Immagini e identità, marketing territoriale: Corigliano Fotografia uno dei più importanti eventi storicizzati della Sibaritide
Oggi sono i tempi in cui l’estetica della serialità digitale, che ha sempre meno l’odore dell’artigianalità di reagenti e acido acetico, sembra aver sorpassato del tutto la vera bellezza di un’istantanea scattata alla perfezione. Ma se da un lato abbiamo quasi detto addio a provini, negativi e a quell’umidità rossa che nella camera oscura accompagnava l’attesa, il successo del digitale ci ha fatto guadagnare in immediatezza, facilità d’uso, versatilità. Che poi, al di là di ogni romantica nostalgia o partito preso, nessun sistema potrà mai snaturare l’emozione della curiosa ricerca, dell’attimo istintivo prima dello scatto che immortala il momento perfetto. O la consapevolezza che nel risultato fotografico tecnica e buone macchine non sono vitali quanto quel mix di occhio, sensibilità e intuito che costruisce l’identità fotografica. E al Castello Ducale di Corigliano, come sempre da 13 anni a questa parte, l’incontro e la condivisione di occhi, emozioni e personalità diverse è l’occasione giusta, imperdibile, per conoscere il nostro territorio in nuove vesti. Quelle che i grandi autori le cuciono addosso attraverso la potenza di immagini che girano il mondo e fanno marketing territoriale. Il migliore, quello collegato all’identità di un evento, uno dei pochi storicizzati nella Sibaritide, che nella continuità trova il suo valore aggiunto. Nell’edizione 2015 di Corigliano Calabro Fotografia è il tema dell’agroalimentare e dintorni, vocazione dei nostri luoghi e tema dell’anno sulla scia dell’Expo, a guidare la mano dei fotografi nella lettura della nostra terra. Ce lo spiegano Gaetano Gianzi e Alessia Alboresi, rispettivamente direttore artistico e responsabile del festival e che, insieme a Giorgio Tricarico, formano il team organizzativo dell’importante evento. La novità di quest’anno è l’aver fatto adottare ogni autore ospite ad aziende del comprensorio che, così, diventano protagoniste delle installazioni che tra workshop, presentazioni e incontri, si avvicenderanno dal 15 al 19 luglio. E così ci saranno l’azienda agricola Favella ritratta da Francesco Cito in “Bufale e mozzarelle”; l’azienda Gallo e le sue clementine nella mostra “Citrus Deliciosa” di Francesco Zizola; l’oro nero della Piana prodotto da Amarelli che Luciano Ferrara ha raccontato in “Liquorice”; i surgelati Gias attraverso l’occhio li Luca Bracali in “Freddo dal Sud”. E poi Francesco Francaviglia e le sue “Donne del digiuno-contro la Mafia”, Stéphane Aït Quarab che con le sue “Facce del sapore” rappresenta la forza della terra di Calabria attraverso la nostra cucina autentica, Niccolò Biddau con “L’industria alimentare” e Giuseppe Torcasio con Street ‘n’ food. Poi, come ogni anno, l’esposizione di un associato dell’Associazione culturale Corigliano per la fotografia che organizza l’evento: tocca ad Alfonso De Vincenzo con la storia del pane in “Pane nostrum”. Ma il Festival non è solo mostre, dicevamo. E fino al 19 luglio sarà tutto un susseguirsi di incontri, presentazioni e, soprattutto, workshop: il 15,1 6 e 17 luglio c’è Enrico De Luigi con Nopanic Blind Date; il 18 e 19 luglio Dario Broch Ciaros con Il frutto della Passione e la Sala Posa di ApromaStore. Corigliano sarà, inoltre, tappa del Portfolio Italia organizzato dalla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche (FIAF) che darà la possibilità a tanti fotografi di far visionare le proprie foto ad esperti che valuteranno e decreteranno un vincitore da premiare con una macchina fotografica offerta dalla Fujicolor. Una promozione della Sibaritide a 360° attraverso, sì, la fotografia, ma anche con quella continuità, insieme all'aggancio fortissimo all’identità, che andrebbero considerati obiettivi strategici irrinunciabili di ogni programmazione turistica territoriale che si voglia efficace.