Parlare di turismo nella Sibaritide è come chiedere ad un cuoco improvvisato di conquistare una stella Michelin
C'è un problema su tutti: manca la consapevolezza dell'esistente. Un anno fa il Diario di Charlotte, una ragazza francese di 27 anni che alla fine del suo viaggio nella Calabria del nord-est la conosceva più e meglio di chi la vive da sempre
Un anno fa, proprio in queste ore, nella nostra redazione, fervevano i preparativi per l’inizio dell’avventura de “Il Diario di Charlotte”.
Una ragazza francese arrivata nella Calabria del nord est dalla Normandia, desiderosa di conoscere le meraviglie, note e meno note, di questo angolo di mondo. Fu un’avventura rivoluzionaria.
Charlotte Joannic, accompagnata da Lorenzo Cara e Luigi Arcovio, in quel cammino lunghissimo che partì da Rocca Imperiale e si concluse nella Sila greca passando per il Dolcedorme, per un mese intero andò alla scoperta di quel patrimonio materiale e immateriale che custodisce la Sibaritide-Pollino.
Documentò tutto nel suo diario (se vuoi puoi rileggere qui tutte le tappe del viaggio), le sue foto parlavano da sole e i suoi video erano uno stupore continuo. Un’avventura vera, tra pastori e monumenti, tra biodiversità e patrimoni naturalistici, tra sapori autentici e strade poco battute, che alla fine ci ha lasciato un messaggio forte e chiaro: i cittadini di quest’area della Calabria mancano della consapevolezza dell’esistente.
L’esperimento sociale fatto con Charlotte è stato fortissimo. Alla fine del viaggio, una ragazza francese di 27 anni ne sapeva di più del nostro territorio rispetto a quanti questo territorio invece lo vivono tutti i giorni e da sempre.
E purtroppo non c’è nulla di più vero.
Parliamo di turismo, di un “volano di sviluppo” che potrebbe svoltare la vita di questa terra. Ma come possiamo vivere di turismo se non conosciamo nemmeno il luogo in cui viviamo? È un po’ come chiedere ad una persona che si improvvisa cuoco di conquistare una stella Michelin. Impossibile, quanto assurdo.
Eppure è così!
Stamattina mi sono imbattuto nel post di un amico che svolge il coraggiosissimo mestiere di guida turistica a Corigliano-Rossano. Scriveva: «Ieri un turista venuto con me in visita al Castello di Corigliano mi raccontava di aver detto al cameriere del villaggio che sarebbe andato in visita al Castello e questo gli ha risposto: "è una cagata, lascia stare...vai al mare". Viva il turismo!!!»
Tutti addosso al cameriere “brutto e cattivo” che magari ieri mattina si era alzato solo con la luna storta. Ci sta. Il problema è capire se quel cameriere sia stato educato a fare quel lavoro, se quel lavoro gli venga onorato e, non meno importante, capire che grado di “consapevolezza dell’esistente” abbia. Consapevolezza che è anche orgoglio, amor patrio!
E allora la domanda è: come può un cittadino della Calabria del nord-est avere orgoglio della sua terra se questa terra non offre nulla? Come può un sibarita amare il suolo natio se esso, poi, gli restituisce solo drammi, problemi e questioni?
Ecco perché avere servizi significa anche innalzare la qualità della vita e, quindi, avere una maggiore educazione civica e, dunque, una più forte consapevolezza dell’esistente.
Fino a qualche anno fa chi nasceva qui aveva solo due soluzioni: andare via e realizzarsi in un’altra parte del mondo; restare, resistere con resilienza e lottare per cambiare le cose.
Oggi quelle due alternative sono rimaste uguali, solo che c’è più gente che scappa. E non sono codardi ma inconsapevoli che sotto i disagi c’è una scintilla pronta a prendere fuoco anche se la coltre di cenere sovrastante si sta inspessendo irreversibilmente. C’è una resa di fondo che ci sta allontanando da quel grande patrimonio di memoria che, se riscoperto con orgoglio e consapevolezza, potrebbe essere propulsore di crescita e sviluppo. C’è un pericoloso menefreghismo che si sta trasformando in superficialità e che ci sta facendo perdere, ogni giorno, pezzi di identità.