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Luca de Rosis seniore (1777-1847), personaggio tra i più interessanti della storiografia rossanese

5 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Il barone Luca de Rosis seniore nacque il 7 ottobre 1777, figlio di Claudio de Rosis (1754-1815) e di Aurora Amantea (? -1823) come peraltro si riscontra dalle originali fonti dell’Archivio Pri­vato di casa de Rosis e dalla sua stessa opera di cui alla nota a piè di pagina1.  In ogni caso prima di proce­dere alla stesura della presente nota biografica sul Nostro, perso­naggio tra i più interessanti della storiografia rossanese e autore delle prime memorie storiche di Rossano, credo sia utile inserire alcune preliminari informazioni circa le origini del casato de Rosis in attesa poi di poterle approfon­dire in maniera più ordinata in un eventuale prossimo lavoro editoriale.

Come lo stesso L. de Rosis ci illu­stra, la sua discendenza è da ricondurre alla nobile famiglia de Rosa o de Rosis, originaria di Parma, il cui capostipite nel 1199 fu «Riccardo de Rosa (1) che con… generò Raone (2), che con... nel 1259 generò Andreotti Gu­glielmo (3), Riccardo II (4) Roberto, Baymondo, Bernardo, Giovan Battista, Luca, Francesco, Berengaria (1), e Rogerio, il quale con Beatrice Straboa generò Stefano, Domenico, Benedetto (2), Bernardo (5), Francesco, Luca (4) ed Alessandro (5), il quale sposato nel 1400 con Jacovella d’Aquino generò Francesco, Bernardo (6), ed Antonello che da Barbara Abenante ebbe Ce­sare, che con Maria Antonia Luzzi procreò Francesco, che con Giacomina Foggia di Rossano generò Mercurio (1), Marco (2), Antonello, Francesco (3), e Mariano (4)»2.

Al riguardo grande interesse riscuote l’analisi storica dell’autore Vincen­zo Napolillo, uno dei più stimati e affidabili esperti della cultura nazionale e calabrese in particolare, nel recuperare le memorie storiche e artistiche di Rose riunite nella sua opera Rose Materiali storici e artistici edita dalla casa editrice OR.ME, confermando di fatto quanto già riportato dal Nostro Luca. Non fa mistero, pertanto, Napolillo a raccontare come l’innalzamento a fortezza del Castello di Rose sia da connettere strettamente alla nobile famiglia de Rosa, poi come vedremo in appresso tramutata in de Rosis, che ha per stemma “un leone rampante in campo azzurro, circondato da cinque stelle” 1. Informazioni, anche in questo caso, che confermano le medesime caratteristiche riscontrate nello stemma della famiglia de Rosis di Rossano.

Ma vediamo un breve passaggio della sua descrizione di seguito richiamata: «Il castello feudale. – Fu fortificato sull’altura circondata dal fossato (esiste il toponimo) e sorvegliato da uomini armati. Esso garantì, nel periodo di Ruggero il Normanno, il controllo strategico, assieme ai castelli di Luzzi e di Tarsia, dei territori situati tra la Valle del Crati e la Piana di Sibari.

Nella “Chartula donationis” – scrive Napolillo – si legge che “habitator Rosae”, nell’anno 1202, fu “Guillelmus filius Peregrini de Rosis” 2 egli fece un dono alla moglie, in base al sopravvissuto istituto normativo longobardo del “morgengab”, per avere ricevuto da lei il piacere “primae noctis”. La fa­miglia de Rosa, oriunda di Parma, fu obbligata a scappare per l’assassinio di Gerardo Marzolani, e riparò nel Regno di Napoli. Nel 1199, l’Imperato­re Federico II dichiarò Riccardo I de Rosa, che si trovava a Napoli, barone in Val Crati di Castrum Rosae. Egli morì nel 1259 e il feudo passò a Raone o Rao, al quale succedette Andreotti Guglielmo (1289), che non lasciò prole. Riccardo II, come attesta il documento del 1314, fu investito del feudo, per ordine di re Carlo, primogenito di Roberto d’Angiò. Dopo Roberto, Baymondo, Bernardo (che fu abate della Sambucina, se­condo la mia scoperta, e vescovo di Cerenzia circa l’anno 1209, come di­chiara l’Ughelli, che segnala 3 anche Luca come abate), – scrive ancora Na­polillo – Giovan Battista, Luca, Francesco, Berengaria. Questa si maritò con Pietro de Archis e il feudo di Rose andò, per successione femminile 4, alla famiglia de Archis, oriunda di Napoli, aggregata al “sedile” di Cosenza 5»3.

Le origini dei de Rosis sul territorio della sibaritide si ebbero grazie alla prole nata dal matrimonio di Francesco de Rosis con Giacomina Foggia dalla quale ebbe cinque figli maschi Mercurio, Marco, Antonello, Fran­cesco e Mariano. Furono proprio questi, infatti, che nel 1538 si divisero i beni ereditati dai loro antenati, come «si rileva da istrumento stipulato da notar Francesco Molingemi di Cassano dimorante in Corigliano»4. Ed è anche in questo stesso periodo che il cognome de Rosa subisce la trasformazione in de Rosis, «trasportandolo in latino, poiché D. Pietro di Toledo marchese di Villafranca viceré di Napoli per lo imperatore Carlo V nel dichiarare soldati benemeriti Mercurio, Marco, ed Antonello diede ad essi il cognome di de Rosis de civitate Coriolani, e da quell’epoca venne scritto sempre de Rosis»5.

Procedendo indietro nel tempo, la ricostruzione genealogica ci porta a stabilire che dei cinque fratelli ad avviare rispettive linee genealogiche fu­rono solo Francesco e Mariano. In particolare, da quest’ultimo si formaro­no altri due rami, di Scipione e di Luca. Il primo ramo, quello di Scipione, nel tempo si estinse, mentre quello di Luca proseguì con il figlio Domizia­no che sposò Beatrice Luzzi con la quale procreò Fabio, Francesco, Luca e Marc’Antonio, Giuseppe, Francesca ed Anna. Di questo ramo i due fratelli Fabio e Luca sono quelli che poi andranno a formare i rispettivi rami ancora oggi presenti a Corigliano Rossano unica città, ma poco tempo fa costituita da due distinte realtà comunali.

Ma ritorniamo alle note biografiche del Nostro Luca scrittore ricordan­do al lettore che i suoi nonni erano Domiziano e Teresa Malena. Quattro, invece, erano le sue sorelle: Vittoria, che andò in moglie a Gaetano Tosca­no, Achiropita, che sposò Serafino Ferrari, Serafina, che si unì in matrimo­nio con Carlo de Falco e Gabriella che si maritò con Paolo Labonia. Fu nominato Cavaliere dell’Ordine di Malta in data 16 maggio 1796, “dietro informo preso da fra Filippo Celentano, e fra Luigi Narni Manginel­li commendatori di detto ordine, come da bolla (Ved. il docum. n.° VIII)”6. (continua)

 

BIBLIOGRAFIA

1 L. de Rosis, Cenno storico …, p. 316 (vedi nota 7).

2 Ivi, pp. 401-403. [(1) Questa famiglia è oriunda di Parma, e trovasi nell’uno e nell’altro modo scritta negli antichi diplomi. Insorta guerra civile tra questa famiglia e quella de’ Marzolani, e rimastovi ucciso Gerardo Marzolani, molti individui della famiglia che descriviamo, e dalla quale lo scrittore delle presenti memorie direttamente discende, furono per ordine di quel governo obbligati di allontanarsi da Parma. Riccardo I de Rosa nel 1199 si recò in Napoli, e venne dall’imperatore Federico II della dinastia Sveva dichiarato barone di Castro in provincia del Vallo di Crate, e della terra Jordana ne’ Bruzi; questo Castro dal novello suo signore prese il nome di de Rosa. Nel 1239 tra i baroni che militavano sotto le insegne del detto imperatore vi fu il detto Riccardo I de Rosa, al quale come fedele all’imperatore fu dato in custodia Jo. Zinzingol, come porta il de Marra, e ‘l P. Borrelli. (2) Morto nel 1259 Riccardo I de Rosa, il feudo passò al suo figlio Raone, il quale nel 1275 per ordine di Carlo I d’Angiò conte di Provenza comparve a prestare il giuramento di fedeltà innanzi al detto sovrano. (3) Trapassato Raone nel 1289 gli succedé nel feudo Andreotti Guglielmo, che morì senza aver lasciato prole. (4) Riccardo II per la deficienza di prole di esso Andreotti Guglielmo fu investito del feudo, come dal documento nel reg. del re Roberto segnato 1314 L. C. fol. 23 a tergo. Ved. il docum. n.° I. pp. 401-402].

3 V. Napolillo, Il castello feudale in Rose Materiali storici e artistici, Edizioni OR.ME., La Grafica Meri­dionale s.r.l., Montalto Uffugo (CS), pp. 24, 25. [1 R. Capalbo, Memorie storiche di Acri, S. Maria Capua Vetere, la Fiaccola, 1924, p. 90; 2 Il Serratore, n. 15, a. IV (1991). Cfr. AA. VV, Il Castello di Corigliano Calabro, Cosenza, De Rose, 1982; 3 F. Ughelli, Italia Sacra, vol. X, Roma 1662 (ed. G. Coletti, Veneti­tis, 1772), p. 500, col. B, 4 L. Bilotto, I feudatari di Rose, in Araldica Calabrese, Rossano, Studio Zeta, 1993, p. 114; M. Falanga, I Leonardis di Calabria Citra, Rossano, Guido, 1992, pp. 5-44; 5 M. Pellicano Castagna, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, Chiaravalle, Frama Sud, 1984].

4 Cfr. L. de Rosis, Cenno storico …p. 403.

5 Ibidem, p. 403.

6 Ivi, p. 422.

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica