Il connubio vino-archeologia piace... e Pompei "copia" Sibari
"Eno – Oino, un mese di…vino" ha ispirato l'evento "Pompei, dell'antichità della vitae e del vino"? Forse, questa volta, il Parco Archeologico di Sibari ha «fatto scuola». Sperando che sia l'inizio di una rivoluzione copernicana nel campo delle idee per promuovere il territorio
SIBARI - Che il Parco Archeologico di Pompei sia una delle aree archeologiche di maggior interesse a livello planetario è fuori discussione; pertanto, se in questo Istituto si organizza un evento simile a quello che è in corso al Parco Archeologico di Sibari, non può che avvalorare la tesi secondo la quale Sibari stia divenendo un vero e proprio punto di riferimento nel panorama museale italiano. Miracoli che accadono, anche nella nostra "periferica" Regione, quando alla guida degli enti vengono poste persone capaci e determinate, come il direttore Filippo Demma.
Ma vediamo nel dettaglio cos'è accaduto.
Al Parco Archeologico di Sibari è stato organizzato un vero e proprio viaggio dalla vigna al museo; un affascinante percorso eno-archeologico accompagnato da una inedita esposizione di reperti selezionati intitolato "Eno – Oino, un mese di…vino" che è in programma dal 23 agosto al 30 settembre a Sibari. L'interessante iniziativa è stata condivisa e rilanciata anche dai canali social del Ministero della Cultura (e già questa, di per sé, è una piccola grande conquista).
Successivamente è stato promosso al Parco Archeologico di Pompei un evento dedicato al vino... e fin qui tutto tutto normale, se non fosse che tra i commenti, al post promozionale di questa manifestazione, c'è stato anche un utente che ha fatto un vero e proprio parallelismo tra Pompei e Sibari, scrivendo che quest'ultima abbia "fatto scuola".
Non sappiamo se effettivamente Pompei si sia "ispirata" a Sibari per il suo percorso eno-archeologico, ma ci piace pensarlo. Non essere il fanalino di coda, ma promotori di idee innovative e accattivanti, ci inorgoglisce.
A proposito di eventi accattivanti, a Sibari continuano gli appuntamenti: al vino e all'archeologia si unisce anche jazz per un settembre ricco di emozioni con jazz&wine. Grazie a una serie di “incursioni archeologiche” (tutte programmate alle ore 17:00), a cura dello staff del Parco archeologico, il pubblico potrà ammirare originali reperti inediti collegati alla storia del vino e visitare le cantine dei produttori di vini Dop Terre di Cosenza, accompagnati da note jazz, tutte al femminile, del Peperoncino Jazz Festival.
Si farà tappa a Castrovillari nelle Tenute Ferrocinto il 5 settembre con il "Rossana Casale Jazz Quartet" e l’approfondimento “Vino da Bordeaux? No, da Corinto! Divagazioni intorno ad un’anfora corinzia del VII secolo a.C.” curato da Marco Pallonetti.
Il 7 tappa a Bisignano nella Tenuta Le Conche con "Nives Raso & Lorenzo Iorio Duet" che intoneranno “Napòlide – Omaggio a Pino Daniele” e la lectio “Vino al setaccio. Archeobotanica ed enologia” di Donatella Novellis.
Il giorno dopo a Saracena, nelle Tenute Masseria Falvo, il "Francesca Tandoi Trio" accompagnerà la conferenza “Chous è questo? Vino e feste sacre fra Atene e Thurii” di Bianca Ambrogio.
Il 9 settembre ci si sposterà poi a Bisignano nelle Tenute Serracavallo suonerà il "Joy Garrison Quartet" che farà il paio all’incursione di Serena Guidone dal titolo “Elegante come un cigno: una raffinata coppa da vino ci parla del Simposio”.
Il 13 settembre si torna a Castrovillari nelle Tenute Celimarro con il "Francesca Calabrò Trio" dove l’archeologo Pallonetti riproporrà il suo intervento “Vino da Bordeaux? No, da Corinto! Divagazioni intorno ad un’anfora corinzia del VII secolo a.C.”.
Ultimi due appuntamenti a San Marco Argentano, il 22 settembre, alle Tenute La Matina con il "Beatrice Valente Jazz Trio" e il “Question time: lo staff del Parco risponde alle curiosità archeo-enologiche del pubblico” - con gli archeologi Filippo Demma, Bianca Ambrogio, Serena Guidone, Donatella Novellis e Marco Pallonetti, e il 23 settembre ad Altomonte alle Tenute Terre di Balbia con il "Lauren Henderson Quartet" e dove la Novellis riproporrà la lectio “Vino al setaccio. Archeobotanica ed enologia”.
Concludiamo con le parole del direttore del Parco di Sibari Filippo Demma: «Portarci alle labbra un bicchiere di vino è la ripetizione di un gesto che è parte integrante del nostro passato e delle radici storiche che legano fra loro i popoli del Mediterraneo antico». Dunque in alto i calici (o gli "sciannachelli") per brindare a questa iniziativa tesa a promuovere lo sviluppo locale su base culturale dell’intera Sibaritide.