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In una Calabria dai mille volti, Paolo Pollichieni rimane l’esempio giusto da seguire per raccontare questa terra

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Oggi ricorrono due anni dalla morte di Paolo Pollichieni.

Non a caso stamattina gli abbiamo dedicato la nostra copertina mattutina definendolo, senza alcun timore di smentita, “Il più grande giornalista calabrese”. Perché Paolo lo era e, Paolo, un grande giornalista lo è ancora. Perché il solco tracciato nel corso della sua carriera - o forse sarebbe meglio dire – nel corso della sua missione da giornalista è così profondo che rimarrà perenne nella storia di questa terra virtuosa e martoriata. 

Paolo, il maestro Paolo, l’ha raccontata da ogni lato del suo prisma, cogliendone tutti i colori e tutte le sfumature: dalle più marcate alle più tenui. E non sono frasi fatte. Perché Pollichieni tra i tanti talenti annotati nel taccuino della sua vita ne aveva uno in particolare: “istantaneizzare” l’uomo.

Nel suo essere schivo e non di molte parole, nel suo fare pragmatico più che filosofico riusciva a scrutare didentro l’animo umano. Ecco perché conosceva la Calabria: perché in realtà conosceva i mille volti dei calabresi.

E ci chiediamo e mi chiedo: come l’avrebbe scritta e raccontata la storia di questa terra bella e maledetta, in due anni di incolmabile assenza? Sicuramente con più coraggio. Senza ombra di dubbio con una visione attinente alla realtà, senza illazioni né pregiudizi.

Sicuramente Paolo non avrebbe mai scritto “si dice che…”. La notizia, come il suo solito, l’avrebbe data con certezza scientifica e matematica.

Il vero problema - diciamocelo pure - è che l’assenza di Pollichieni ha creato anche qualche eroe di cartone ma che, ne siamo certi, si scioglierà sotto la pioggia della verità. Quella per cui il nostro Paolo si è sempre battuto.

Il 6 maggio del 2019 ci ha lasciato l’uomo nella sua presenza, pacioccona e simpatica, ma si è allargato il raggio della memoria e della consapevolezza.

Paolo c’è, Paolo vive nella quotidianità dei gesti di chi ha raccolto la sua eredità morale e materiale. Nei giorni scorsi abbiamo appreso dell’ennesima bella iniziativa dei familiari che per onorare la memoria del caro Paolo hanno deciso di donare il suo patrimonio librario alla comunità di Locri, città natale del direttore. Un gesto forte, simbolico che parla ai giovani e alle nuove generazioni con rinnovata speranza.

A noi giornalisti calabresi, che navighiamo nella selva oscura della diffidenza, invece, l’eredità più grande: quella di sapere che l’esempio di Paolo Pollichieni era e rimane quello giusto da seguire. Un metodo morale di lavoro infallibile.

Grazie Paolo, ovunque tu sia.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.