Di seguito la nota stampa di
Luigi Gallo, Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese (ARSAC) - Ce.D.A. n.2 -
Castrovillari I comuni di Mormanno, Laino Castello e Laino Borgo, in associazione, hanno deciso di istituire la Denominazione Comunale (De.Co.) per il
Fagiolo Poverello bianco. È uno dei pochi casi in cui comuni limitrofi riconoscono allo stesso prodotto agricolo un’unica De.Co. Ha contribuito a questo importante riconoscimento l’ARSAC che ha offerto la collaborazione necessaria ai tre Comuni con riunioni tra amministratori e produttori, con la predisposizione del disciplinare di produzione, ecc. Il
Fagiolo Poverello bianco, come è noto, è un ecotipo locale di
Phaseolus vulgaris L. che si coltiva nel territorio del
Parco Nazionale del Pollino, nelle
aree irrigue dei tre Comuni della Provincia di Cosenza. Qualitativamente si caratterizza per un grosso seme di forma ovale e di colore bianco privo di screziature, con bassa percentuale di tegumento e un ridotto tempo di cottura. Ha un elevato contenuto proteico mediamente pari a circa 26% e alti valori di proteine solforate. La coltivazione di questo fagiolo, come tutte le leguminose ha anche un grande valore ambientale per il tipo di radice a fittone che, penetrando in profondità, mantiene una buona struttura del terreno preservandolo anche dall’erosione. Le radici, inoltre, sviluppano dei tubercoli come conseguenza del rapporto di simbiosi con i batteri del genere
Rhizobium, che sono in grado di fissare l’azoto gassoso atmosferico trasformandolo in forme nitriche e ammoniacali facilmente assimilabili dalle piante e fornendo una discreta dotazione di azoto nel terreno. Per questi motivi, nelle rotazioni colturali, la coltivazione del fagiolo poverello bianco, come tutte le leguminose, è considerata miglioratrice delle condizioni fisico-chimiche del terreno. Partendo da una indagine conoscitiva e dalla caratterizzazione qualitativa della granella, il
Centro di Divulgazione Agricola (Ce.D.A.) n. 2 dell’
ARSAC di Castrovillari (CS), in collaborazione con prestigiose istituzioni di ricerca come l’
Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Bari e il CREA-Centro Ricerca per l’Orticoltura di Pontecagnano (SA), l’Unversità Mediteranea di Reggio Calabria, l’ENEA, ecc., dall’inizio degli anni 90 del secolo scorso ha realizzato diverse iniziative finalizzate al rilancio del
Fagiolo Poverello bianco, determinando così un maggiore interesse da parte dei produttori e dei consumatori e un conseguente aumento della superficie coltivata. In tutti questi anni, oltre che assistere singolarmente i produttori, i Tecnici del
Ce.D.A.n 2 hanno realizzato indagini riguardanti la tecnica agronomica, la difesa dai parassiti e la qualità della granella pubblicandone i dati su prestigiose riviste sia nazionali che internazionali ed in atti di convegni. Il
Ce.D.A. n. 2, anche più recentemente ha svolto dei seminari frequentati da giovani imprenditori e riguardanti sia questo ecotipo che l’orticoltura tipica e di qualità del Pollino portando alla costituzione di una cooperativa denominata “
Pollino Food Exeperience”.
LA SEMINA E IL RACCOLTO
La semina di questo fagiolo si effettua entro la prima metà di giugno mentre la raccolta avviene entro ottobre. Come nella tradizione, la tecnica di coltivazione esclude l’uso di prodotti chimici di sintesi. Il prodotto viene commercializzato sia sfuso che in confezioni sottovuoto di 700 e 350 grammi. Da un’analisi economica della coltivazione di questo ecotipo di fagiolo, è emerso che potenzialmente su un ettaro è possibile ottenere una produzione di circa 13 quintali (pari a 1.300 kg) di granella secca, che, ad un prezzo medio di vendita di circa 10,00 Euro al kg, fornirebbe una Produzione Lorda Vendibile (PLV) di circa 13.000,00 Euro. Considerato che i costi espliciti sostenuti per un ciclo produttivo sono mediamente pari al 40% del valore della PLV – e quindi di circa 5.200,00 €, si calcola un probabile reddito di circa 8.000,00 Euro per ettaro. Un valore aggiunto deriva dalla utilizzazione di questo fagiolo insieme ad altri nostri prodotti di eccellenza nella ristorazione locale. In conclusione, alla luce delle caratteristiche descritte e del riconoscimento della De.Co, anche questo eccellente prodotto del nostro territorio, oltre a contribuire all’ulteriore affermazione di un’agricoltura a basso impatto ambientale e alla salvaguardia della biodiversità, rappresenta un’altra opportunità di reddito per le giovani generazioni.