppone d’asfalto. Ebbene, una 106 che cambia nella classificazione ma resta pur sempre quella dei nostri padri.
Con carreggiate larghe, in alcuni punti, assai meno dei 7 metri e 50 prescritti per strade europee analoghe. Senza banchine non transitabili di 1,50 metri grazie alle quali si arriva ad una larghezza totale, normale in strade del genere, di 10 metri. Senza spartitraffico invalicabili e, (ma sì esageriamo), senza quelle due o più corsie per senso di marcia che fanno tanto strada da grosse cilindrate e sogno americano. Certo, velocità eccessiva, disattenzione, distrazione fanno un mix esplosivo. Ma nella configurazione stradale, qui, siamo rimasti all’epoca borbonica. E mentre in Germania e in Francia si mettono a punto tecnologie per lo scambio di informazioni fra vetture e infrastrutture, si creano ulteriori corsie di sorpasso nelle statali e si aumenta la sicurezza nei punti nodali, in Calabria a malapena si spera che la vittima di un incidente non sia sempre una di troppo.
di LUCA LATELLA AREA URBANA – Che ne sarà del
megalotto della “disperazione”? Siamo sulla Statale 106, localizzazione Sibari-Crotone, megalotti 8 (Sibari-Mandatoriccio, 53 km, spesa prevista 2,8 miliardi di euro) e 9 (Mandatoriccio-Crotone aeroporto, 71 km, per un costo di 2,3 miliardi di euro). No, non stiamo parlando della guerra fra Sibariti e Crotoniati del 510 a.C. ma di grandi vie di comunicazione. O, almeno in teoria, di quelle che dovrebbero divenire tali. Ed invece, questo ampio tratto di statale, probabilmente, non vedrà mai la luce, rimanendo – come dice
Angelo Donnici, frizzante sindaco di Mandatoriccio – quella dei nostri avi.
I progetti di ammodernamento a 4 corsie relativi al versante jonico cosentino-crotonese, sulla carta – per come sostiene Anas – sono stati progettati ma non finanziati dal Cipe; potrebbero (il condizionale è d’obbligo) costare miliardi, ad oggi da stornare – sembrerebbe – verso altri lidi. Come a dire che ci sono italiani di Serie A e B, ma pure C e D. Per Donnici, quindi, la mancata approvazione della dovuta copertura finanziaria al progetto 106, è un modo come un altro per dire che i due megalotti non saranno mai inaugurati. E le ultime uscite delle fonti governative quali, fra queste, il ministro Delrio – dice Donnici – sono chiaro sintomo del fatto che questo territorio rimarrà fuori da ogni ipotesi di finanziamento.
Il sindaco di Mandatoriccio non fa soffiare brezze salvifiche sull’argomento ed appare piuttosto critico anche sulla progettazione, sostenendo come sia errata l’impostazione della suddivisione dei megalotti, che vedono il suo territorio, Mandatoriccio, terra di mezzo. Il primo cittadino si chiede che senso abbia fermarsi proprio a Mandatoriccio, ove mai si fosse potuto parlare di compimento dell’opera, per suddividere un finanziamento che, invece, avrebbe dovuto comprendere un unico megalotto, da Rossano a Crotone. Pur evidenziando che chi ha frazionato il tratto di statale non conosce affatto i territori di cui parla, a proposito del paventato storno dei finanziamenti, Donnici si dice rammaricato anche di una mancata presa di posizione dei parlamentari calabresi.
Anche perché – né è assolutamente convinto – lo sviluppo passa dalla 106. Il problema, quindi, mette in secondo piano tutto il resto: se non c’è una via di comunicazione adeguata, con tutti gli scippi perpetrati a questa fetta di Calabria, non può esserci sanità, giustizia e tutta una serie di servizi fondamentali per il cittadino.
Come sindaco – afferma Donnici – ho sempre lavorato in condizioni di emergenza e senza la possibilità economica di poter programmare alcunché. Ero convinto che le primarie questioni fossero la sanità, quindi i presidi di pronto soccorso, gli ospedali che non ci sono, oppure la giustizia, a garantire la presenza forte dello Stato in una terra in cui questo è molto debole. Potrebbe anche non importarmi l’accentramento dei servizi, ma almeno mi si dia la possibilità di raggiungerli in tempi adeguati.
È recente la polemica innescata da Angelo Donnici con Anas a proposito di carreggiate e codice della strada. Proprio per dimostrare che la ss 106 non è a norma, il sindaco nei giorni scorsi, armato di fettuccia e accompagnato dai tecnici del suo comune, ne ha misurato la larghezza rilevando come sia inferiore rispetto a quanto prevede la legge (6 metri o poco più riscontrati dal sindaco, rispetto ai 7,5 previsti). Una carreggiata ulteriormente ridotta per colpa di guardrail installati di recente. Siamo andati a Roma con un gruppo di sindaci – racconta ancora Donnici per evidenziare il paradosso di una situazione surreale – ma all’Anas nessuno sapeva cosa stesse facendo il compartimento calabrese.
Per il primo cittadino, dunque, la questione non è meridionale ma calabrese, con un disegno ben preciso contro questi territori. Non siamo costituzionalmente garantiti – aggiunge – non capisco come la gente sopporti gli scippi perpetrati continuamente. Ci hanno succhiato il cervello e ci hanno propinato una forma di assistenzialismo, che oggi lo Stato non può più erogare. E così ci dicono che qui le opere pubbliche non si fanno per poi migliorare una via di comunicazione fra Milano e Torino. I sindaci sono il fiore all’occhiello – tuona ancora Donnici – di una classe politica distratta, a dir poco sonnecchiante verso i problemi e le recenti dichiarazioni rese in tv da alcuni esponenti del governo non fanno altro che confermare che la nuova 106 da queste parti non la vedremo mai e che, evidentemente, si vuole fare della Calabria la terra dell’Anti-Stato. Il sindaco di Mandatoriccio, infine, tenta di edulcorare le polemiche scaturite dal “suo” autovelox, sottolineando come sia tutto regolare; si chiede che fine abbiano fatto le rotatorie previste nel suo comune, perché “sparite nel nulla” ed accende – seppur fra i denti – una controversia col governo Renzi.
A parte rarissimi casi – conclude Donnici – i sindaci di Alto e Basso Jonio sono tutti di centrosinistra. Io Renzi l’ho votato ma ora mi piace meno: se non possiamo bussare oggi alla sua porta, tutti insieme, quando potremo farlo?