«Da cattedrale nel deserto a struttura che finalmente entra in funzione. Una delle 21 strutture sanitarie, costate 14 milioni di euro e mai attivate, diventa una Rems (Residenza psichiatrica). Quella di Santa Sofia D'Epiro aprirà i battenti da qui a poco. Realizzata nel 1996, costata 516.456 euro, mai partita e più volte vandalizzata. Rischiava di essere l'ennesimo fallimento della sanità calabrese. Caparbietà e impegno hanno prevalso e così abbiamo portato a casa un risultato importante per i pazienti e per l'economia dell'intero territorio anche grazie alle energie messe in campo dall'Asp di Cosenza e dai Comuni. È la logica dei fatti che contraddistingue il mio impegno. Laddove si lotta per il bene dei territori e si crede nella capacità di cambiare lo stato delle cose, i risultati non tardano ad arrivare. La Regione Calabria a febbraio del 2016, su proposta di Andrea Orlando e Beatrice Lorenzin, rispettivamente ministri di Giustizia e Sanità, ha nominato, anche per la Calabria, Francesco Corleone commissario affinché attivasse tutte le procedure necessarie, alla luce degli storici ritardi, in direzione del definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari con il completamento delle Rems. Con la prossima apertura della Rems di Santa Sofia (che domani sarà visitata dallo stesso commissario Corleone) la Calabria diventa territorio in linea con quanto disposto dalle direttive nazionali grazie anche al lavoro svolto dai comuni e dall'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza». È quanto sostiene il consigliere regionale del Partito democratico, Carlo Guccione, che da molti anni si batte per il recupero e la riapertura delle strutture sanitarie abbandonate. Un impegno raccontato anche dai media nazionali con reportage su Tv7 (lo storico programma di approfondimento di Rai Uno), Annozero e La7. «Dalle parole – continua Carlo Guccione – si passa ai fatti. Dopo decenni di incuria e disinteresse, una buona parte dei ventuno centri sanitari realizzati tra il 1995 e il 1996, con oltre 14 milioni di euro di finanziamenti del ministero della Salute, per essere destinati ad attività socio-assistenziali e poi abbandonati in preda al degrado più totale, sono in procinto di essere restituiti alla collettività sotto forma di servizi socio-sanitari ad anziani, minori in difficoltà e cittadini bisognosi di assistenza. Ho monitorato e avviato una mappatura di tutte le opere costruite in base all'ex art. 20 della legge 67/1988 ed avviato un imponente campagna per riprendere e riqualificare questo importantissimo patrimonio pubblico e restituirlo ai suoi legittimi proprietari: i cittadini». «Le strutture sanitarie – spiega Carlo Guccione – abbandonate e vandalizzate e poi restituite ai cittadini sono il migliore esempio di questa battaglia politica. I primi risultati di questo impegno sono: l'entrata in funzione della struttura di Casole Bruzio, costata 258mila euro nel 1996, e oggi trasformata in Poliambulatorio; quella di Aprigliano trasformata in ambulatorio e centro di ricerca di biotecnologia, costata 361mila euro negli anni 90'; quella di Santa Domenica Talao costata 516 mila euro negli anni Novanta, oggi è un centro di recupero per tossicodipendenti; e adesso la Rems di Santa Sofia d'Epiro».
LE ALTRE STRUTTURE «Per quanto riguarda – sottolinea Carlo Guccione –gli altri immobili sanitari è stata stipulata la convenzione con i rispettivi Comuni che prevede l'indizione di una manifestazione di interesse per individuare i soggetti a cui affidare la gestione dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari. Per le altre strutture da qui poco si procederà alla firma delle convenzioni tra l'Asp e i sindaci per l'utilizzazione a fini sociali e socio assistenziali. Per quanto riguarda la struttura di San Pietro in Amantea è stato effettuato prima dell'estate un sopralluogo alla presenza dei tecnici dell'Asp di Cosenza e del Dipartimento Salute della Regione. L'obiettivo è trasformarla in un centro per minori, sulla basa di quanto disposto dal ministero. In pochi mesi un patrimonio di 21 strutture completamente abbandonate e in alcuni casi del tutto sconosciute, è stato portato alla luce ed è stata intrapresa la via del recupero che, in molti casi, sta diventando realtà. Da monumento allo spreco e allo sperpero di importanti risorse pubbliche ad esempio di come le sinergie positive, attraverso l'impegno dell'Asp di Cosenza e dei Comuni, possano cambiare in meglio le nostre comunità. Abbiamo avviato il recupero di queste ormai ex cattedrali nel deserto per garantire servizi a minori in difficoltà, anziani e persone con disabilità e, in tutti gli altri casi, abbiamo avviato le procedure amministrative necessarie per restituire questo ingentissimo patrimonio pubblico ai cittadini calabresi». (fonte: corrieredellacalabria.it)