Lo Stasismo non esiste più... si sta evolvendo in altro
Le minestre riscaldate sono già state tolte dal menù con le ultime elezioni amministrative. Ma chi si sta preparando a guidare questa città dopo Stasi? Ancora una volta si corre il rischio di non aver imparato la lezione
Se è vero che in fisica nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma; è altrettanto vero che in politica nulla si inventa, nulla è già scritto ma tutto si costruisce: è la legge della conservazione della democrazia. E qui, nel glocal di Corigliano-Rossano, questa sembra essere una regola davvero indigesta a molti. Almeno a quanti nel mondo del démos ci bazzicano e sguazzano a più non posso.
All’indomani della seconda e storica vittoria di Flavio Stasi scrissi che quest’ultima tornata elettorale avrebbe rappresentato il punto di rottura, probabilmente definitivo, con quel blocco sistemico che per quasi quarant’anni ha dominato in lungo e il largo sulle comunità di Corigliano e Rossano. Si disse di più, che questa seconda elezione del “sindaco rivoluzionario”, sarebbe stata il quasar, l’esplosione primordiale, da cui sarebbe nata la nuova politica coriglianorossanese: di destra o di sinistra, di partito o movimentista. Confermo tutto. Anzi, aggiungo oggi che i processi di evoluzione politica in questa città si stanno muovendo abbastanza velocemente, con una forza centri-fuga impressionante.
Del resto, uno Stasi ter non è contemplato. Così come non è contemplato nemmeno, nella filosofia del capopopolo movimentista, un’eredità politica. Après moi le déluge (dopo di me il diluvio) avrebbe detto Madame de Pompadour a Luigi XV e probabilmente questo è anche il pensiero dell’uomo al comando della città, attorno a cui solo si muove tutto: forze, debolezze, speranze e delusioni di quanti credono o hanno creduto nel suo progetto.
Attorno a Stasi non c’è o – almeno – non si vede una classe dirigente pronta a prendere il suo posto. Lo Stasimo, a sette mesi dalle grandi elezioni di giugno non esiste più. E questo non perché non ci sia un interesse politico attorno a Stasi e alla sua “affascinante” figura e nemmeno perché il suo appeal tra la sua gente sia scemato. No. Lo Stasismo non c’è più perché, di fatto, si sta evolvendo con Flavio sempre più proiettato in chiave regionale e sempre meno in quella locale. Dove non si intravedono eredi e nemmeno persone che abbiano lo stesso fascino o carisma politico del Faraone di Palazzo Bianchi (come lo definiscono alcuni della sua cerchia stretta).
Eppure, Corigliano-Rossano ha bisogno di futuro. In questo momento la terza città della Calabria è pervasa dell’immagine, per alcuni ingombrante, del suo sindaco che arma e disfa, che difende e attacca, che sceglie o decide di non decidere, onnipresente e onnisciente. E domani? Cosa sarà domani? Chi sarà la donna, l’uomo, la figura istituzionale che dovrà subentrare a Stasi? Per le vie della città non si vede nulla. Qualcuno dice – come sempre – che è ancora troppo presto. Ma è evidente, allora, che la lezione delle ultime amministrative non ha insegnato nulla.
Perché se è vero che è praticamente impossibile (adesso anche inutile) sapere chi sarà il prossimo sindaco di Corigliano-Rossano, è altrettanto vero che la prossima classe di governo di questa città debba sin da ora muovere i primi passi, affacciarsi con idee, visioni, progetti, proposte a quello che dev’essere il futuro di questa grande realtà urbana e del suo territorio. Il gap da colmare è profondissimo e la gente inizia ad avere bisogno di altri punti di riferimento. Persone nuove, perché le minestre riscaldate sono già state tolte dal menù a giugno dello scorso anno!