Dai Templari alla Sacra Sindone: storie e leggende del Castello di Roseto Capo Spulico
Questa domenica andremo alla scoperta di un luogo di particolare interesse culturale anche a livello nazionale e presente già nelle antiche mappe nautiche, una tra queste è quella dell'Italia affrescata nella Sala delle mappe presso i Musei Vaticani
Proseguiamo il nostro viaggio attraverso i Marcatori Identitari Distintivi della Calabria del nord-est, con la rubrica che per tutta l'estate, ogni domenica, ci porterà alla scoperta di luoghi, tradizioni e personalità di spicco.
Questa settimana andiamo a Roseto Capo Spulico, nell'Alto Jonio calabrese per scoprire il Castello arroccato su uno scoglio. Un luogo di interesse culturale anche a livello nazionale presente già nelle antiche mappe nautiche, una tra queste è quella dell'Italia affrescata nella Sala delle mappe presso i Musei Vaticani.
Il castello è di forma trapezoidale ed ha tre torri, di cui una merlata e più alta rispetto alle altre. Vi sono ampi saloni di rappresentanza all'interno (visitabili), ed all'esterno si possono vedere cisterne e scuderie. La tradizione vuole che, tra il 1204 e il 1253, durante il regno di Federico II, il castello custodì la Sacra Sindone del nostro territorio*.
All’interno delle mura del “Castrum Petrae Roseti” si celerebbe il più grande mistero della cristianità: il Sacro Graal. Il maniero appartenuto ai Templari e requisito da Federico II, inseguito all’inasprimento dei rapporti durante la VI crociata, proverebbe la localizzazione in Calabra della reliquia più cercata della Storia. È un documento federiciano inedito l’elemento che lo confermerebbe. Tale indizio è stato ritrovato nel 1998 da Yasmin, egittologa e docente di Storia Medievale e Paleografica e Kathrin Von Hohenstaufen, discendenti dirette dello Stupor Mundi, in un archivio di origine normanna custodito nel Castello di Alfi Fiordimonte. Questo prezioso reperto attesterebbe l’appartenenza della Coppa Sacra, della Sindone e delle Sacre Bende all’Imperatore e il transito delle preziose reliquie nel Castello di Roseto Capo Spulico. Questa scoperta che all’epoca fece scalpore, ricevette anche un riconoscimento pubblico da parte dei Cardinali Antonio Innocenti, Francesco Colasuonno e Ersilio Tonini. Ma è la misteriosa sfera di pietra e calce, ritrovata durante l’ultimo ammodernamento del castello, ad essere l’elemento che più avvalorerebbe tale affascinante ipotesi e che risolverebbe la ricerca senza fine che ha affascinato e ispirato letterati, scienziati di ogni epoca e che alimenta ancora la legenda di Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. La pietra sferica con sopra incisi i simboli templari dell’Agnello mistico, della Croce e del Giglio, ritrovata dentro un anfratto murato della Torre della Sindone del castello, sarebbe a detta delle Von Hohenstaufen l’Omphalos quel “Loculo Ubi Christi Cenavit” contenente il Graal.**
*fondoambienteitaliano.it
** Proposta ufficiale di mappatura del Mid della Calabria depositata alla Regione Calabria