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Don Ciro, l’amore per la sua Rossano protagonista del suo apostolato nel campo della comunicazione

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Una pubblicazione quella sul Codex di monsignor Santoro, sulla quale mol­te sono state le valutazioni positive. Si vogliono ricordare quelle: di G. Rulli su La Civiltà Cattolica, Roma, 21-12-’74; del prof. Giuseppe Bovini, Or­dinario di Archeologia Cristiana nell’Università di Bologna e Direttore dell’Istituto di Antichità Ravennati e Bizantine, in “Felix Ravenna”, IV se­rie, VII-VIII – 1974; della prof.ssa Fernanda De Maffei, Ordinaria di Storia dell’arte bizantina all’Università di Roma. 6 - 12 -’74; di M. P. in Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, vol. XXVIII, 1974.

Non sono mancati, inoltre, commenti che collocarono l’opera nel “risve­glio della cultura calabrese contemporanea” tra i quali quelli di Mario Squil­lace, sul Corriere di Reggio, 30-10-1974, e Calabria Turismo, Reggio Cal. N. 2, 1974; del prof. Giuseppe Bernini, S. J. della Pontificia Università Gregoriana di Roma, 8-4-’75; di P. Carlo M. Martini, S.J., Rettore del Pontificio Istituto Biblico, Roma, 30-10-1974; di Lamberto Donati, in L’Osservatore Romano, Città del Vaticano, 27-4-1975. E altri contributi ancora che presentarono lo studio di don Ciro come un’opera avente “un taglio divulgativo che presuppone studi scientifici approfonditi”. Tra i tanti quelli: di Avvenire, Milano, 25-9-’74; di A. Cannizzo S. J., in Rassegna di Teologia, n. 2, p. 195, Napoli, 1975; del prof. Antonio Garzya, ordinario di Filologia bizantina, Università di Napoli, let­tera del 28-4-1975; del prof. Giuseppe Schirò, Direttore Istituto di Studi Bi­zantini e Neoellenici, Università di Roma, lettera del 31-5-1975 che a riguardo scriveva: “Nel caso specifico dirò che il medio limite da Lei scelto è il più saggio: non per amore alla sentenza aristotelica, ma perché di fronte a un monumento simile di cui non si conoscono le precise origini, diffondersi, aggiungere ipotesi ad ipotesi è quanto di più dannoso si possa fare per la so­luzione della problematica proposta dal codice purpureo”9, -limite, a mio modesto parere, sempre attuale per quanti, pur di apparire, spesso si cimentano a scrivere del Codex con scarsa consapevolezza-; di Avvenire, Mi­lano, 23-5-’75; del prof. Elpido Mioni, Direttore dell’Istituto di studi bizantini e neogreci, all’Università di Padova, lettera del 6-7-1975, ai quali si aggiunsero altre recensioni come quelle apparse su: Il Mattino, Napoli, La Gazzetta del Mezzogiorno, Bari, La Scala, Noci, Gazzetta del Sud, Messina, Giornale di Cala­bria, Cosenza, Nuova Rossano, Rossano, Il Popolano, Corigliano C., La Vedetta, Castrovillari, Parola di Vita, Cosenza, La Voce del Santuario, Paola, Calabria Letteraria, Longobardi, RAI, Cosenza, Gazzettino calabrese e quella della dott.ssa Guerriera Guerrieri, Presidente dell’Accademia di Archeologia Lettere e belle Arti della Società Nazionale di Scienze, Lettere ed Arti in Napoli.

Tutti i suddetti riferimenti in maniera integrale sono disponibili nella monografia sul Codex10.

Il 1° novembre del 1975 mons. Santoro viene nominato Decano del Capitolo Cattedrale, dignità che ricopre fino alla morte.

L’opera divulgativa degli scritti continuò ancora con la pubblicazione, nel 1976, di Rossano e il suo Codex, nella quale è raccolta la vasta rassegna stampa relativa alla sua opera sul Codex, e nel 1978 con l’uscita dell’opu­scolo Un avvenire per il nostro passato: i restauri alla Cattedrale, S. Marco e Patirion. Il suo apostolato e il suo magistero nel campo della comunica­zione non ha sosta, oltre che sulla carta stampata, lo si riscontra nel 1977 quando si apre al pubblico con due rubriche. La prima Essere Chiesa insie­me tenuta su Radio Rossano Centro e la seconda con il settimanale Fede e vita trasmessa dalla televisione locale Tele-Rossano, più tardi Tele A57.

Lavoro e iniziative che nel 1979 portano don Ciro ad essere eletto nel­la Commissione Cultura, Scuola e Mass-Media del Consiglio ecclesiale regionale (CER). Contemporaneamente viene chiamato a rappresentare il Consiglio presbiterale diocesano presso la Commissione presbitera­le regionale. Nel 1981, dopo più di 35 anni di continuato servizio come docente di religione lascia l’insegnamento. La sua incisiva opera prima è apprezzata nel Liceo Classico (1949-1956) e poi nella Scuola Media “Leo­nardo da Vinci” di Rossano (1956-1980), che per la sua opera lo gratifica con il riconoscimento di una medaglia d’oro. Dopo aver pubblicato molti anni prima l’opuscolo Il Museo Diocesano di Rossano, proseguendo a coltivare la passione per la scrittura, nel 1981, quale custode delle cose belle della sua Rossano da promuovere, divulgare e fare conoscere agli altri, inizia un percorso virtuoso con una serie di pubblica­zioni prima fra tutte La Cattedrale di Rossano e l’Icona Achiropita, «[…] un sag­gio monografico che fornisce dati utili e ben organizzati, con l’aggiunta di nuovi elementi allo scopo di studi più approfonditi sull’Icona dell’Achiropi­ta di Rossano. […]»11. Qualche anno dopo, nel 1983 in collaborazione con il presidente della Pro-Loco, Michele Scazziota, cura una nuova pubblicazio­ne dal titolo: I monumenti di Rossano, una guida turistica supportata da brevi commenti che illustrano l’arte, la storia e i pregi dei monumenti della città.

Tutte opere che offrono un assetto alla monumentalità religiosa di Rossano. Nello stesso anno è eletto membro del nuovo organismo ecclesiale quale il Collegio dei Consultori, previsto dal Nuovo Codice di Diritto Canonico.

Nel 1986, con la pubblicazione dell’opuscolo Michele Scazziota, un uomo operoso per ogni stagione, commemora il già sindaco di Rossano con il quale aveva intensamente collaborato e successivamente dà alle stampe quello che poi sarà il suo ultimo lavoro: S. Bartolomeo di Rossano 930 anni dopo, edito dalla Grafosud.

Sempre nel 1986 in occasione della prima edizione del Premio: Città della Magna Graecia è onorato di una Targa dell’Associazione. Sul finire dell’anno prende parte attiva ai lavori del Congresso Internazionale di S. Nilo organizzato dall’Università Popolare e dall’Amministrazione Comu­nale di Rossano, nel quale tiene la relazione: S. Nilo e Rossano.

Complesso e singolare fu il ruolo di sacerdote, esercitato con grande si­curezza e compostezza, come pure quello ricoperto nell’ambito del vasto panorama culturale rossanese nel quale si rivelò protagonista indiscusso a favore della Città che si è contestualmente arricchita della sua scrittura, della sua attenta considerazione delle cose e degli eventi, della sua comunicazio­ne, della sua appartenenza alla Pro-Loco e all’Università Popolare, Istituto nel quale portò il suo entusiasmo, la disponibilità e la collaborazione.

Autore di numerose opere molte delle quali nei campi della biografia e dell’agiografia, l’amore per la sua Rossano, l’uomo delle numerose iniziative, il sacerdote, il giornalista, lo studioso, lo storico, molto apprezzato per le sue conoscenze, ritornava alla Casa del Padre il 28 gennaio 1987.

Oggi che non c’è più, di lui rimane il ricordo delle tante cose fatte, il suo apostolato, la sua lezione di vita caratterizzata da un comportamento inec­cepibile, nelle diverse funzioni assolte. Un messaggio che, a distanza di tanti anni dalla sua scomparsa, è ancora in grado a oltrepassare il limite tempora­le, per questo motivo ho voluto riservargli un posto in questa mia modesta raccolta di biografie di personaggi di Rossano che hanno nel tempo goduto di un’ampia e meritata considerazione, per le loro eccezionali qualità e per le loro opere egregie.

BIBLIOGRAFIA

9 G. Schirò, lettera del 31-5-1975, in F. E. Carlino, Il Codex Purpureus Rossanensis…, p. 178, cit. p. 114.

10 F. E. Carlino, Il Codex Purpureus Rossanensis…, pp. 169-179, cit. p. 114.

11 F. E. Carlino, Rossano Tra Storia e Bio-Bibliografia…, p. 198, cit. p. 83.

 

Per leggere la prima parte della biografia, intitolata “Don Ciro Santoro, uomo di grandi ideali e di forte carica spirituale fu la “voce” di Rossano”, clicca qui

Per leggere la seconda parte della biografia, intitolata “Don Ciro, il sacerdote che fece conoscere il Codex Purpureus Rossanensis al mondo”, clicca qui

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica