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Bandiere Blu: non sono un riconoscimento ma una conquista che nessuno considera

3 minuti di lettura

Ieri la Fee Italia ha diramato l'elenco dei 226 comuni italiani che per il 2023 si fregeranno della prestigiosa Bandiera Blu divenuta negli anni il simbolo dell'eccellenza del turismo marino. Ben 19 di queste si trovano in Calabria e sventoleranno il località bellissime come le spiagge bianche di Soverato e Caulonia, piuttosto che all'ombra di pezzi storici come il bastione di Roseto Capo Spulico e Le Castella. Tanta roba. Che fa rima con tanta gioia e felicitazione da parte di tutti cittadini, pezzi di politica e istituzioni.

Ovviamente, anche in un momento di festa per tutti, per una regione che a piccoli passi incrementa il suo patrimonio di “vessilli blu” da sfoggiare sulle spiagge, quantomeno con l'obiettivo di intercettare qualche turista in più durante l'estate, non mancano le polemiche. Alcune condivisibili, come quella del consigliere regionale del Pd Francesco Alecci che ha ammonito il governo regionale affinché confermi anche per quest'anno l'indispensabile contributo speciale da destinare a quelle realtà che si fregiano del prezioso riconoscimento blu della Fee (senza dimenticare nemmeno i comuni Spighe Verdi che in Italia sono una rarità ma che in Calabria fanno la loro figura per promozione e rispetto dell'ambiente come la stessa Roseto Capo Spulico e Crosia). Poi ci sono le altre polemiche, risibili e non sense, quelle di cui faremmo volentieri a meno. Perché poggiate sul nulla e sull'esclusivo odio politico. Come quelle innescate in tutti quei comuni che in fondo una bandiera la blu la bramano da sempre ma che anche quest'anno non sono riuscita ad ottenerla. Il nostro mare è una fogna... per questo non meritiamo una bandiera, dicono le malelingue. Sarà ma il percorso verso la conquista dell'agognato drappo blu è impervio, lungo e tortuoso.

Non basta avere il mare più pulito di tutti. No. Non basta proprio. Ci sono 33 requisiti da rispettare (clicca qui per prenderne visione), l'uno consequenziale all'altro, l'uno più rigido dell'altro. Soprattutto, però, c'è un percorso di consapevolezza, crescita e maturità che ogni aspirante bandiera blu deve costruire. La bandiera blu non si ottiene compilando un semplice modulo – come vorrebbe qualcuno –, bisogna essere parte integrante del grande processo di tutela dell'ambiente che crea sviluppo e, in questo caso, turismo.

Processo che in Calabria, pare riesca bene e negli ultimi 10 anni ha portato anche lusinghieri risultati. E molti altri ne arriveranno negli anni prossimi.

Se proprio, però, un neo alle Bandiere Blu di terra calabra bisogna trovarlo, questo sta nella gestione del marketing. La Fee, di fatto, anche quest'anno ha certificato un dato inconfutabile: dei due grandi mari che abbracciano la Calabria, è lo Jonio quello che primeggia per qualità delle acque, opportunità, interesse culturale, rispetto dell'ambiente e processi virtuosi di tutela dell'ecosistema. 13 bandiere blu su 19 sono assegnate alla nostra regione sventolano sulla costa orientale, tra Rocca Imperiale e Siderno. Dunque, se la Bandiera Blu ha un valore, delle tre una: o c'è un disegno perverso per esiliare la costa jonica; o chi stabilisce le strategie turistiche regionali è incapace di capire che lo Jonio ha un potenziale maggiore rispetto al Tirreno; oppure che gli apparati istituzionali sono così appiattiti sulle iniziative del privato tanto che queste ultime prendono il sopravvento.

Per fare un esempio. Fino a a qualche anno fa il simbolo della Calabria nel mondo erano i Bronzi di Riace. Da qualche tempo a questa parte, invece, dici Calabria e le immagini che evocano la nostra regione sono la Rocca di Tropea ed il rosso della 'Nduja annacquato dal viola porpora intenso della Cipolla. Tanto di cappello a quegli imprenditori coraggiosi che operano in Calabria e che hanno saputo sfruttare persino l'impatto visivo di quel patrimonio paesaggistico e culinario che vive attorno a loro. Ma la Calabria non è solo Tropea, la Cipolla e la 'Nduja. C'è tanto di più. E ritornando a parlare di mare sicuramente, oggi, lo Jonio è migliore del Tirreno. Solo che sul Tirreno sono concentri tutti i servizi che portano turismo. Si dirà, la ricettività è per più del 60% concentrata sullo Jonio e di questa, la maggiore parte è nella Sibaritide. Certo. Chiedete, però, agli albergatori della Piana di Sibari quante opportunità hanno di poter far spostare i loro ospiti lungo la fascia jonica, magari tra le 13 località Bandiera Blu. La risposta è incomprensibile per chiunque: nessuna!

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.