I Połëcënellë negli studi dell'Eco dello Jonio: la narrazione di una tradizione unica
Un racconto speciale e inedito di una tradizione antichissima, piena di simboli, tenuta in vita da un gruppo di giovani che hanno deciso di far conoscere e valorizzare una delle maschere più antiche del meridione

CORIGLIANO-ROSSANO – Esiste un Carnevale calabrese legato intimamente a storie ancestrali e misticismo, che celebra l’alternarsi delle stagioni e omaggia la terra al suo risveglio in primavera.
È il Carnevale di Alessandria del Carretto che con le sue maschere, i Połëcënellë Bielle e Brutte, è venuto a farci visita negli studi dell’Eco dello Jonio. A promuoverlo e custodirlo è un gruppo di giovani che ha deciso di ritornare in Calabria per far rivere la tradizione e ripopolare il piccolo centro di Alessandria. Con perseveranza e caparbietà stanno lavorando affinché questo patrimonio venga conosciuto e apprezzato anche oltre i confini regionali.
Tante le manifestazioni a cui hanno partecipato – tra cui il prestigioso ed elegante Carnevale di Venezia nell’ambito della sfilata delle maschere antropologiche – e i progetti di valorizzazione messi in campo – su tutti il Museo Alessandrino delle Maschere - per diffondere questo prezioso patrimonio immateriale.
Durante i preparativi della puntata andata in onda ieri sera (puoi rivederla qui) ci hanno raccontato del profondo legame degli alessandrini con i Połëcënellë. Tutto si concentra e si consuma il martedì grasso. Il racconto delle maschere e della loro storia, infatti, parte dalla vestizione. I preparativi che precedono la sfilata - ci hanno spiegato i giovani che tramandano la tradizione e custodiscono i saperi sulle maschere – sono un vero e proprio rituale e rappresentano uno dei momenti più intensi dell’intero Carnevale. La comunità si riunisce attorno alla Połëcënella che viene meticolosamente agghindata mentre tutti bevono vino, raccontano aneddoti e si divertono.
Stoffe colorate, preziosi scialli e fazzoletti vengono posizionati con cura sul vestito della Połëcënella che dovrà rimanere intatto tutto il giorno fino al tramonto. La maschera, posizionata sul volto alla fine della vestizione, è solitamente personale perché viene costruita seguendo il calco del viso di chi la dovrà indossare. La maschera, inoltre, nasconde un segreto: si narra che il legno utilizzato per produrre le maschere rilasci delle sostanze capaci di stordire la persona che la indossa dando vita a un delirio che si mescola alla danza, rendendo sempre meno netto il confine tra euforia e lucidità.
Il costume che vediamo oggi è il risultato di una stratificazione di tradizioni che giungono addirittura da oltre oceano. Gli emigrati alessandrini, ad esempio, erano soliti spedire delle coccarde che poi sono state aggiunte all’abito impreziosendolo. L’intaglio delle maschere, invece, viene tramandato grazie all’interesse di molti giovani che hanno deciso di voler imparare quest’arte da coloro che ne custodiscono i segreti e le tecniche.
Insomma, la storia degli alessandrini è una storia di radicamento e amore per la propria terra. Di caparbietà e voglia di cambiamento. Una storia di tradizione e futuro pensata per essere a misura d’uomo, una storia che supera i confini ma che continua ad essere pienamente sé stessa solo nel luogo in cui è nata.