Longobucco, il paese dei briganti e dell’arte tessile: una meraviglia da scoprire
Un comune che merita di essere visitato, osservato e percorso in ogni suo frammento storico e naturalistico per contrastare il suo isolamento e coltivare la sua tradizione e la sua storia
LONGOBUCCO - Il comune di Longobucco, noto come il “Paese dell’argento e dei Briganti”, sorge nel cuore della Sila Greca e gran parte del suo territorio si estende all’interno del Parco Nazionale della Sila (Uno dei tre parchi nazionali regionali) alternando montagne, laghi e fiumi in grado di ospitare una variegata flora e fauna. Proprio le acque del fiume Manna che scorrono all’interno del comune hanno plasmato il suo territorio creando una “Lunga buca” dalla quale sarebbe nata la sua toponomastica. Apprezzato per la sua eccellenza gastronomica e tessile, Longobucco è uno dei pochi borghi calabresi nei quali ancora oggi prosegue la lavorazione dei tessuti impiegando gli antichi telai a mano adoperati anche per la produzione di finissimi copriletti e arazzi.
Il Paese dell’argento
Le sue origini, al pari di molti borghi calabresi, risalgono alla Magna Graecia quando Omero nell’Odissea la chiamava ancora “Temesa” raccontando delle sue miniere d’argento vicine al torrente Macrocioli, le stesse che oggi sono attentamente monitorate dalla comunità scientifica italiana ed europea per le sue peculiarità geologiche e ambientali. Sugli stessi basamenti d’argento sopra i quali la comunità di Longobucco ha attraversato più di mille anni di storia, “Il Paese dell’argento” ha inciso parte della sua fortuna: l’estrazione di questo prezioso metallo ha infatti favorito la costituzione della Via delle Miniere – un sentiero storico e naturalistico da percorrere per scoprire come avveniva l’asportazione dell’argento e la lavorazione della galena argentifera. Questa preziosa materia, anticamente impiegata dai Sibariti, Crotoniati e Romani per la coniazione delle proprie monete, venne poi richiesta dall’abate Gioacchino da Fiore per la realizzazione di due calici d’argento finemente incisi, oltre che per la lavorazione di preziosi manufatti e tesori destinati a diversi Papi ora in mostra nei musei napoletani.
Terra di briganti
Gli arroccamenti e l’aspra morfologia del territorio, che alterna montagne e fortificazioni sparse, hanno costituito il perfetto scenario sul quale si sviluppò uno tra i più complessi, divisivi e sfaccettati fenomeni socio-culturali dell’epopea meridionale e meridionalista e dell’intera narrazione nazionale sul Risorgimento italiano come il brigantaggio. Longobucco diede i natali a numerosi briganti tra cui Antonio Santoro, detto Re Curemme e, soprattutto, Domenico Strafaci, detto Palma, le cui imprese tramandate dalla tradizione orale popolare alternano sacro e profano mischiando la realtà alla fantasia. Del brigante Palma, detto Il Re della Montagna e dedito alla macchia nel 1860 dopo aver schiaffeggiato un ricco signorotto di Rossano, si parlò come del “Brigante coraggioso” tanto che qualche anno fa l’amministrazione comunale di Rossano Calabro ha deciso di dedicargli una via per celebrare la sua memoria.
Le sue incrollabili e profonde radici ancorate nel prezioso materiale custodito nella sua terra, raccontano di una realtà con “l’argento vivo addosso” tutta da scoprire e conoscere. Insomma, maggiormente nel complesso momento che sta vivendo la comunità del “Paese dell’argento e dei Briganti” legata alla crisi infrastrutturale, Longobucco è un comune che merita di essere visitato, osservato e percorso in ogni suo frammento storico e naturalistico per contrastare il suo isolamento e coltivare la sua tradizione e la sua storia, cioè, in fondo, le nostre comuni radici calabresi.
(Fonte Meravigliedicalabria.it, Fonte foto: Camera di commercio cosenza)