1 ora fa:Abruzzese entra nel direttivo provinciale del Siulp di Bologna
Adesso:Tumuli di Thurii, e se il "timpone grande" fosse la tomba di Lampone?
4 ore fa:Cropalati, al via il Servizio Civile Universale
1 ora fa:Nuova Statale 106, senza lo svincolo nord (direzione Taranto) Trebisacce verrà seriamente danneggiata
3 ore fa:L'Unical sensibilizza sulla donazione del sangue. Presentato il progetto nazionale
29 minuti fa:A Morano Calabro prende vita la Scuola dei “Piccoli Restauratori”. Ecco come iscriversi
2 ore fa:Tumore ovarico avanzato, all'Annunziata il primo intervento di chemio iperterma
4 ore fa:Calopezzati e Crosia tra i primi comuni che hanno approvato la delibera “Salvafratino”
2 ore fa:Emergenza Guardie Mediche, Garofalo denuncia le carenze del sistema sanitario
3 ore fa:Ricostituito circolo Pd a San Demetrio Corone: Francesco Meringolo eletto segretario

Tumuli di Thurii, e se il "timpone grande" fosse la tomba di Lampone?

7 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - L'uomo è sempre stato affascinato dal mistero della vita oltre la morte. Fin dall'antichità le domande, su cosa ci attenda una volta lasciate le nostre spoglie mortali, hanno accompagnato l'uomo nel corso dei secoli. Secondo l'Orfismo, (culto diffuso nella Magna Grecia), l’anima sopravvive al corpo dopo la morte e si reincarna, perpetuando un doloroso ciclo di vita-morte-rinascita. Questa condizione è superabile intraprendendo un virtuoso percorso in vita e, dopo la morte, l’anima dovrebbe intraprendere un cammino ben preciso per raggiungere la beatitudine perenne. 

Ma cosa c'entra l'orfismo con l'antica Thurii? Facciamo un passo indietro. Proprio qui, nel nostro territorio, ben 156 anni fa, veniva fatta una straordinaria scoperta dall'immenso valore storico-artistico e culturale: I Tumuli di Thurii. Due sepolture monumentali ricche proprio di laminette orfiche. La peculiarità delle lamine orfiche è quella di contenere alcune “istruzioni” scritte in greco antico e destinate al defunto, concernenti la condotta da tenere nel viaggio oltremondano per garantirgli il raggiungimento dell’agognata condizione di beatitudine. 

Un ritrovamento paragonabile a quello dei Bronzi di Riace, ma che, purtroppo, non ha avuto la stessa eco e pertanto, nonostante la sua grandiosità, è quasi sconosciuto ai più, anche agli stessi abitanti del nord-est della Calabria. «In pochi sanno di questa scoperta - ci dice Nilo Domanico - della quale dovremmo avere maggiore consapevolezza e che potrebbe riscrivere la storia della nostra terra».

Proprio per far luce su questo sensazionale sito, il 28 giugno si è tenuto un convegno nazionale di studi sul tema (che avevamo annunciato qui) organizzato dal Comitato “Ritorno a Sybaris e Thurii”, alla presenza di tanti illustri studiosi tra i quali Alessandro Coscia, archeologo specializzato nell’ambito greco e romano, con al suo attivo numerose pubblicazioni, studi, libri ed articoli su riviste archeologiche nazionali. 

L'archeologo ci racconta della sua "immersione" nei luoghi che sono stati oggetto delle ricerche. Un'esperienza che «ha avuto un impatto prima di tutto emozionale: vedere con i propri occhi il paesaggio e il contesto significa dare concretezza a ipotesi e congetture. Dal punto di vista del metodo, poi, questo ha permesso di valutare meglio la fondatezza di teorie e suggestioni. Il sapore e l'atmosfera di un territorio sono elementi fondamentali per una ricostruzione storica efficace. Posare i piedi sul terreno dove sorgeva il timpone, visualizzare come avrebbero potuto svolgersi i gesti e i riti di persone lontane da noi nei secoli, ma accomunate a noi da domande e interrogativi fondamentali sul senso dell'esistenza e sulla vita dopo la morte è stato suggestivo». 

Una grande emozione, dunque, soprattutto per chi comprende l'importanza dei Tumuli e delle laminette lì ritrovate. . Ma vediamo nello specifico di cosa si tratta. «Nell'antichità - ci spiega Coscia - i tumuli costituivano una tipologia di sepoltura "monumentale", riservata soltanto a coloro di cui bisognava ricordare la memoria: illustri personaggi della comunità, antenati-eroi, fondatori o grandi condottieri. Nel caso dei timponi di Thurii il ritrovamento delle laminette auree suggerisce che vi fossero sepolti degli importanti membri di una comunità religiosa legata alle correnti misteriche dell'Orfismo». E qui l'archeologo azzarda un'ipotesi davvero affascinante: «Il "timpone grande" ha quasi sicuramente accolto le spoglie mortali di un grande leader. Potrei perfino supporre che si tratti della tomba di Lampone, uno tra i personaggi chiave legati alla fondazione di Thurii». 

Per quanto riguarda, invece, «la definizione di "laminette orfiche", questo - ci spiega - è un concetto moderno, elaborato dagli studiosi specialisti di storia delle religioni. Non sappiamo come si definissero realmente gli iniziati del culto di Thurii e delle altre località da cui provengono le laminette. Orfeo era reputato in antico un fondatore di culti misterici, autore di "poemi sacri" che sarebbero stati la base dottrinale delle lamine. Lo storico greco Erodoto, che fu cittadino di Thurii, parla di "pratiche orfiche" senza fornire molti dettagli, ma pare lecito ipotizzare che avesse contatti ed esperienza diretta di questi culti».

Tornando a Thurii «la concentrazione di lamine presenti, anche alla luce della relativa scarsità di testimonianze archeologiche della necropoli, lascia immaginare ovviamente un'estensione maggiore della necropoli stessa e, di conseguenza, un'estensione notevole del centro abitato antico. Le lamine di Thurii sono fondamentali per lo studio delle religioni antiche perché sono fra le poche testimonianze dirette di culti di cui le fonti storiche non parlano o fanno solo cenni: agli iniziati era imposto di non divulgate i loro riti. Questi documenti aprono uno spiraglio unico su un tema fondamentale e universale per l'uomo: il destino dell'anima dopo la morte».

Ma passiamo ad analizzare il luogo del ritrovamento per capirne anche il rapporto con la città di Thurii. «I tumuli - prosegue l'archeologo - dovevano essere in stretta relazione fisica con la città giacché contribuivano a mantenere viva l'identità collettiva in quanto luogo simbolico e rituale intorno a cui si radunava la comunità. L'ubicazione dei tumuli rispetto al settore urbano antico è oggetto di discussione ancora oggi. Come è noto, le sepolture erano in genere collocate fuori dal perimetro della città, ma è anche documentato che i sepolcri di personaggi importanti, come i fondatori delle città, erano veri e propri "monumenti", legati alla memoria e all'identità della comunità civica e collocati in luoghi topograficamente e simbolicamente rilevanti. Si può ipotizzare che le sepolture legate ai tumuli facessero parte di un settore della necropoli riservato agli iniziati e in connessione visiva, logistica e funzionale con "la città dei vivi"». Quindi è plausibile che i tumuli fossero ubicati «in prossimità del limitare della città, forse lungo qualche via principale, poiché erano "oggetti vivi" attorno ai quali si svolgevano cerimonie e riti sacri».

In questo contesto si inserisce anche la ricerca di Nilo Domanico, che offre un approccio innovativo per cercare di comprendere alcuni aspetti della città legati al territorio e cerca di dare anche una risposta al perché la necropoli venne collocata proprio in quel luogo. «La ricostruzione del paesaggio antico condotta da Nilo Domanico è importante dal punto di vista metodologico. Il moderno approccio alle scienze storiche, come l'archeologia, deve essere interdisciplinare. Gli esperti dei vari settori devono sapere dialogare fra loro e mettere in comune i dati provenienti da fonti e discipline differenti: fonti storiche, letterarie, filologiche, dati di scavo, dati archeometrici e geologici. Sarebbe riduttivo limitare l'approccio alla documentazione di un solo tipo. Per questo motivo le ricerche come quelle di Domanico possono essere un prezioso supporto per la ricostruzione di dinamiche storiche antiche».

Tornando ai Tumuli, la loro imponenza e la presenza delle laminette ci porta a supporre dell'esistenza di una grande necropoli (potrebbero esserci state più di 40 tombe) di illustri personaggi, il che fa supporre a sua volta l'esistenza di una "città dei vivi" altrettanto grandiosa. Non a caso «la città magnogreca di Thurii, rifondazione della celebre Sibari, si trovava in un punto nevralgico per l'egemonia politica, culturale e commerciale di queste terre. I corredi rinvenuti nei timponi, talvolta composti da metalli preziosi e raffinati tessuti, così come la numerosità delle tombe portate alla luce nella necropoli di Favella della Corte, suggeriscono che l'insediamento fosse ricco e prosperoso».

Gli altri tumuli rilevati (ma non ancora riportati alla luce) nell'area sarebbero indice di una grande città. L'archeologo Coscia, però, specifica che attualmente «non sappiamo se sotto ognuno dei timponi vi siano delle sepolture, ma in linea generale esiste una corrispondenza tra la numerosità della necropoli e quella della città. Una necropoli molto vasta suggerisce che la città fosse estesa e popolosa. La distribuzione delle differenti tipologie di tombe all'interno della necropoli permette di intuire la possibile stratificazione sociale».

«Nonostante lo scavo di Cavallari, - spiega - compiuto nel 1879, fosse stato condotto con un approccio moderno per l'epoca, con una registrazione piuttosto precisa dei dati di scavo e rinvenimento del Timpone grande, non siamo in grado di confermare che tutti i timponi presenti nella zona contenessero sepolture, iniziatiche o meno. Il paesaggio, nel frattempo, ha subito profonde modificazioni e non è mai stata condotta un'indagine estensiva e completa dell'area. Una banale considerazione statistica permette di supporre che ci fossero altre sepolture significative monumentalizzate, ma per ora è solo un'ipotesi. Certo, la presenza di altri tumuli, presenti tutt'ora, che potrebbero essere di natura artificiale, rappresenta quantomeno una suggestione e uno spunto per compiere ulteriori indagini. Rispetto alla reale estensione della necropoli e quindi della città antica, bisogna indagare quali potessero essere i collegamenti viari e la collocazione topografica rispetto ai vari settori urbani. L'impressione è che l'insediamento fosse esteso e popoloso. Una analisi complessiva dei dati di scavo disponibili potrebbe gettare luce sulla composizione sociale e su altri aspetti sociali ed economici della "città dei vivi"».

Proprio per questo motivo «l'avvio di una campagna di ricognizione archeologica nella zona dei tumuli è certamente auspicabile e rappresenterebbe un tassello fondamentale per l'avanzamento delle ricerche e della comprensione del significato di questi monumenti. Ovviamente questo dovrebbe avvenire con uno spirito di collaborazione con le varie istituzioni e con rispetto della realtà economica del territorio, ora di proprietà di privati, magari partendo da analisi non invasive, ad esempio potrebbero essere usati strumenti moderni di geolocalizzazione con i quali si potrebbe indagare il sottosuolo prima ancora di effettuare altri tipi di ricerche».

Ma, ancor prima di nuovi scavi, si potrebbe partire da uno studio approfondito dei reperti rinvenuti nel 1879 che «potrebbe permettere di acquisire nuove e preziose informazioni sull'identità dei defunti, alla luce dei progressi fatti dalla scienza dalla fine dell'Ottocento a oggi. Per fare un esempio, l'analisi dei resti ossei del Timpone di Thurii, se ancora esistenti, potrebbe rivelare l'età del defunto, se fosse un guerriero, le eventuali patologie,… Lo studio approfondito dei reperti del 1879, condotto coi moderni metodi di analisi, potrebbe portare a definire con maggiore precisione una serie di aspetti cruciali: l'analisi delle ossa permetterebbe di definire età, sesso, provenienza, abitudini di vita degli individui sepolti nei tumuli. Una revisione dei dati di scavo e degli elementi di corredo delle sepolture potrebbe permettere di inquadrare meglio l'arco cronologico, le caratteristiche degli oggetti rinvenuti, la composizione del tessuto scoperto nella sepoltura del Timpone Grande e altro ancora. Potremmo arrivare a qualche risposta ad interrogativi aperti: chi erano e da dove venivano gli individui dei Timponi? Quale era il loro ruolo nella società dell'epoca? Quale era il rituale con cui sono stati sepolti e quindi quale era il sistema di valori di riferimento di quella comunità? Un dato interessante è quello sul sesso degli individui: pare lecito supporre che ci fosse una rilevante presenza femminile di iniziate e questo permetterebbe di ricostruire il ruolo delle donne all'interno di questi contesti sociali».

Domande alle quali si potrà dare risposta solo se si porteranno avanti studi approfonditi e multidisciplinari che potranno permettere di ricostruire il glorioso passato del nostro territorio

Giusi Grilletta
Autore: Giusi Grilletta

Da sempre impegnata in attività per il prossimo, è curiosa, gentile e sensibile. Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione, consegue la magistrale in Teoria e Metodi per la Comunicazione presso l’Università degli Studi di Milano. Consegue una seconda laurea magistrale in Pedagogia per ampliare le sue conoscenze. Ha lavorato presso agenzie di comunicazione (Lenin Montesanto Comunicazione e Lobbing) e editori calabresi (Falco Editore). Si è occupata di elaborare comunicati stampa, gestire pagine social, raccogliere e selezionare articoli per rassegne, correggere bozze e valutare testi inediti. Appassionata di scrittura, partecipa a corsi creativi presso il Giffoni Film Festival e coltiva la sua passione scrivendo ancora oggi racconti (editi Ilfilorosso) che trasforma in audio-racconti pubblicati sul suo canale YouTube. Ama la letteratura, l’arte, il teatro e la cucina.