Clientelismo made in Sud: il saggio di Felicetti riapre la ferita della Questione Meridionale
Presentato a Corigliano-Rossano il libro che sviscera le radici del sistema clientelare, un male antico che continua a frenare lo sviluppo del Mezzogiorno e dell'intero Paese

CORIGLIANO-ROSSANO - “Radicamento ideologico del sistema clientelare”. Mercoledì scorso, nella cornice dell'Artemisia lounge bar di Rossano, è stato presentato il libro di Luigi Giovanni Felicetti sul sistema clientelare che continua a perversare nella nostra società. Un saggio che ha animato la discussione e ha acceso un bel dibattito.
L'incontro, moderato da Erminia Madeo, ha visto protagonisti Maurizio Traversari, che ha condotto il pubblico in un acuto excursus storico, illuminando le radici lontane del clientelismo e le sue persistenti ripercussioni nel tessuto sociale. Poi Antonio Fazio, del Progetto Voci in coro, ha toccato corde emotive profonde condividendo la sua esperienza personale e offrendo una disamina lucida delle dinamiche clientelari vissute in prima persona. A completare il panel, Rosa Chiara De Simone che ha letto con incisività alcuni passaggi chiave del saggio, rendendo palpabile la portata delle riflessioni proposte dall'autore.
E a proposito dell'autore. Chi è Luigi Giovanni Felicetti? Docente di italiano e latino con una ventennale esperienza nella scuola secondaria, ha dedicato due anni di intenso lavoro alla stesura di quest'opera di 220 pagine e 37 capitoli. Il suo intento è chiaro: sviscerare la radice ideologica del sistema clientelare, con un focus particolare sull'Italia meridionale. Felicetti analizza come tale sistema si sia insinuato profondamente nella società, plasmando eventi e dinamiche socioeconomiche.
Il saggio non si limita a una sterile riproposizione della "questione meridionale", ma cerca di rendere comprensibile il perché, in alcune aree geografiche, l'impegno e il merito spesso cedano il passo alla ricerca di protezione e favoritismi. L'autore traccia un filo conduttore che parte dal mondo greco-latino per arrivare alle dinamiche contemporanee, evidenziando come concetti quali nepotismo, familismo, raccomandazioni e disuguaglianze abbiano contribuito a forgiare una mentalità di "appartenenza e protezione".
In un contesto globale segnato da nuove tensioni internazionali, Felicetti sottolinea come la persistente debolezza sistemica italiana, acuita dal divario Nord/Sud, rappresenti un vulnus significativo. Lungi dal voler semplificare la complessità del problema, l'autore evidenzia come il sistema "vassallatico-beneficiario", pur mutando le sue forme, continui a produrre "macerie sociali", apparentemente mitigate da un'emigrazione che, di fatto, non risolve la questione alla radice.
Un punto cruciale del saggio è la riflessione sulla meritocrazia. Felicetti sostiene che parlare di merito ha senso solo in un contesto di pari opportunità, raggiungibili attraverso un sistema scolastico realmente inclusivo e pubblico. In quest'ottica, la scuola diviene l'unica vera agenzia educativa in grado di formare le nuove generazioni, in un'epoca in cui la famiglia sembra aver abdicato al suo ruolo educativo. Solo investendo in una scuola che promuova l'uguaglianza di accesso all'istruzione, l'Università potrà dirsi realmente "del Merito", evitando di divenire appannaggio di un'élite sempre più ristretta e chiusa.
L'incontro di Rossano ha rappresentato un'occasione preziosa per discutere apertamente queste tematiche cruciali, grazie anche alla partecipazione attenta e vivace del pubblico. Il saggio di Luigi Giovanni Felicetti si configura come un contributo significativo al dibattito culturale, invitando a una riflessione profonda sulle dinamiche che ancora oggi condizionano lo sviluppo del nostro Paese e sulla necessità di un cambiamento culturale radicale che parta dalle fondamenta della società: la scuola.