Il messaggio di Patìr 2025: «Iniziamo a raccontare insieme i nostri patrimoni»
Si conclude così questa quarta edizione. «Sono luoghi che nulla hanno da invidiare ad altre destinazioni italiane più celebrate e che meritano di essere valorizzate sotto il profilo turistico, esperienziale e culturale»

CORIGLIANO-ROSSANO – Nel momento in cui scegliamo di proporre una narrazione nuova del nostro territorio, lo facciamo con l’obiettivo di riscoprirne e valorizzarne i veri elementi di attrattività. Non solo per i turisti o per i visitatori occasionali, ma anche e soprattutto per gli stessi residenti, che devono tornare a sentirsi parte di una terra unica, viva, capace di trasmettere energia positiva e bellezza. Serve, quindi, un lavoro condiviso, di concertazione tra attori pubblici, privati e Terzo Settore; un impegno che parta dall’individuazione dei punti di forza e approdi alla piena consapevolezza di quanto il nostro territorio custodisca storia, identità, spiritualità distintive e da narrare. Questo è un insieme i luoghi che parla una geografia dello spirito. Non soltanto per il forte legame con la religiosità, ma per il suo genius loci, per la sua dimensione paesaggistica, per quell’immersione tra uliveti e colline che evocano l’infinito.
«I nostri territori – spiega Alessandra Mazzei, presidente dell’associazione Rossano Purpurea, ringraziando tutti gli attori che hanno reso possibile il successo della quarta edizione di Patìr Open Lab, conclusasi la scorsa domenica 25 maggio – possono e devono proporsi come luoghi di pace, di spirito e di armonia. Questo è il messaggio culturale e sociale che dobbiamo costruire: una visione ampia, profonda, autentica, che può diventare anche il filo conduttore di un progetto più ampio di rilancio e attrattività».
«In questi giorni di eventi lo abbiamo dimostrato attraverso le diverse collaborazioni messe in campo: abbiamo un patrimonio straordinario – aggiunge – che va raccontato e reso fruibile in una chiave di sistema. Le nostre colline, le campagne, le masserie sono scrigni di identità, custodi di una storia stratificata. Antichi conventi, spazi rurali e religiosi che ancora oggi trasmettono un senso di spiritualità austera, ma anche di solarità, di legame profondo con la natura e con il sacro. Questi – continua – sono elementi tutt’altro che scontati e meritano una narrazione nuova, rispettosa ma incisiva».
«Pensiamo alla nostra storia: dalle origini magno-greche ai santi patroni, San Nilo, l’Achiropita, San Francesco, fino al Codex, al Patire, alle esperienze spirituali delle agostiniane, di Santa Maria delle Grazie sulle colline della Santa Croce di Rossano e di tanti altri luoghi della fede e della memoria. Chi desidera un’autentica immersione spirituale, non necessariamente religiosa, può viverla qui, nel nostro territorio. Ecco perché – sottolinea – abbiamo parlato anche di destinazione dello spirito».
Serve creare una rete tra questi luoghi, metterli in relazione, costruire percorsi di pace interiore e armonia che siano anche strumenti di racconto, capaci di emozionare, ispirare, attrarre. Le immagini, le parole, i cammini, devono caricarsi di senso, diventare contenuto condiviso e visione di comunità. Non solo Rossano, ma tutto il comprensorio. Le colline che salgono verso la Sila Greca raccontano una bellezza paesaggistica e panoramica straordinaria. Sono luoghi che nulla hanno da invidiare ad altre destinazioni italiane più celebrate e che meritano di essere valorizzate sotto il profilo turistico, esperienziale e culturale.