«Sybaris è a Sibari». Demma "svela" le ricerche degli ultimi anni: «Tante scoperte e nuove visioni» | VIDEO
Il workshop Sybarityk@ ospitato al Museo è stata un’occasione per fare il punto sui dati e sui risultati delle ricerche di questi ultimi anni. Tra le novità anche i nuovi allestimenti dei Musei di Sibari e Amendolara
SIBARI – Si sta svolgendo in questi giorni, al Museo di Sibari, Sybarityk@, il workshop internazionale sulle ricerche archeologiche in corso nella Sibaritide organizzato dai Parchi archeologici di Sibari e Crotone in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio della Provincia di Cosenza.
I gruppi di studio intervenuti il 25 e il 26 novembre, si sono riuniti per fare il punto sulle ricerche e condividere i dati emersi nel corso dei lavori di revisione e di indagine archeologica condotti nel corso degli ultimi anni nel territorio della Sibaritide da prestigiosi istituti di ricerca italiani ed internazionali.
Come ci spiega il Direttore dei Musei, Filippo Demma, il workshop arriva dopo quattro anni di intenso lavoro delle équipe del Parco impegnate nella creazione delle infrastrutture per la ricerca archeologica: «Questo momento di confronto – ci spiega Demma – ha dato modo a tutti i gruppi che hanno lavorato e lavorano in quest'area archeologica, con il mondo accademico e scientifico, di riunirsi e confrontarsi. Un’occasione, dunque, per fare il punto con tutte le équipe (canadesi, svizzere, danesi, olandesi e italiane) che hanno presentato i loro inediti nel corso di questi due giornate. In questi quattro anni, infatti, oltre ad aver ultimato le strutture e le infrastrutture della ricerca, abbiamo cominciato a presentare i risultati in varie sedi nazionali».
Tutto questo, oltre ad avere uno scopo conoscitivo e divulgativo, ha anche uno scopo pratico: serve a mettere a disposizione del gruppo di progettazione del Parco i dati e i materiali per il nuovo allestimento dei due musei di Sibari e Amendolara a cui stanno lavorando. Al centro del nuovo allestimento nuovi temi, nuove narrazioni e nuove visioni: «Ci saranno liste di reperti appena usciti dalla terra – annuncia con soddisfazione Demma - che arricchiranno il già notevole patrimonio di beni e materiali. In più, grazie allo studio delle équipe del Parco e al lavoro di alcuni giovani dottorandi, sono stati revisionati una serie di materiali già noti e tanti altri materiali che giacciono da sempre nei nostri magazzini e che risultavano ignoti». Un grande lavoro di sistematizzazione in vista della valorizzazione e della presentazione delle nuove scoperte.
E rispetto proprio alle scoperte più rilevanti di questi anni Demma ricorda l’edificio arcaico: «L’edificio è stato ritrovato sotto la Plateia A durante i saggi dello scorso anno ed era stato presentato in anteprima all’Accademia Pontaniana di Napoli. È un edifico arcaico importantissimo ed è il più grande dei templi arcaici della Magna Graecia finora scoperti di area Achea. È il modello del più antico athenaion di Posidonia Paestum e degli edifici di Metaponto. Ha contatti dirimenti con i thesauroì attribuiti ai sibariti, cioè gli edifici che i sibariti avevano costruito sicuramente ad Olympia e Delfi. È, dunque, una scoperta importantissima che si inserisce nel quadro di un ristudio dei dati degli anni 2010-2014, quando furono fatti i pozzetti drenanti, e che ci certifica che, al di sotto di quella che poi sarebbe stata la plateia A dell’antica Thurii, c’è una sequenza ininterrotta di edifici arcaici che risponde a tutte le domande e ci dice dov’era veramente Sibari e cioè dov’è sempre stata, dove abbiamo sempre saputo che fosse: sotto il Parco del Cavallo».
«Con questi dati – ha aggiunto - abbiamo anche, finalmente, ricostruito integralmente il tetto arcaico già parzialmente esposto al museo che sarà riallestito in maniera completa e filologicamente aderente alla realtà. In più, abbiamo ricostruito la sequenza stratigrafica all’asciutto - con l’impiego di pompe idrovore – che ci consente di leggere scientificamente una sequenza di materiali che va dalla fondazione di questo tempio (580 a.C.) e arriva all’età imperiale, quindi leggiamo in filigrana tutta l’evoluzione della storia urbana. Tutto scientificamente documentato, e per Sibari non è poco perché non accadeva dagli anni ’70».