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Dimensionamento scolastico, come la politica fece male alla Suola degli anni novanta

4 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Ogni tanto è bene recuperare la memoria per comprendere come la politica condizionò negativamente la scuola nella Provincia di Cosenza e perché gli errori fatti non si ripetano. Per comprendere quanto avvenne diamo un’occhiata approfondita a una serie di documenti interessanti pubblicati nel mio Volume edito dalla Grafosud dal titolo: Note di Politica Scolastica nella Provincia di Cosenza.

Parliamo della fine degli anni ’90 inizio 2000. Atti ufficiali, elenchi di personale, scuole e la normativa interna del Consiglio Scolastico Provinciale, nonché una voluminosa rassegna stampa dell’epoca documentano quanto avvenuto sul nostro territorio provinciale circa il dimensionamento scolastico, spesso con gravi danni alle comunità scolastiche. L’idea è quella anche di capire come funzionava la scuola in quel periodo, quali erano le sfide e soprattutto come fu gestito quel grosso processo di riorganizzazione, noto come dimensionamento scolastico. Insomma, un volume che consente di entrare nella macchina amministrativa, nelle decisioni prese, e anche nelle polemiche scaturite dalle decisioni assunte dalla politica sulla scuola.

Il Consiglio Scolastico Provinciale, di allora, il CSP come comunemente era conosciuto era una struttura piuttosto articolata. Si trattava di un organo composito, democraticamente eletto che rappresentava le diverse componenti scolastiche: insegnanti di ogni ordine e grado, dalla materna alle superiori, scuole statali, non statali. dirigenti scolastici, il persola Ata, amministrativi, tecnici ausiliari e poi anche i genitori, rappresentanti dei lavoratori e l’amministrazione scolastica stessa. Il CSP era rappresentato da un presidente, due vice presidenti e una Giunta Esecutiva, otto membri eletti a scrutinio segreto. La Giunta Esecutiva preparava i lavori del Consiglio e poi si assicurava che le decisioni assunte venissero messe in pratica. Un organismo pensato per dare peso a diverse voci e per assumere decisioni specifiche. Si componeva di organi interni come le sezioni orizzontali, cioè divise per grado di scuola, materna, elementare, media superiore, preposte a dare pareri obbligatori su certe questioni

Relativamente al dimensionamento scolastico, del quale si accennava, ne parlano molto i documenti presenti nel volume; questo fu un tema molto caldo e si rivelò terreno di scontro tra il CSP e il Consiglio Provinciale dell’epoca, foraggiato dalle allucinanti decisioni prese sul territorio dalle amministrazioni comunali ognuna delle quali cercava di allungare la coperta corta a proprio favore tanto da creare grossi problemi alla scuola cosentina con provvedimenti a volte paradossali.

Va detto che la riforma che prevedeva il dimensionamento fu disposta a livello nazionale con leggi specifiche come la 662 del ’96 e un decreto del presidente della repubblica il 233 del ’98, con l’obiettivo di razionalizzare la spesa pubblica, ma di fatto diventò una mannaia per la rete scolastica. L’obiettivo: tagliare, tagliare, tagliare. Il provvedimento servì soprattutto a preparare il terreno per l’autonomia scolastica. Nella pratica però significò accorpare scuole, spesso chiudere quelle più piccole, come le sedi sottodimensionate che non corrispondevano a certi parametri. Si puntò a creare istituti con un numero minimo di alunni, intorno ai 500, 600. In alcuni casi qualche scuola venne a godere di particolari deroghe, come per le zone montane o dove c’erano minoranze linguistiche. Ma al di là della normativa la linea da seguire e lo scopo era quello di tagliare.

Si arrivò così all’assunzione delle decisioni su quali scuole accorpare o chiudere sul territorio. Il tutto doveva essere definito in un piano provinciale discusso in un’apposta conferenza provinciale. Un processo che come si può immaginare alimentò parecchio dibattito anche nella periferia dei territori, nelle scuole toccate, chiuse, aggregate, tanto da trasformare il processo di razionalizzazione come elemento scatenante delle numerose proteste.

Per poter conoscere quanto avvenuto basta consultare il volume e i diversi articoli di giornale dell’epoca in esso raccolti che non fanno sconti alla politica del tempo per i numerosi tagli, salassi e duri colpi inferti al sistema scolastico locale, dove tante furono le scuole soppresse. Di fronte alle tante decisioni assunte, il CSP in molti casi espresse parere negativo. Insomma si cercò di fare resistenza non solo sulle decisioni ma soprattutto sul metodo adoperato dalla politica rappresentata dal Consiglio Provinciale di Cosenza. Non mancano i casi in cui i documenti dimostrano come il Provveditore agli studi e lo stesso CSP definirono illegittima la procedura seguita dall’amministrazione provinciale per l’approvazione del dimensionamento. Volarono anche accuse di arroganza amministrativa, di mancanza di trasparenza. Quindi fu un vero e proprio clima di scontro.

La logica dei numeri imposta da Roma e attuata dall’Amministrazione provinciale non rispettò affatto le esigenze, le identità delle singole scuole sul territorio. Una serie di articoli misero in luce molto bene questo sentimento, tra cui uno a firma dello scrivente che parlando della scuola Piragineti Amica di Rossano, raccontava il senso di smarrimento, di perdita di identità dopo la fusione. La conclusione, mi ricordo, fu amara la logica dei numeri prevalse sulle persone. Credo che questa frase colga proprio il cuore del problema. Una frase forte che dovrebbe far riflettere ancora oggi. Ma oltre a queste grandi questioni, dai documenti emergono anche altri aspetti, che mostrano come il CSP si occupava davvero di tantissime cose diverse, come l’istituzione di nuovi corsi, attenzione all’edilizia scolastica, attenzione alla sicurezza con l’applicazione della famosa legge 626 del ’94 che era un problema aperto. Quindi non solo numeri e fusioni, ma anche la vita quotidiana delle scuole, le offerte formative, i problemi strutturali. Insomma il CSP era un organo che cercava nel bene e nel male di tenere insieme tante cose. Quello che emerge è il quadro di una scuola, in grande trasformazione. Una scuola, presa tra riforme nazionali e la spinta all’autonomia, spesso senza le risorse necessarie alle quali si a

Alla luce di quell’esperienza mi preme ribadire che amministrare la scuola sul territorio era allora e forse lo è ancora oggi una grande sfida. Una tensione continua tra la necessità imposta dall’alto e le esigenze reali delle comunità. I documenti raccolti e pubblicati nel volume registrano un’immagine nitida di un sistema scolastico sottopressione dove la logica dei numeri si scontrava con le persone, con le storie delle singole scuole, per cui mi piace chiudere questo contributo con una domanda di fondo sull’educazione moderna, e cioè fino a che punto la riorganizzazione e l’ottimizzazione delle risorse, possano procedere senza compromettere la funzione primaria della scuola che è quella della formazione dei cittadini rispondendo non solo ai bisogni formativi ma anche a quelli sociali di ogni comunità. Un interrogativo sostanziale che si estende ben oltre il periodo analizzato.

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica