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A Sibari per la prima volta si può toccare la storia che emoziona e crea consapevolezza

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SIBARI (CASSANO JONIO) – Galeotta fu la scoperta della tomba, catalogata come 22.1, e delle lamelle d’oro che, con la loro iscrizione – ancora tutta da decifrare - tanto possono dirci sui riti orfici e sul culto dell’immortalità dell’anima. Oltre alla valenza intellettuale oggettiva, questi ritrovamenti hanno costituito la possibilità di avviare una vera e propria rivoluzione culturale. Oggi infatti, per la prima volta in tutta la Calabria, non c’è stata separazione tra addetti ai lavori e visitatori.  

Le operazioni di microscavo e di restauro dell’inumato sono iniziate sotto l’occhio incredulo ed affascinato dei presenti. Si tratta di una donna dall’estrazione sociale piuttosto umile - stando almeno al piccolo corredo ritrovato accanto al corpo -. Sull’età e sull’eventuale presenza di patologie invece, ci dirà molto lo studio dei denti e dell’apparato scheletrico mentre le analisi isotopiche ci potranno dare delle informazioni su quello che mangiava. Con l’iniziativa di oggi la cultura esce definitivamente dalla sua torre d’avorio per incontrare la curiosità delle persone.

«Non siamo qui per presentare una scoperta – esordisce il direttore del Parco Archeologico di Sibari e della Direzione regionale dei musei della Calabria, il dott. Filippo Demma -. Siamo qui – incalza -  per presentare una seria iniziativa scientifica di valorizzazione del nostro patrimonio». La volontà è quella di fare rete, di mettersi a sistema e fare in modo che il museo e l’intero Parco archeologico non siano una realtà statica a sé stante, ma costituiscano il volano per lo sviluppo del Turismo e dell’intero territorio». Al tavolo dei relatori per la presentazione del progetto “Mnemosyne. La memoria e la salvezza”, anche Vito Maria Rosario d’Adamo in rappresentanza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’assessore Rosario Varì per la Regione Calabria, la dottoressa Paola Aurino per la soprintendenza della provincia di Cosenza.  

«Non è la prima volta che vengo qui – ha commentato D’Adamo - nel 2019 abbiamo tenuto qua un comitato dell’ordine e della sicurezza. La Calabria fa scuola nella gestione armonica del proprio patrimonio culturale e artistico con l’intento di garantirne la piena fruizione superando le logiche di personalismi. Intendiamo dare spazio a tutti gli operatori del territorio per promuovere la cultura di quest’area. Abbiamo portato qui la coperta di Favella - prosegue - in modo da rendere condiviso lo studio. Si tratta di una sepoltura particolare perché la defunta è seppellita insieme al suo corredo e le laminette, che sono state analizzate con radiografia e tomografia, hanno registrato la presenza di scritti che denotano la credenza nei riti orfici».

Ma quello di Sibari, oltre per ciò che c’è “sotto terra” e il patrimonio archeologico che riserva, è attenzionato anche per la conformazione geografica. «Questo territorio viene guardato con interesse dai francesi perché è simile quello della Siria e dei luoghi dove non è possibile andare e girare film, per questo stiamo lavorando ad un programma condiviso con il Parco archeologico di Sibari al Giffoni film festival».

Dunque il mantra dell’intera giornata: l’identità territoriale ha forza se messa a sistema e in rete con tutti i comuni limitrofi e le loro attrattive.

Aggiunge il direttore Demma: «Intanto abbiamo riunito con lo scopo di promuovere le bellezze del territorio e la sua economia 16 comuni, due diocesi, varie associazioni e altre realità. Soggetti diversi – sottolinea - ma tutti interessati alla valorizzazione culturale ma anche turistica. Non ci sono al momento progetti integrati al di fuori dell’Alto Jonio cosentino. Siamo dei precursori di un accordo di valorizzazione integrata per lavorare insieme e far conoscere e apprezzare la Sibaritide anche oltre confine regionale».

Rincara la dose l’assessore Varì: «il territorio ci restituisce delle testimonianze storiche di straordinario valore per l’umanità. La Regione sta lavorando molto per impiegare al meglio le risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza. Sono convinto che in questo periodo storico non sono le risorse a mancare, siamo noi che dobbiamo essere bravi a far fruttare queste disponibilità. Per questo fare rete è importante. In Calabria i musei di impresa sono tanti e altrettante sono le aziende che smuovono una fetta di economia importante, da Callipo ad Amarelli. Comunicare la Calabria è fondamentale. Abbiamo i fondi di sviluppo e inclusione. Lavorando insieme si può svolgere per questo territorio un grande lavoro».

Così la dottoressa Aurino: «l’iniziativa vuole essere la prima rappresentazione concreta di un nuovo modo di concepire non solo il nostro ruolo ma anche quello delle istituzioni. Occorre una visione, un protocollo d’intesa. Una metodologia secondo la quale i beni archeologici dei 31 comuni che appartengono alla Sibaritide vengano catalogati, conservati e valorizzati secondo una politica comune».

Per rendere la cultura sempre più viva e metterla a disposizione della comunità, il direttore Demma ha le idee ben chiare: «il museo deve essere uno spazio in cui il materiale deve poter ruotare per proporre racconti sempre nuovi. C’è già un accordo con i comuni che potranno concordare dei punti di esposizione per narrare periodi storici o attività ben precise che caratterizzavano la loro città. Un esempio? La narrazione del commercio in Età Arcaica».

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare