di FRANCESCO FILARETO* È in atto dagli anni ’70 un processo voluto dalla buona Politica di
avvicinamento progressivo delle due maggiori Città della Calabria del Nord-Est,
Rossano e
Corigliano, che, da mille anni (sic!), si sono sempre ignorate o ostacolate, indebolendo l’intero territorio. Certamente non è facile il dialogo! Ancora persistono diffidenze, rivalità malcelate, timori di subire l’egemonia dell’altro. Molto è stato fatto, in questi 40 anni, dalle buone Amministrazioni Comunali delle due città, nonostante il freno di quelle pessime, per abbattere il famigerato “lenzulo del Patìre” (metafora efficace dell’ostilità tra i due centri !). Molto si sta facendo soprattutto dal 2006 e molto stanno facendo le cento Associazioni unite in Comitato. È necessario evitare una “fusione a freddo”, secondo un’impostazione erronea neo-illuminista, calata dall’alto, non compresa né sentita propria dalla gente.
Occorre democratizzare il processo, in modo sia orizzontale che verticale, affinché esso sia compreso come una grande opportunità storica, e nello stesso tempo attuare da parte delle due Amministrazioni Comunali politiche amministrative congiunte, al fine di migliorare i servizi pubblici dei due Comuni, dando così la percezione evidente che uniti è meglio, anzi ci sono vantaggi per tutti. Inoltre le due città unite acquistano una
forza contrattuale decisiva nei rapporti con la Regione, il Governo nazionale, l’Unione europea. Se i due Comuni avessero fatto unione, salda e combattiva, non avremmo subito, negli ultimissimi anni, i tanti scippi violenti che hanno penalizzato i cittadini e il territorio.
Occorre rendere protagonisti del processo i cittadini comuni, le forze sociali del lavoro e le loro organizzazioni, quelle della coraggiosa imprenditoria privata, dell’associazionismo. Vanno coinvolti, inoltre, tutti i Comuni della Calabria del Nord-Est, precisando che l’unione-fusione di Rossano e Corigliano è inclusiva delle realtà e dei ruoli dei singoli Enti Locali del territorio. Che non si ha in animo di costruire un nuovo centralismo altrettanto deleterio per il nostro comprensorio di quello sperimentato, provinciale e regionale. Intanto le due Amministrazioni di Rossano e Corigliano nei rapporti con le articolazioni superiori dello Stato si presentino – sempre – con una sola voce, una sola“visione” programmatica. Inoltre, diano concreta attuazione ai progetti e ai finanziamenti dell’Area Urbana, nucleo fondante della futura unione-fusione. Programmino interventi migliorativi dei servizi inter-comunali, elaborando i necessari progetti da finanziare con i fondi comunitari. Ristrutturino la composizione e le finalità delle Commissioni Consiliari e delle Giunte Municipali nell’ottica del governo comune delle due città, che punti inoltre su un comune utilizzo delle risorse umane, tecnologiche, finanziarie.
Il processo avviato non si deve fermare: bisogna fare bene, bisogna fare insieme, bisogna concludere in tempi ragionevolmente brevi.
* Presidente Centro Studi “Calibytense Nostrum” di CARLO DI NOIA* Sulla fusione servirebbe maggiore sobrietà. Si assiste invece ad un
avvitamento dogmatico su posizioni assolutistiche; una contrapposizione dicotomica, bloccata sul sì-no e che rischia di non portare da nessuna parte. Possiamo dire che è, questo, il
vero vizio d’origine di tutta la discussione sul comune unico. Per uscirne bisogna ripartire da una serena analisi territoriale, preferendo un
ragionamento complessivo sui sistemi territoriali comunali e
sugli istituti giuridici possibili, più che su fusioni che parrebbero forzate. La
chiave di lettura non può non essere l’inevitabile fotografia dello storico ed attuale
posizionamento geografico dei due centri di Corigliano e Rossano, sicuramente non contigui né collegati come, ad esempio, le spesso citate Cosenza e Rende, vissute ogni giorno come unico territorio urbano dai rispettivi residenti ed ospiti. Qui è tangibile un’osmosi tra quartieri e collegamenti che di fatto le rende comune unico. Il passo verso la fusione è fisiologico. Mentre non è così tra Corigliano che ha legami economici e produttivi, turistici in particolare, con Cassano e la Piana di Sibari e Rossano da sempre protesa verso la Sila Greca ed il Basso Jonio. Senza contare che non aiuta un qualsivoglia processo di integrazione territoriale, tanto meno di fusione quella che è
una delle caratteristiche distintive del tessuto urbano di Corigliano, ovvero la sua
policentricità con popolose aree e contrade centrifughe (Cantinella, Schiavonea, Apollinara, etc); ciò che del resto la rende difficilmente governabile da diversi punti di vista (a Corigliano, servirebbe forse prima una fusione interna!). La ricerca, dunque, di soluzioni capaci di realizzare la massima integrazione possibile tra queste due grandi realtà, che hanno conosciuto uno sviluppo autonomo senza conurbazione ed anzi con soluzioni di continuità come l’Enel ad esempio, oggi già comunque unite con l’Area Urbana, non può non tenere conto di queste collocazioni geografiche e dunque delle esigenze e delle consolidate dinamiche che coinvolgono e muovono le rispettive comunità. Ed è con questo approccio che appare riduttivo continuare ad affrontare la questione soltanto come un semplice momento di approvazione o meno di una delibera. Così come
non è un problema di studio di fattibilità. Né tanto meno è un discorso che può essere declinato sulla sola sirena degli eventuali finanziamenti derivanti automaticamente dalla fusione. Non è così.
La discriminante nell’ottenimento di minori o maggiori fondi è data soltanto dalla capacità o meno di fare buone progettazioni. Sull’esempio di quanto già positivamente sperimentato in Puglia, prendendo atto della
oggettiva centralità di Corigliano rispetto a Cassano ed a Rossano (così come plasticamente suggellato nei nomi che già a metà Ottocento il Casato Compagna volle dare non a caso alle due porte laterali del Palazzo delle Fiere),
l’Area Vasta rappresenta la sintesi più normale di un ragionamento che non smembra il territorio e che ne può fare anzi un sistema integrato più efficace e forte.
*Già consigliere comunale di Corigliano