Nel ricordo non l'hanno ucciso: 50 anni fa moriva Sergio Ramelli
Il coordinamento cittadino di Fratelli d'Italia di Corigliano-Rossano ricorda il giovane, vittima dell'odio ideologico. Ma in un territorio invaso di toponimi poco identitari, forse occorre osare di più: una via, una piazza, una scuola per Ramelli

CORIGLIANO-ROSSANO - Nella memoria non l'hanno ucciso. Quanto basta ad un inconsapevole eroe del suo tempo per vivere in eterno. E la memoria risuona, ancora oggi, con una forza straripante, a cinquant'anni esatti da quel tragico 29 aprile 1975, giorno in cui la giovane vita di Sergio Ramelli fu spezzata a seguito di una brutale aggressione a Milano. Diciotto anni, la "colpa" di un tema scolastico in cui aveva espresso le proprie idee, e la cieca violenza ideologica di estremisti di sinistra lo condannarono a 47 giorni di agonia, fino appunto alla morte.
La nota diffusa dal coordinamento cittadino di Fratelli d'Italia ripercorre con dolore e indignazione la vicenda di questo giovane militante del Fronte della Gioventù, vittima di un clima di odio politico che non si placò nemmeno dopo la sua scomparsa, segnato da ulteriori atti di vilipendio. Solo anni dopo, la giustizia fece il suo corso, portando a condanne che, seppur lievi, sancirono una responsabilità morale indelebile.
Oggi - si legge nella nota di FdI Corigliano-Rossano - il ricordo di Sergio Ramelli non si affievolisce, anzi, si rafforza grazie anche al gesto significativo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha emesso un francobollo commemorativo. Un atto che restituisce dignità a un ragazzo che pagò con la vita la sua libertà di pensiero.
Ma al netto delle commemorazioni, serve osare di più. In una terra che quotidianamente affronta il disagio di una generazione in cerca di riferimenti, chiedere con convinzione l'intitolazione di una via, una piazza, una scuola a Sergio Ramelli potrebbe essere un segnale culturale importante
Un gesto che non vuole riaprire ferite, tantomeno fare revisionismo storico, ma costruire ponti verso il futuro. In un territorio "invaso" di toponimi distanti dalla tradizione e dalla cultura italiana, declinare uno spazio pubblico a Sergio Ramelli rappresenterebbe un segnale potente. Un modo per onorare non solo la sua memoria di un ragazzo di credo, ma anche per offrire ai giovani un simbolo di coraggio, di coerenza e di fede nei propri ideali.
Perché - come sottolinea la nota di Fratelli d'Italia - Sergio Ramelli incarna tutte le vittime dell'intolleranza ideologica e il suo sacrificio ci ricorda l'importanza del rispetto reciproco e della convivenza democratica. In una società che rischia la dispersione totale, la figura di Sergio può e deve diventare un faro per una nuova generazione che ha bisogno di ritornare a credere nei valori, nell'appartenenza, nel bene comune.
A cinquant'anni dalla sua morte incolpevole, Sergio Ramelli non è stato ucciso nella memoria di chi crede ancora nel valore delle idee e nel diritto di esprimerle liberamente. E l'auspicio è che anche a Corigliano-Rossano, la sua storia possa trovare un luogo tangibile, un monito silenzioso ma eloquente contro ogni forma di violenza e di intolleranza. E non solo a parole!