16 ore fa:Cemento sulla pista di atletica del Brillia, Caputo (FdI) attacca il Comune: «Impianto stravolto»
13 ore fa:Musica e poesie sotto l'albero, domani un magico appuntamento a "Porta Celeste"
13 ore fa:Tradizione, comunità, meraviglia: nel cuore di Rossano prende vita il Natale identitario | VIDEO
16 ore fa:Schiavonea, l’auto abbandonata sul lungomare che nessuno vede
13 ore fa:Bonus affitti, Scutellà (M5s): «Famiglie dimenticate e zero pianificazione»
12 ore fa:Corigliano Calcio, tre punti d'oro: 2-0 al Real Trebisacce
Adesso:"L’Università Popolare di Rossano – Le Opere e i Giorni", il compianto Sapia scriveva: «Questo libro è un atto d'amore»
14 ore fa:Finanziaria 2026, FdI rilancia sul fronte scuola: «Più risorse, più diritti, più tutele»
14 ore fa:Negato il diritto alla mobilità, Lampare: «Tornare in Calabria per Natale è un lusso»
15 ore fa:Centri Pubblici per la Procreazione Medicalmente Assistita in Calabria, Uva: «Progetto strategico per contrastare denatalità»

"L’Università Popolare di Rossano – Le Opere e i Giorni", il compianto Sapia scriveva: «Questo libro è un atto d'amore»

8 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Diamo ampio spazio alla Prefazione del prof. Giovanni Sapia al volume L’Università Popolare di Rossano – Le Opere e i Giorni (1979-2014) di Franco Emilio Carlino. Questa costituisce non solo un prezioso commento al lavoro dell’Autore, ma anche una testimonianza viva del profondo legame tra Sapia e l’istituzione culturale che per decenni egli ha guidato con dedizione, visione e rigore morale. 

In queste pagine, intrise di memoria, lucidità critica e vibrante umanità, Sapia ripercorre il cammino dell’Università Popolare di Rossano, interpretandone la storia come un lungo esercizio di concordia, impegno civile e amore per la cultura. Leggere oggi le sue parole significa tornare alla voce di un uomo che ha segnato in modo indelebile la vita culturale rossanese, testimone e artefice di un modello di associazionismo fondato sul dialogo, sulla misura e sulla responsabilità intellettuale. 

La sua scomparsa, avvenuta il 1° giugno 2018, rende questa Prefazione ancor più preziosa a distanza di dieci anni della pubblicazione della presente opera: essa si offre come un lascito ideale, un atto di generosità e di affetto verso la comunità e verso quanti continuano a credere nella funzione alta della cultura. Questa introduzione vuole dunque essere un segno di riconoscenza e di memoria per il prof. Giovanni Sapia, maestro di pensiero e di vita, la cui voce – limpida e colta, severa e al tempo stesso profondamente umana – continua a risuonare nelle pagine che seguono e nell’eredità spirituale che ha lasciato alla sua città e alla sua Università Popolare. Ecco al riguardo il suo intero e originale contributo. 

«La matematica, si dice, ed è vero, non è un’opinione, ma è altrettanto discutibile la sua assolutezza. Mi vien da sorridere così, in piena letizia, ad apertura di questo libro, che è, da una parte, tutto e soltanto un inatteso e incredibile atto d’amore, dall’altra un lodevole modello di ricerca, perché segue, ferma, documenta, interpreta a uno a uno i passi compiuti dall’Università Popolare di Rossano dalla nascita al suo trentacinquesimo anno di vita. Trentacinque anni, che per Dante erano il «mezzo del cammin di nostra vita», quando natura e medicina insieme non consentivano media più generosa, oggi sono prossimi a un “mover di ciglia” di fronte al continuo dilatarsi dello spazio di vita umana; per l’Università Popolare sono una florida giovinezza, quella dei cipressi carducciani; per me, che li ho trascorsi accanto ad essa tenendola per mano, sono il sommo della scala, dove la stanchezza pesa di più, ma il respiro è più libero e l’occhio più aperto e luminoso e casto». 

«In trentacinque anni questa creatura, prima nel vetusto salone consiliare di palazzo S. Bernardino, poi nell’attuale sede, che io ho levigato e arredato e adornato con le mani e col cuore, ha servito le lettere, le scienze, le arti, raccolto stimoli, stabilito occasioni e momenti di riflessione critica non solo sui grandi temi della vita politica, civile, morale, economica, religiosa, ma anche su interessi e urgenze della città e del territorio, raccolto le voci più autorevoli di tutte le università italiane e di molte straniere, ospitato con eguale rispetto tutte le dottrine e le idee degne di ascolto, proiettato nel territorio e lontano modelli ed esempi, organismi tuttora vegeti e rigogliosamente cresciuti, sorretti dalla concordia consapevole e partecipe della politica e della cittadinanza. Non sempre e non dovunque è così. La concordia è voce difficile». 

«Pochi mesi addietro mi son trascinato con sforzo, per urgenza di meraviglia e gratitudine, fino a Rovigo, dove un’antica accademia ancora vegeta, titolare di un apposito palazzo gentilizio, di una preziosa pinacoteca e altrettanto ragguardevole biblioteca, ha voluto farmi oggetto di apposita tornata non per impulso esterno, ma solo per l’incontro fortuito con l’ultimo mio libro. Taccio su parole, giudizi, commenti, tutti più grandi di me, ma che contribuiscono a lenire alquanto qualche piaga segreta che talvolta mi sanguina. Voglio dirvi che si chiama dei “Concordi”. Non so se essa, nel tempo, sia stata sempre fedele al suo distintivo, perché è anche dei giusti peccare, ma il solo levarlo alto ancora in giorni convulsi e maligni è un segnale di attenzione e una patente di nobiltà. La concordia, che nella sua radice lessicale, è virtù del cuore, si estende alla volontà e alle idee, non nel senso dell’amalgama, ma della rispettosa convergenza in un unico fine, nel quale odorano insieme la generosità, la gentilezza, l’umiltà, la misura, quelle note, cioè, che costituiscono il cuore della società, il sangue e la veste della cultura. Non è sempre, dicevo, così. Or il male è spiegabile nella politica, dove la passione, nutrita spesso dall’ignoranza, genera il sonno della ragione, con le conseguenze funeste, nell’alto e nel piccolo, che ci dilaniano: nell’alto il barbaro dominio, per dirla col Machiavelli, di parlamenti avventurosamente raccogliticci e rissosi e di governi arraffazzonati; nel piccolo, la mortificazione, la spoliazione, l’impoverimento delle città e viceversa l’imposizione di sgraditi modelli e pericolosi monumenti». 

«Più pesa e sgomenta la discordia nella cultura, alla quale è connaturata non la passione, ma la riflessione critica e serena (“sine ira et studio” dice Tacito della storia), la “docta libido” che non rispetta tempi, modi e luoghi e persone. Potrei dire che è distintivo di questo secolo convulso, al quale è più consueta l’indifferenza, se non il malanimo, ma non direi il vero, perché è stato sempre così. Penso a quella godibilissima satira di Orazio in cui uno scocciatore disturba il tranquillo vagabondare del poeta per ricordargli la sua comunanza nella dottrina e nella poesia («docti sumus») e chiedergli di essere introdotto nella corte di Mecenate, assicurandogli tale appoggio da fargli scalzare («submosses» è il verbo terribile) tutti gli altri cortigiani nella considerazione dell’illustre protettore. Uscendo dalla mediocrità, maestra di malevolenza e di perfidia, penso all’Accademia degli Spensierati di Rossano, una delle prime del Cinquecento, onorata da partecipazioni illustri, modello, per i tempi, di scienze e lettere, prodiga di contributi di pensiero e di uomini all’illuminismo, eppure nata dall’odio, dall’invidia, dalle risse sanguigne di due famiglie gentilizie, dalla contrapposizione astiosa di due accademie, con il risultato della sofferenza di tutt’e due e solo assai dopo di una sofferta fusione in quella che doveva durare fino alla fine dell’Ottocento. La concordia d’intenti, al di sopra delle divergenze che nascono dalla diversità di carattere, di formazione, di cultura, di attitudini, ha tenuto in vita questo sodalizio, lo ha reso tetragono all’insidia degli interessi, del livore, delle meschinità, ha legato di stima e di cordialità e auspico accoratamente che continui a farlo, la piccola famiglia direttiva dell’Università Popolare, alla quale sono grato del dono di fiducia e di affetto e dei contributi intellettuali, diversi per spessore e qualità, ma tutti stimabili, con l’aiuto dei quali è stato possibile realizzare anche imprese temerarie e una sensibile, forse poco nota, attività editoriale». 

«Vivono tutti in questo libro, a uno a uno, anche quelli che la morte prematura ci ha sottratti; con essi il sorriso ineffabile di Ida, che resta effigiato su una parete della sede attuale dell’Istituto; la sua misurata luce di accoglienza, la sua trepida e attenta vigilanza sulle presenze; Ida, collante d’oro della piccola famiglia, salotto e convito, attenta ascoltatrice e giudice, discreta e lucida interlocutrice, manovale umile e infaticabile nella cura della corrispondenza e dell’attività pubblicitaria insieme alle mani d’oro e pronte della mia minore sorella Rosetta; Ida che per alleviare le difficoltà economiche dell’istituto apriva agli ospiti lontani le stanze della nostra casa. Perciò i suoi fiori odorano anche lontano, e ne ho continua testimonianza». 

«Che cosa si richiede a un organismo di cultura? Che la sua azione non sia di facciata o di conventicola, ma di adesione e di utilità al tempo in cui vive. Questo si predica di quanti validi ne sorsero ab antiquo coi nomi diversi di circoli, accademie, salotti. Il circolo romano degli Scipioni, che sulla cultura contadina, sulla filosofia pratica, sulle rudimentali forme poetiche dei romani innestò le forme e i contenuti della letteratura e del pensiero dei Greci, valse a creare la grande Roma della cultura, quella i cui raggi risplendono fino a noi. Le accademie rinascimentali e successive non hanno incontrato un soverchio favore della critica, che ne ha rilevato, come doveva, le ombre, ma non a fondo i meriti e i frutti. È pur vero che esse riflettevano i mali del tempo, la servitù politica, la soggezione del pensiero, la frivolezza della moda, col conseguente trionfo della forma, del facile e superficiale, delle parate contegnose e degli orpelli eruditi, ma, a parte le non poche forze di resistenza e l’eredità culturale da parecchie lasciata, esse rappresentarono, ad un sereno vaglio storicistico, l’unica forma di resistenza della cultura consentita dal tempo accanto all’opera delle poche figure solitarie, il collante tra l’antica cultura, quella dalla prima grecità all’umanesimo, e la nuova, dall’illuminismo a noi, l’idea platonica dei salotti che, sin da quello di Maria Cristina di Svezia, culla della civiltà dell’Arcadia e del successivo rinnovamento, furono fucina di pensiero e di azione soprattutto nel Risorgimento, e di questi che in democrazia si moltiplicano col nome di circoli o associazioni di cultura. La loro, sia chiaro, è un’azione collaterale e complementare. Resta alla scuola, nei suoi vari gradi, comunque li si voglia scandire e denominare, la trasmissione critica del sapere accumulato dai secoli, perché esso sia incamerato, fruito, rinnovato, e coloro che ne sono i beneficiari lo godano, lo ripensino e lo trasmettano a loro volta al godimento e all’elaborazione delle nuove generazioni».

«Resta all’Università il compito di costruire, su questo patrimonio di fondo, il metodo, la specializzazione, la professionalità. L’azione collaterale delle associazioni di oggi è la custodia fedele, nell’ambito misurato e rigoroso delle proprie specialità, di fronte al crollo di fedi, miti, valori, regole, eredità del recente passato, della saggezza e dell’equilibrio che soli hanno conservato le società dopo le grandi rivoluzioni: un compito di educazione più allargata e, come si dice, permanente. Le istanze sociali, civili, politiche, letterarie, artistiche, culturali in genere, che occupano le coscienze pensose, suscitando il pubblico dibattito e agitando le cattedre, gli incontri televisivi, le piazze e il parlamento, chiedono alla riflessione esercitata e consapevole di essere sottratte al rischio dell’istinto, della superficialità, della banalità, dell’ignoranza, dell’interesse. Lo chiedono, al di fuori della scuola, a tutti gli organismi che si professano di cultura. I quali, se non lo fanno, sono non soltanto un inutile ingombro, ma una presenza dannosa e infausta». 

«Su queste linee di pensiero l’Università Popolare continua la sua strada, così fedelmente ripercorsa dall’Autore di questo libro, il quale, nella sua solida e già onorevolmente collaudata veste di documentarista e di storico, ha offerto un dono insperato all’Università Popolare, che vuole additarlo alla pubblica stima e dichiarargli la sua rispettosa considerazione e affettuosa gratitudine. Egli viene da un vicino paese di vecchia tradizione feudale, votato al lavoro agricolo e pastorale, ma ricco anche di estro, che ha espresso, tra l’altro, nello sfruttamento artigianale della radice di erica per il piacere dei fumatori più pazienti e pensosi, e ne ha amorosamente raccontato in una monografia densa e gradevole la storia di lavoro e di fantasia. Trapiantatosi cordialmente tra noi, ha servito la scuola da docente e rappresentante degli Organi Collegiali a livello distrettuale e provinciale e l’associazionismo con fattività concreta e coordinatrice e ha raccontato l’una e l’altro, con amore, dall’interno, in pagine laboriose e fedeli, destinate a durare. Anche questo libro -e torno là dove sono partito- che era nei voti, ma stentava a trovare il suo momento e i suoi strumenti, nonostante alcuni tentativi di riordino dei documenti dovuti alla cortesia di P. E. Acri e S. Bugliaro, che ringrazio affettuosamente, è un atto di amore, perché egli, finora estraneo alla nostra piccola famiglia, vi si è calato dentro per sola grazia e a nostra insaputa, col cuore dell’amico, ma con lo sguardo attento e distaccato dell’indagatore, realizzando un lucente prodotto di verità, che giustifica la mia commossa e grata meraviglia». 
 

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.