“Alcuni giorni al mare…” è il nuovo racconto di Carlino, vincitore del concorso “Racconti di viaggio 2022”
Un tuffo nel passato. Il viaggio per raggiungere il mare: il “postale” alle 4,30 del mattino quando è ancora buio. La frenesia dei preparativi che vince il sonno e la stanchezza. L’arrivo sulla spiaggia e la magia dell’alba sullo Jonio
CORIGLIANO-ROSSANO - Il “postale” che parte alle 4,30 del mattino quando è ancora buio. La frenesia dei preparativi che vince il sonno e la stanchezza. L’arrivo sulla spiaggia e la magia dell’alba sullo Jonio: «Uno spettacolo ancora impresso nella mente difficile da scordare. Noi bambini rimanevamo incantati dai giochi di luce e dai colori cangianti».
Il professor Franco Emilio Carlino torna a cimentarsi per la seconda volta con la scrittura narrativa. La prima volta era risultato vincitore del Concorso letterario “Racconti Calabro Lucani 2022” con il racconto dal titolo “Il profumo dell’erica…”. Anche in questo caso si tratta di un breve racconto autobiografico nel quale Carlino parla del viaggio che dovevano affrontare, lui e le sue sorelle, ogni mattina d’estate per recarsi al mare. Il titolo è “Alcuni giorni al mare…”.
Racconto risultato meritevole di pubblicazione da Historica edizioni, che ha indetto un concorso dedicato ai racconti di viaggio.
La descrizione dei luoghi è ricca di dettagli. Un esempio è quando parla della «vallata dell’Arso, ricca di selvaggina in particolare lepri e volpi, e avvolta da un intenso profumo degli oli essenziali emanati nell’aria dagli di alberi di eucalipto, dagli arbusti di mirto e di lentisco, e dalle piante di rovo, nepitella, asfodelo e finocchio selvatico, molto presente sui bordi della carreggiata». Oppure quando descrive il mare: «Dopo il bagno ci si stendeva al sole per asciugarsi su una spiaggia bellissima caratterizzata da sabbia e ghiaia e bagnata da spumeggianti e trasparenti acque dal colore smerando»
Lo studioso mandatoriccese racconta minuziosamente quelle giornate spensierate quando «cappellini, zaini a tracolla e bagagli vari rendevano emozionante l’inizio dell’avventura». E di ogni luogo custodisce ricordi che rende vividi con le parole scelte con cura: «A ridosso della ferrovia iniziava subito l’immensa distesa di terra argillosa, ma verdeggiante e profumata per la presenza abbondante della pianta selvatica di liquirizia che noi bambini sradicavamo dal terreno per succhiarne la radice, mentre in alcuni tratti risultava arsa e bruciacchiata per la calura del sole, con palesi fenditure che ne evidenziavano l’assenza dell’acqua».
Non tradisce neppure il suo animo da storico e documentarista, allorquando inserisce nel racconto dettagli della Storia del territorio: «Il mare faceva da contraltare in lontananza alla lussureggiante boscaglia della montagna e al borgo collocato sulla collina, mentre il profumo dei vicini aranceti suggellavano la vista di un panorama meraviglioso dominato dalla Torre dell’Arso presente sul vicino poggio prospiciente il mare, imponente testimonianza di fattoria-fortezza, emergenza architettonica risalente al periodo normanno-svevo».
Un racconto piacevole che ci riporta indietro nel tempo, facendo rivivere scene di vita quotidiane ormai impossibili da riproporre.