Non si trovano lavoratori stagionali. La colpa non è (solo) del Reddito ma di chi sfrutta
Nel nostro territorio una segretaria in uno studio di estetista arriva a prendere 200 euro, un’apprendista parrucchiera 400 euro un barista anche 300

CORIGLIANO-ROSSANO- Ora che il reddito di cittadinanza sta andando in soffitta finalmente nelle nostre latitudini il re è nudo. In tutta la Sibaritide, per non dire in tutta Italia, è impossibile trovare un cameriere, un lavapiatti, un bagnino o un barista. Quel maledetto ammortizzatore sociale che – evviva Dio – pensava soprattutto a chi non ce la faceva più aveva provocato una strage, un insolito intorpidimento, una non volontà collettiva al faticare.
La realtà è un’altra: si paga poco e si paga male. Pagare male significa corrispondere 1200 euro ad un cameriere che gira tra i tavoli a servire drink dalle 18 alle 4 di notte, senza giorno libero settimanale e con un netto all'ora di 4 euro, cioè meno della metà della media del salario minimo europeo. Molti ragazzi vanno via perché in Spagna ed in Inghilterra vieni pagato il doppio con il triplo di diritti e di servizi. È discorsi da viziati? No. Ai miei tempi era tutto diverso? Quei tempi non esistono più. Io a 14 anni ogni estate lavoravo per quattro lire? Sbagliavi perché abbassavi l’asticella non solo per te, ma per tutti (come il sottoscritto che ha lavorato a 18 anni dalle 19 alle 6 di mattina per 500 euro).
Nel nostro territorio una segretaria in uno studio di estetista arriva a prendere 200 euro, un’apprendista parrucchiera 400 euro, un barista 300 euro. Le verità, sostanzialmente, sono due, la prima è che sgobbare per permettere i lussi altrui non significa avere uno spiccato senso del sacrificio, non è voglia di lavorare se si guadagna poco e male, significa stare sotto scopa di chi dal tuo lavoro si sta arricchendo dal tuo “plusvalore” che gli permette una vita non utile solo alla sussistenza come è la tua. La seconda è che chi paga così poco porta un danno alla grande fetta di persone per bene che vogliono dare lavoro e rispettano il lavoratore.
Più di cento anni fa iniziavano le prime conquiste dei lavoratori, come la giornata lavorativa di otto ore. È nata per un motivo semplice, la giornata di tutti noi è scandita da 24 ore: 8 per dormire, 8 per vivere e 8 per lavorare. Qual è il motivo di perdere tempo di vita per arricchire qualcun altro? A cosa serve sudare per assicurare una vacanza all inclusive a chi si lamenta dell'aumanento dell'inflazione e "tutti dobbiamo fare sacrifici"?
Ancora prima di cento anni fa nasceva una coscienza di classe che divideva il mondo tra “padroni” e lavoratori, ora questa piramide è stata drogata dal voler avere successo a tutti i costi con l’ostentazione di quello che si fa di fronte alla società: bisogna dimostrare di lavorare ed essere produttivi ad ogni conto. Ma le nuove generazioni si stanno guardando intorno e stanno capendo che oltre ai casi di sfruttamento c’è vita e c’è, soprattutto, un ‘alternativa. Se così non fosse non ci sarebbero determinati dati sulle emigrazioni giovanile in cui la provincia di Cosenza spicca a livello nazionale. Questi sfaticati non vanno a Gardaland, vanno a lavorare in assenza di umiliazioni.
Uno dei più raffinati e poco compresi poeti del ‘900, Ezra Pound, sul lavoro e il tempo scrisse una frase che è attualissima “Io so, non per teoria ma per esperienza, che si può vivere infinitamente meglio con pochissimi soldi e un sacco di tempo libero, che con più soldi e meno tempo. Il tempo non è moneta, ma è quasi tutto il resto”. Penso proprio che, visto il deserto agli annunci di lavoro, in tanti lo stanno capendo.