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Blitz del sottosegretario Vittorio Sgarbi al Museo di Sibari

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SIBARI (CASSANO JONIO) - «Sibari è una Gomorra positiva». Esordisce così Vittorio Sgarbi dopo aver mosso i primi passi all’interno del museo di Sibari. «Ricca di cultura, godereccia, dove si mangia bene». E subito passa sul piano pratico: «Facciamo rete, uniamo il maggior numero di territori che vantano caratteristiche archeologiche degne di nota. Ricreiamo in un grande polo culturale la Magna Grecia mettendo a sistema anche Basilicata, quello che era il vecchio Metaponto».

Vittorio Sgarbi fa tappa al museo della Sibaritide dopo aver partecipato al convegno presso il Museo Nazionale della Magna Grecia in occasione dei 50 anni dalla scoperta dei Bronzi di Riace. Ad attenderlo il direttore del Parco Archeologico di Sibari e Direttore Regionale Musei della Calabria, Filippo Demma, il sindaco di Cassano Jonio Gianni Papasso e il collega di Paludi (dove insiste l'area archeologica di Castiglione pronta ad un prossimo rilancio), Stefano Graziano

Il sottosegretario al Ministero della Cultura, accompagnato per l'occasione dal suo amico di sempre e già sindaco di Rossano, Stefano Mascaro, non ha certo bisogno di inviti e così, senza troppi preamboli e avvisi, Sgarbi chiama il direttore Demma per avvertire che sarebbe arrivato in serata.

Galeotto fu il cassetto della memoria aperto nel corso del convegno in onore dei Bronzi. Durante la perlustrazione del museo, Sgarbi si è trovato davanti ad una vetrina dedicata ad alcuni reperti di Sibari. «Sono stato proprio io quando ero Sottosegretario ai beni culturali - ha ricordato il critico d’arte - a seguire il rientro in Calabria di alcuni reperti finiti nei musei di Berna e Malibù».

Ebbene, quale occasione migliore per far tappa al museo di Sibari se non quella di vedere i ritrovamenti archeologici rientrati in patria anche grazie al suo interessamento? Detto, fatto.

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare