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La Mistica della Luce in un piccolo tondo vetrato

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Le pratiche religiose - scandite da feste che portano colore alle giornate sempre uguali - forniscono ai paesi arbëreshë la materia prima della propria identità. L'ultima domenica di luglio a Vaccarizzo Albanese si festeggia san Francesco di Paola. È conosciuta come  festa degli emigranti vaccarizzioti e fu istituita per poter dare la possibilità a chi rientra d'estate a partecipare alla sentita devozione verso san Francesco. 

Numerose sono a Vaccarizzo le effigie del Santo: lo troviamo tridimensionale nella bellissima statua lignea di scuola napoletana che viene portata in processione, raffigurato nell'icona dipinta da Angela Marchianò nella chiesa parrocchiale, presente in una storica edicola sacra in muratura nella zona alta del paese, ma anche raffigurato in un tondo vetrato al centro della navata centrale della chiesa Santa Maria di Costantinopoli. Quest'ultimo fu voluto anni fa dalla Commissione dell'Assunta e realizzato dall'artista salernitano Antonio Perotti secondo la tecnica francese grisaille, una particolare pittura che si esegue sul lato interno delle vetrate, prima della piombatura, per aggiungere alcuni effetti pittorici, altrimenti impossibili a causa dell'uniformità cromatica dei vetri.

Sin dal Medioevo, nelle vetrate delle chiese, il sole e l'arte si uniscono per insegnare tramite la pedagogia luminosa dei colori e delle raffigurazioni, offrendo uno sguardo fugace sul regno divino e invitando l'anima a elevarsi.

Qualche giorno fa, mi sono fermato a contemplare un chiaro raggio di sole che vibrava attraverso la figura di san Francesco di Paola sfiorando gli affreschi bizantini, danzando sulle panche e finalmente filtrando in due splendenti chiazze colorate sul pavimento della navata; la pace, la grandezza ultraterrena del Paolano creano un’aura misteriosa, rimandando ad un significato più profondo.

Pagliuzze scure e lucenti,  le pupille vive di san Francesco ci interpellano piene di misericordia e di carità. Il destino ha voluto che il tondo centrale vetrato sia come un enorme polmone, il luogo d'un continuo trasferimento tra interno ed esterno. Se viene aperto come una normale finestra, permette all'aria di insinuarsi per rinfrescare l'ambiente. Ma anche da chiusa, questa finestrella vive dalla luce che le viene dall'esterno, e l'esterno, a sua volta, viene illuminato di sera dall'interno (foto). Rivestito di trasparenza, il Santo si lascia attraversare dalla luce come dall'energia di un respiro, e dà così voce ad un'antica tradizione di glorificazione della luce. I Misteri orientali e i Misteri greci di Eleusi o Delfi, vivevano di un culto inviolabile dell'energia luminosa. Platone assimilò la maestà del sommo Bene al principio solare e  tutta la tradizione neoplatonica bizantina rimase nell'adorazione di questo principio. Si faceva la differenza tra la luce spirituale, fonte di tutte le cose  e la luce sensoriale, pallido riflesso della prima. 

Negli scritti neoplatonici del VI secolo lasciati dallo Pseudo-Dionigi l’Areopagita, si distinguono tre gradi successivi di perfezione spirituale dell’anima: purificazione, illuminazione e unione mistica. Sono tre momenti che si risolvono nel riassorbimento delle anime nella Luce originaria, quella di Dio. Chi si unisce con la Luce diventa egli stesso luce. Il gusto bizantino per la brillantezza delle tessere del mosaico, per i colori puri, per lo splendore dei paramenti liturgici o la lucentezza dei flabelli e di altre suppellettili sacre è anche un modo per rendere omaggio a quella Luce trascendente. Come il Bene, come la Verità, anche il Bello è Luce. 

  I santi sono nella Luce eterna del Dio vivente, sono intercessori spirituali e, come li chiama magnificamente la poesia liturgica bizantina, "insieme oranti" con noi.  Quindi nei prossimi giorni a Vaccarizzo preghiamo - insieme a san Francesco di Paola  e per sua intercessione - il Dio vivente per i nostri "bisogni e necessità”, come recita il canto tradizionale a lui dedicato.

Nel volume dedicato al centenario dell'Eparchia di Lungro edito da Editoriale Progetto 2000, in un breve saggio di Filippo Burgarella, intitolato: "L'ultimo santo italo-greco in Calabria”, si definisce san Francesco di Paola prossimo alla schiera dei santi calabro-greci anche in alcuni motivi agiografici, in particolare nel prodigioso attraversamento dello Stretto; naturale è poi l'accostamento col monachesimo calabro-greco e con le fonti orientali e basiliane per la sua austera santità, visibile nel digiuno e nella dieta senza la carne, già sperimentata da generazioni di asceti e monaci bizantini della Calabria.

I santi hanno cambiato la storia del loro tempo e del loro territorio; spesso li ricordiamo anziani, prossimi alla morte: a Corigliano, per esempio san Francesco di Paola viene invocato come "u viecchiu", e la stessa iconografia di Vaccarizzo Albanese lo raffigura in veneranda età. In realtà san Francesco e altri santi come lui hanno cominciato sin da giovani a vivere con una misura alta il Vangelo, spesso incoraggiati o ispirati da altri modelli. Si parla di giovani, della necessità di ascoltare le loro voci e i loro silenzi, le loro assenze, la loro voglia di vita, di futuro, la loro energia fisica e spirituale, la loro creatività, la loro capacità di stupirsi, la loro apertura, il loro linguaggio. Se la Chiesa saprà lasciare spazio e voce ai giovani, sarà sempre nuova, fresca, al passo coi tempi e luminosa.

In questa spinta al futuro si iscrive anche il rinnovamento di alcune commissioni delle feste a Vaccarizzo Albanese. Specialmente per i giovani, ma non solo per loro, il Comitato della festa di san Francesco, con il contributo del Comune, ha previsto domenica 30 luglio dopo la processione, una serata in musica invitando la Band Soul Night di Valentina Costa e Antonello Armieri con Tarcisio Molinari.

Intanto, le vetrate della chiesa, con la loro bellezza, ci ricordano, scriveva Virginia Woolf, che ogni vita è un caleidoscopio unico di emozioni, speranze e sogni.

Elia Hagi
Autore: Elia Hagi

Studia a Roma filosofia e teologia e comunicazioni sociali e oggi svolge a Vaccarizzo Albanese il suo ministero sacerdotale. Diventato sommelier, segue con passione la rinascita del vino calabrese con un particolare interesse rivolto ai vini identitari Arbëreshë.