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Ma quand’è che ci incazziamo… veramente?

2 minuti di lettura

Il diritto allo sviluppo: negato;

il diritto alla salute: negato;

il diritto alla giustizia: negato;

il diritto a una mobilità moderna ed europea: negato;

il diritto alla sicurezza: negato.

Tutto questo avviene – ormai con scientifica tracotanza - da oltre un decennio in quella mezzaluna fertile che è la Sibaritide. Che attende, come un cileno sulle Ande, il passaggio della corriera del riscatto. Ci siamo addormentati a furia di aspettare. Anzi, ci siamo proprio intorpiditi nel sonno e non riusciamo più a reagire.

Ci scandalizziamo per quella che, in realtà, è una non notizia e abbiamo deciso di deporre le armi per le vicende serie che attanagliano questo territorio.

Ma quando ci incazziamo? In questi giorni ho provato non poco disgusto nel vedere la nostra città, il nostro territorio, la nostra Calabria messa nuovamente alla berlinacome da prassi ormai consolidata – per una notizia che in realtà è una non notizia. E ammesso che anche un carabiniere avesse multato un poliziotto, o viceversa, per un presunto assembramento, mi chiedo se lo scandalo sia una multa o la solitudine di questi servitori dello Stato che sono stati lasciati soli a combattere contro tutto e tutti.

A dire il vero, al posto di tanti colleghi del “nazionale” più che pormi la domanda su un “verbale per assembramento”, mi sarei chiesto – ingenuamente e sommessamente – se qui, in questo angolo di Calabria che è la Sibaritide ci siano o meno numeri a sufficienza di forze dell’ordine per far rispettare le regole imposte dallo Stato.

È una domanda difficile – lo capisco – alla quale, però, si sarebbe potuto dare risposta. Anzi, diciamo pure che è stata una delle tante domande scomode per i media nazionali. Una delle tante, che però dovrebbero iniziare porsi quando si parla della Calabria del nord-est. Magari dandosi anche qualche risposta.

Su cosa? Per esempio, è stato scomodo chiedersi il perché è stato fatto fuori un Tribunale in un’area ad alta incidenza criminale.

Così come è stato scomodo domandarsi come cazzarola è possibile che in un’area con un’utenza di oltre 200mila persone, che ogni anno diventa sempre più vecchia (perché qui figli non se ne fanno più e quelli che si fanno prima o poi scappano), sia rimasta senza sanità. Con solo un ospedale spoke diviso in due presidi che fanno acqua da tutte le parti e dove medici e infermieri non ce la fanno più, mentre rimangono due ospedali chiusi e uno in attesa di costruzione da quasi un decennio.

Così come è fastidiosissimo, come le fistole alle terga, denunciare che qui siamo ancora costretti a muoverci in groppa ad un asino (e il corto di Muccino non è poi così uno scandalo!) nel mentre l’uomo è quasi arrivato su Marte.

I grandi media arrivano a queste latitudini con telecamere e taccuini solo quando c’è da gridare allo scandalo. Quando l’irrimediabile è già accaduto. Quando c’è già scappato il morto. E allora – diamine – ci diano una mano per prevenire tutto questo. Ci diano una mano a far sì che Corigliano-Rossano, la terza città della Calabria, possa avere un suo tribunale. Ci diano una mano per far capire ai Governi che abbiamo un territorio che potrebbe vivere senza alcun assistenzialismo se solo avesse strade, ferrovie e porti che funzionassero. Ci diano una benedetta mano a mettere in pari i nostri livelli sanitari, quantomeno a quelli della Calabria che è già disastrata di suo e che qui, tra Rocca Imperiale e Cariati, è il peggio del peggio.

A me questa storia che continuano a trattarci come gente rassegnata fa girare le scatole. Anche perché basterebbe solo applicare la Costituzione per renderci normali.  

Ma la domanda è: quand'è che c'incazziamo… veramente?  

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.