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La storia di Camillo Toscano, fondatore dell’Accademia degli Spensierati di Rossano

7 minuti di lettura

Gli avvenimenti sui quali andrò a riferire gettano luce su un personaggio non secondario della storia e dell’intellettualità rossanese, quello di Camillo Toscano, e si svolgono tra genealogia, cronaca e memoria di famiglia, muovendo attraverso vicende, uomini e cose. Cercherò di fornire un contributo biografico sul Toscano, per la conoscenza di quanti in passato hanno dato lustro e cultura alla Città di Rossano. Di Camillo o meglio “Giovan Camillo, esponente di spicco dell’ambiente socio-politico cittadino” come piace riportare a Francesco Pace Joele1 sappiamo che era figlio di Giov. Paolo Toscano e Jannella Lettieri. Tuttavia, prima di stendere alcune note biografiche su uno dei personaggi più insigne della casata Toscano, quale si dimostrò essere Camillo, nell’ambito del panorama culturale e politico della città, penso sia necessario fare una opportuna precisazione riguardo al suo vero nome, così come nel tempo, attraverso gli scritti, si è conosciuto, poiché, come detto, non manca chi sostiene che il vero nome di battesimo di Camillo Toscano sarebbe Giovan Camillo2.

Trovo difficoltà a sostenere questa tesi avendo potuto consultare diverse e accreditate fonti storiche oltre che il prezioso dattiloscritto di Casa Toscano: Cenni storici e genealogici sulla famiglia Toscano, compilato da fonte anonima3 dal quale si apprende che era dotto e preparatissimo e si fece molto ammirare per il suo talento, coltissimo negli studi classici delle lettere latine e greche. Nel documento, infatti, ritenendo le due persone diverse, si fa netta distinzione tra Camillo Toscano e Giovan Camillo Toscano, cui Filippo II, come scrive anche il de Rosis, con privilegio spedito da Madrid, nel 1590, per le sue doti militari gli concesse l’Ufficio di Vice Secreto e Maestro Portulano di Rossano, una carica già ricoperta precedentemente da Bernardino Toscano, nel 1481, per concessione di Ferrante d’Aragona4, così come si evince anche da quanto annota il Gimma nella successiva nota (5). Pertanto nel prosieguo della biografia continuerò a nominarlo solo Camillo.

Nato a Rossano verso la metà del XVI secolo intraprese con successo, la professione militare, facendosi apprezzare per il suo valore e coraggio.

Fu promotore di quel movimento intellettuale nato sul finire del XVII secolo, e fondatore, insieme a Giacinto Gimma ed altri, in quell’epoca a Rossano, della formazione di un’Accademia detta degli Spensierati, avente per emblema un campo di gigli col motto: Non alunt curas, (nella traduzione letterale non nutrono pensieri, senza preoccupazioni = spensierati), in contrapposizione all’Accademia dei Naviganti, già presente in città dagli inizi del secolo XVI, nell’ambiente culturale della nobiltà rossanese, sostenuta allora da una delle più illustri e facoltose famiglie rossanesi: la famiglia Cito, che manteneva assidue relazioni con personalità famose della cultura del tempo e teneva per «impresa una nave senza arredi in mar tempestoso alla scorta d’una stella» col motto: Duce Secura, ossia con la tua guida io sono sicura.

Alla nascente Accademia aderirono illustri personalità del tempo tra cui Giovan Battista Castagna, vescovo di Rossano, poi eletto papa con il nome di Urbano VII e Girolamo Verallo, pure lui vescovo di Rossano, Benedetto XIII, come menziona il Malpica5.

Ma erano accademici, come ci ricorda Francesco Gallo, anche alcune personalità come «i vescovi di Umbriatico, Nicastro, Policastro e Ragusa la principessa Aurora Sanseverino di Bisignano (1667-1726), il cardinale Fabrizio Paolucci di Forlì (1651-1726) […] Furono soci anche l’illustre medico e sacerdote Carlo Musitano di Castrovillari (1635-1714), autore di “De lue venerea” ed il medico Tommaso Donzelli (1654-1702), Barone di Dogliola e Vice Cancelliere del Collegio dei Medici del Regno di Napoli»6.

Era un periodo di grande rinascita culturale per Rossano, per l’esistenza contemporanea delle due accademie frequentate da numerosi uomini illustri e anche da persone modeste che amavano l’apprendimento e l’esercizio del buon studio: ne dà prova Camillo…, famoso per la sue conoscenze nella letteratura classica.

Sull’Accademia credo sia utile riportare il pensiero del Gimma, studioso e letterato della stessa, che di Camillo così sosteneva: «[…] Camillo Toscano Uomo Nobile, ed ornato di Greca, e di Latina letteratura, siccome rinvigoriva i Colleghi colle sue dotte composizioni; cosi essendo nate tra’ medesimi le discordie, e divisi in fazioni gli Accademici, cagionò la fondazione degli Spensierati, formando per Impresa un’Alcinoe in mar tempestoso, col motto Adversa securus. Era di questa molto parteggiana la Famiglia de’ Toscani; conforme di quella de’ Naviganti era la Famiglia de’ Citi. E crescendo con qualche invidia la gara di amendue; bisognò che a darsi freno alle continue discordie si abbandonassero i virtuosi esercizj. Fiorirono in quelle Adunanze non solo Mario Paramati; ma similmente il Decano Pier Foggia, che nel 1540: stampò un Trattato degli Esorcismi. Silvestro di Franco Religioso Cappuccino Procuratore dell’Ordine, insigne Oratore in più Città dell’Italia, e da Gregorio XIII, eletto Vescovo di Mileto; che ricusò la carica per non abbandonare la sua Religione; Soggetto di gran dottrina, che, pubblicò dalle stampe di Gio. Mariscotti in Firenze nel 1563. De Duodecim Effusionibus Sanguinis Christi. […] Sino all’anno 1600, non si vide in Rossano Ragùnanza sotto alcun titolo; solo congregandosi i Cittadini virtuosi in sessioni erudite; ma poscia estinta la memoria delle antiche inimicizie; si ravvivò il titolo degli Spensierati sotto il governo di Giuseppe Marino laureato nella Medicina, che fu eletto al Principato dell’Accademia. Ebbe il suo principio tal carica nella persona di Camillo Toscano, che si ha per Fondatore; a cui succede il Paramati; indi il Medico Marino, e seguita la di lui morte, la continuò Francesco di Lauro, che da’ Regij Sedili dell’Amantea, e di Catanzaro si trasferì col Padre in Rossano. Morto in età d’anni quaranta fu dagli Accademici eletto Carlo Blasco Dottor delle Leggi, che necessitato dagli affari domestici, e dalle cure degli Uficj, a’ quali fu dal Padrone della Città impiegato, dopo tredici anni di governo, volle farne volontaria rinunzia. Fu tosto con voto comune degli Accademici eletto al Principato D. Ignazio di Lauro Canonico, e Tesoriere della stessa Cattedrale di Rossano; che per accrescere il fervore all’Adunanza, cominciò a frequentare con nobile esercizio le sessioni, non senza grande soddisfazione de’ Cittadini»7.

Valide attestazioni sul profilo di Camillo Toscano e sugli attriti tra le due Accademie ci arrivano pure dal Gradilone, altro storico rossanese, che in un passaggio della sua monografia così scrive: «[…] pur non estraneo ad un ambiente, come quello locale, fervido di sangue e di corrucci, coltivava con amore gli studi classici e le lettere italiane. Insieme con il congiunto Orazio, sensibile anche lui ai diletti dello spirito, accolse nella sua casa ospitale i più colti personaggi della città, amici o parenti della sua famiglia, dando così luogo a riunioni periodiche, che a lungo andare divennero tali da favorire il disegno di trasformare l’esperienza in una vera e propria istituzione. Ma due accademie erano troppo in una città che, per quanto, dopo Cosenza, fosse per importanza e per abitanti la seconda della provincia, nondimeno era condizionata dagli stessi suoi limiti nel campo della cultura e, in questo campo, dal disagio di coloro, che ne erano i più autorevoli esponenti, di dover prendere partito per l’una o per l’altra. […]»8.

Anche tale avvenimento, che pure poteva e doveva essere motivo di maggiore crescita culturale per la città divenne invece occasione di competizione aspra all’interno della quale a farla da padrone furono la discordia e l’inimicizia che si andavano consolidando tra le più famose famiglie di Rossano ed in particolare tra quella dei Toscano e dei Cito, che legati da rapporti di parentela ai Britti e ai Caponsacco, diedero origine per motivi di tornaconto economico-politico a un’unione, tra le rispettive famiglie, contrapponendosi alla famiglia dei Toscano.

Gli attriti e il dissenso iniziarono intorno, alla chiusura del XVI secolo, con le uccisioni di membri appartenenti alle due consorterie. Le problematiche relazioni personali tra le famiglie dei Toscano e dei Cito, non solo furono la causa di una ricaduta negativa e dell’avvelenamento del clima nell’ambito della comunità rossanese, ma determinarono anche la fondazione di una nuova accademia, conosciuta per la sua maggiore fama come quella degli Spensierati.

A riprova dell’antagonismo di forze, ideologie e interessi tra le diverse famiglie, calza perfettamente la riflessione del Joele Pace che al riguardo scrive: «[…] A voler condurre a fondo l’indagine, si può affermare che una simile testimonianza lascia chiaramente intendere che il conflitto giurisdizionale sorto tra le famiglie Cito, Interzati e Toscano – cui fa riferimento l’autore per giustificare la presenza in città di due opposte società letterarie – abbia avuto, come si cercherà di chiarire, ben altre origini e dissimulate motivazioni che una semplice disputa culturale»9.

Anche sulla sua morte non si possiedono notizie certe, tuttavia, secondo alcune fonti storiche l’intellettuale e politico rossanese concludeva il suo percorso terreno ricco di lodi sul finire del XVI secolo.

 

BIBLIOGRAFIA

*Da G. Tremigliozzi, Nuova staffetta da Parnasso circa gli affari della medicina e drizzata all’illustrissima Accademia degli Spensierati di Rossano, Francoforte, 1700.

1 F. Joele Pace, L’Accademia degli Spensierati di Rossano – Tra mito e cronaca, Ferrari Editore, Rossano 2016, p. 101.

2 Cfr. F. Joele Pace, L’Accademia …, p. 102. [La menzionata petizione dei Toscano, quindi, integralmente trascritta dal Gradilone, aiuta a rendere ragione della condizione critica venutasi a creare in Rossano alla fine del´ 500, consentendo di fare chiarezza sul personaggio cardine ricordato da Gaetano Tremigliozzi: quel Camillo (o meglio, Giovan Camillo) Toscano considerato l’elemento di spicco dell’ambiente socio-politico cittadino, nonché il fondatore di quel “salotto letterario” che, dopo l’anno 1600, si intitolerà Accademia degli Spensierati. […] Nel documento citato, tuttavia, e l’annotazione appare rilevante, non si fa alcun riferimento alla presenza di Giovan Camillo in quell’anno – questo il nome di battesimo e non soltanto Camillo secondo la versione del Tremigliozzi –; un aspetto a riguardo abbastanza esplicativo da indurci a ritenere che egli fosse a tale data ormai defunto].

3 Cfr. Anonimo, Cenni storici e genealogici sulla famiglia Toscano, p. 12; Cfr. L. de Rosis, Cenno storico della città di Rossano e delle sue nobili famiglie, Stamperia Nicola Mosca, Napoli, 1838, p. 542.

4 Ibidem. Anonimo, pp. 11-13.

5 C. Malpica, La Toscana, l’Umbria e la Magna Grecia, dai tipi di Andrea Festa, 1846, p. 307. [… Dotta ebbe da tempo immemorabile un’Accademia nel nome de’ Naviganti. Questa fu poi nel 1500 riordinata da Camillo Toscano col titolo de’ spensierati. …].

6 F. Gallo, I grandi medici calabresi da Alcmeone a Dulbecco, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza, 2013.

7 G. Gimma, Elogi Accademici della Società degli Spensierati di Rossano…, Parte II, Pubblicati da G. Tremigliozzi, C. Troise, Napoli, 1703, pp. 405-406.

8 A. Gradilone, Storia di Rossano, Editrice MIT, Cosenza, 1967 p. 486.

9 F. Joele Pace, L’Accademia …, p. 27.

(Nel riquadro della foto l’incisione de l’Accademia degli Spensierati di Rossano)

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica