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E fu sera e fu mattina... primo giorno

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Bandiera Blu, primo giorno.

E fu sera e fu mattina. La creazione del percorso di consapevolezza attorno all’ottenimento della Bandiera Blu è partita sotto i migliori auspici ma, a giudicare dalle prime impressioni raccolte sull’assegnazione prestigioso riconoscimento, la strada appare incredibilmente tortuosa. Il vessillo ottenuto dal Comune di Corigliano-Rossano, infatti, sta già segnando - in negativo - il dibattito pubblico della città. E, vista la platea, c’era da aspettarselo.

Quando si tratta di entrare in polemica, si sa, siamo capaci di diventare maestri incontrastati. Al centro delle mire dei più, la politica. Secondo questa visione si perpetua l’idea che alla base del meccanismo che governa le comunità ci sia una politica furba, una politica del tornaconto, una politica da perenne campagna elettorale, una politica che guarda agli interessi dei singoli uomini e delle singole donne di turno, una politica che non riesce mai a compiere lo scatto decisivo, quello in cui le scelte hanno una ricaduta reale, concreta sui bisogni e le aspettative dei cittadini. Tutto il discorso pubblico, insomma, è diventato “politicocentrico” e la notizia è finita per diventare un fatto squisitamente politico.

A meravigliare, però, è anche un'altra questione: il silenzio di tutta la fitta schiera di avversari i quali avrebbero dovuto da un lato salutare con piacere l’assegnazione del riconoscimento e, al contempo, cogliere l’occasione per offrire spunti e manifestare un atteggiamento propositivo a riguardo. Ma, anche qui, si è persa un’occasione per fare la differenza.

Dalle tribune popolari, invece, c’è chi si è stupito del riconoscimento, chi plaude al lavoro dell’amministrazione, chi insinua dubbi sulla trasparenza e sull’affidabilità di queste assegnazioni. Tutto sacrosanto.

Ma questo atteggiamento diffidente e beffardamente ostile nei confronti del funzionamento che guida la politica, per quanto legittimo e condivisibile, nasconde in sé una trappola mortale: ci deresponsabilizza come cittadini e costruttori attivi del futuro delle comunità che abitiamo. Continuare a ripetere e ad enumerare le contraddizioni della politica spinge la discussione in un campo che ci allontana da un principio, quello dell’impegno e, così facendo, finiamo per non vedere le storture di cui siamo artefici noi, in quanto cittadini.

È lecito chiedersi pertanto: cosa saremo disposti a fare, tutti, perché questo riconoscimento duri nel tempo ma soprattutto perché la città aderisca pienamente agli standard richiesti perfezionando tutto quanto ancora manca?

Tutti coloro i quali potrebbero lavorare e cooperare in sinergia per mettere a punto modelli di sviluppo imprenditoriale e turistico che possano cambiare il volto della città saranno in grado di cogliere la sfida o continueranno a muoversi seguendo – come sempre - logiche infruttuose e non condivisibili? Saranno, loro, capaci di riunirsi e progettare insieme qualcosa di nuovo? E il motivo di tanta approssimazione, bisogna ammetterlo, non riguarda solo le difficoltà attribuibili alla gestione delle singole attività ma è un problema atavico, intimamente collegato ad una mentalità sterile da cui non riusciamo a smarcarci. Ma è più comodo biasimare “la politica” che imparare a convivere con le responsabilità che una vera democrazia impone. E così restano piantati nei loro privilegi da cortile, inchiodati all’alibi delle colpe altrui, convinti di essere innocenti.

In queste occasioni viene fuori tutta la frustrazione del tessuto sociale ed economico della città ma anche l’incapacità di pensare in maniera cooperativa per costruire qualcosa di cui possano beneficiare tutti, in cui le ricadute positive si redistribuiscano tra i vari attori economici e non solo su uno sparuto gruppo di eletti.

Ed è proprio qui il discrimine, in quella visione che supera l’individualità, la singolarità (che poi è ciò di cui tacciamo la politica macchiandoci, nostro malgrado, della medesima colpa), in cui è necessario mettere da parte la sete di massimizzazione dei profitti condividendo un percorso comune.

Il punto è che alla polemica non segue mai una proposta costruttiva e, soprattutto, non si creano mai le condizioni affinché un dato evento diventi il punto di partenza per dar vita ad un – anche piccolo – cambiamento.

E nel naufragio in atto noi continuiamo ad affondare… senza mai accorgerci che siamo noi stessi a forare la barca.

 

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.