La rivincita del dialetto: il coriglianese spopola nella sitcom I Simpson mentre Leopardi viene tradotto in rossanese
Ci sono stati tempi in cui se parlavi in dialetto era considerato un cafone. Oggi invece c'è un'inversione di tendenza molto identitaria e addirittura qualcuno pensa di sdoganare l'idioma popolare nelle scuole
Ci sono stati periodi, nel recente passato, nei quali chi si esprimeva in dialetto, era considerato senza cultura e cafone. Nelle case cosiddette più “in”, guai a parlare il dialetto, i figli dovevano avere solo una lingua, l’italiano da parlare correttamente e senza inflessioni. Secondo quei genitori, i ragazzi avrebbero avuto una strada privilegiata per imporsi nella società.
Quando però i ragazzi di quelle famiglie si ritrovavano a giocare o a scuola con altri ragazzi che non avevano quelle imposizioni dai genitori, erano spesso fatti oggetto di scherno e di prese in giro quando cercavano di voler parlare il dialetto senza riuscirci.
Da qualche tempo a questa parte il dialetto si sta prendendo la sua bella rivincita ed addirittura qualcuno vorrebbe inserirlo tra le materie scolastiche per ogni singola regione.
Mettendo un po’ da parte i dialetti più noti come il siciliano, il napoletano, il romano, il barese, resi comprensibili da tanti attori e cabarettisti originari di quei luoghi, anche il dialetto cosiddetto minore sta tornando ad essere parlato e compreso. Ci si è resi conto che anche questa è cultura e che fa parte della vita di ognuno di noi.
Addirittura un cartone animato molto seguito da bambini ed adulti, i Simpson, è stato doppiato in calabrese grazie a Rino Gattuso. Non tutti sanno, infatti, che il tecnico attualmente al Valencia, è stato protagonista di uno degli episodi dei "Simpson", in cui doppia coach Krupt, che subentra nella scuola di Bart e Lisa. Il tutto è successo nella stagione diciassette, episodio numero dodici del celebre cartone e sentire il nuovo allenatore incitare i suoi ragazzi con “sbombardamento, guagnù stà bone? Allura anchiappati chissa, tira fora tutte i palle” davvero fa sorridere, ma rende bene l’idea di un allenatore duro ed inflessibile.
Gattuso d’altra parte non ha mai smesso di dichiarare con fatti e parole la sua calabresità. Ha spesso dichiarato che quando pensa, lo fa in calabrese e poi traduce in italiano, quando inseguiva sui campi di tutto il mondo i suoi avversari, oltre a “salutare” i loro genitori nel dialetto di Schiavonea, li intimoriva con un chiarissimo “adduvi va? Mo t'angappo” e quando allenava il Napoli ad un’intervista rispose con un detto tutto nostro: “simu muru a muru, spizzie e spitale”.
Il dialetto calabrese, rossanese e coriglianese, vanta diversi studi ed approfondimenti tra varie personalità della cultura locale.
Il preside Mario Rizzo ha pubblicato un prezioso vocabolario rossanese – italiano, che è fondamentale per chi vuole conoscere la lingua dei propri padri. Questo e tantissimo altro si può trovare facilmente su “Antica Biblioteca Corigliano Rossano” curata con amore dal figlio Martino.
Altro strumento costruito molto bene è il sito “u russanise” creato ed aggiornato puntualmente da Vincenzo Scorza.
Il coriglianese proprio in questi giorni è tornato in auge grazie alla pubblicazione di Luigi Petrone che ha dato alle stampe “Viaggio nel dialetto coriglianese”. L'autore, coriglianese, medico, scrittore e studioso di storia locale, alla sua quinta esperienza editoriale, presenta i risultati di un'approfondita e complessa indagine sul dialetto del luogo natio. L'opera ha per sottotitolo "come nasce, come cambia e come funziona un dialetto calabrese".
Tanti i fruitori dei social, Facebook in primis, che stanno riscoprendo la bellezza del dialetto e tanti gruppi sono nati a tale scopo.
Per i cultori di parole locali ricordiamo i gruppi Facebook “Dialetto rossanese” creato da Cataldo Marino e “Detti e proverbi in dialetto rossanese” creato da Gino Zangaro. Per quanto riguarda Corigliano, “Le più belle frasi del dialetto Coriglianese” Tutti registrano diversi accessi e contributi giornalieri alla ricerca di parole perdute o in disuso.
Anche la cucina locale la fa da padrone sui gruppi Facebook. Sono in tanti a pubblicare ricette di piatti della tradizione. Segnaliamo “ricette di cucina calabrese e non solo…” creato e curato da Mirella Pagliaro e “Ricette rossanesi” creato e curato da Vincenzo Straface.
Le parole ed i modi di dire si sono sempre tramandati oralmente. Ora che il pc ha preso piede si cerca di riproporle ma sorge qualche problema di comprensione.
Non sempre quello che si legge si pronuncia allo stesso modo. Per quanto riguarda il rossanese, per esempio ci sono tante similitudini col napoletano; il fonema ə (schwa) è un suono intermedio, centrale rispetto a tutti i suoni vocalici, pronunciato come una sorta di emissione indistinta, generalmente è posizionato alla fine della parola. La b e la d ad inizio di parola sono spesso pronunciate come bb e dd, la doppia d (dd) è spesso cacuminale. La b e la v sono spesso intercambiabili. Il più importante è sicuramente il fonema ə (schwa). Questa e a testa in giù a fine parola indica che la parola stessa non è tronca, ma nello stesso tempo non ha una vocale ben distinta.
Tanti anche gli scrittori ed i poeti che si compiacciono di scrivere nel dialetto della propria terra. Uno per tutti, il preside Gennaro Mercogliano, attuale presidente dell’Università Popolare rossanese che, tra l’altro ha voluto tradurre una delle poesie più famose e conosciute, l’Infinito di Giacomo Leopardi, da sempre è uno dei più appassionati alla storia locale non tralasciando neppure il suo dialetto.
L’INFINITO (russanise)
Sa muntagnèdda érrama e sulàgna
'ntru còre a tègne co' sa sepalìna
ch'è tanta rànna chi m'ammarra tutta
a finitòria ùrtima e ru munno.
Ma si m'assètto e affìtte affìtte 'ntràvule
mi sonno tutt' u munno nzìne fine
e ru tempe s'accìta chiànu chiànu
e ppe poco su còre nu mmi zzùmpa.
Po' si s'àza ru vento 'ntra si frùnne
a sento e nùnn'a sento a vùcia sua,
mi ven'a mménte u tempe ch'è passàto,
a vita mìja e ll'òsime e l'amùre.
Edd'eccussì mménz'a ssu mare ranne
si pèrde e si cc'annìca ssu penzèro
e io mi perdìssa 'ntra su fùnne e mare.