U’mmit ‘e San Giusepp’, la primavera e il vicinato - VIDEO
Dai Baccanali dionisiaci alla Festa della generosità verso i poveri
di Albino e Mariarosaria Nola
A Rossano, cosi come in tutto il sud Italia, ogni periodo dell’anno porta con sé feste religiose e laiche piene di riti, tradizioni e credenze popolari che si tramandano di generazione in generazione. Da gennaio a dicembre, in effetti, troviamo tante tradizioni, a partire dai fritti del primo dicembre come augurio per le feste natalizie, (e durante questo periodo ogni famiglia ha le sue tradizioni, come la processione in casa, la vigilia del Natale, facendo portare al più piccolo della casa con una tovaglia sulle spalle, il Bambinello in tutte le stanze della casa prima di metterlo nel presepe), alla corajisima che segna l’inizio della quaresima e del digiuno dopo le abbuffate carnevalesche, per passare poi ai tanti riti legati alla Pasqua durante tutta la settimana santa, ai fuochi di S. Marco del 24 aprile, al mangiare i fichi il primo maggio contro i morsi dei rettili.
Accanto a queste, troviamo anche tante tradizioni culinarie: cucinare le melanzane ripiene alla rossanese con sardella e olive nere la vigilia di ferragosto, preparare la coccìa (ossia il grano bollito e poi condito con mosto cotto o cioccolato) che si consuma la vigilia di Santa Lucia e tante altre.
Una particolare usanza culinaria prende vita il 18 marzo: U’mmit ‘e San Giusepp’!
Questa tradizione consiste nel preparare a casa i Tajjiarini cu' ciciri e sugo di Baccalà e condividerli, poi, con le famiglie del vicinato, portandoglieli a casa.
Questa tradizione ha radici antichissime ed è diffusa in gran parte del territorio calabrese. Risale ai tempi in cui, per ottenere raccolti abbondanti dei frutti della terra, si svolgevano i riti pagani dei baccanali, riti dionisiaci propiziatori della fertilità e legati alle attività agricole, che segnano il passaggio dall’inverno alla primavera. La maggiorparte dei riti pagani furono poi trasformati dai primi cristiani in feste religiose per sostituire il paganesimo con il cristianesimo. Questa usanza ne è un esempio: il 19 marzo coincide con la vigilia dell’equinozio di primavera e si festeggia San Giuseppe che è il patrono dei falegnami, degli artigiani e il protettore dei poveri.
Questa tradizione, alle origini, vedeva proprio i poveri protagonisti, in quanto le famiglie ricche di un tempo, specialmente i proprietari terrieri, preparavano cibi da distribuire ai poveri; lo facevano per devozione al Santo o per qualche voto fatto.
Ogni paese, ovviamente, porta avanti questa tradizione in modo diverso: a Longobucco i tajjiarin si fanno in grossi pentoloni fuori, nel vicinato, e poi ognuno può andare con un piatto e prenderli e vengono conditi, cosi come anche a Bocchigliero, non solo con ceci ma anche con fagioli.
Ma vediamo ora come si svolge a Rossano e lo raccontiamo in vernacolo…
A Russan u 18 e marz si fa U’mmit ‘e San Giusepp’. Purtropp unn’è cchiù com na vota ca u fan tutt, ma ppè furtuna c’è ancora ncun ca ci tena a sa tradizion e a fà. Na vota si facia u'mmit, po si mannaia a ri gent cchiù pover e ru vicinanz e a ri famijji c’aviin avut durant l’ann nu lutto, pecchì quann moria ncun ntra casa un si potijia cucinar ppè tant jiurn e allura chidd e ru vicinanz li mannaini u mangiar. Ultimament è cangiata a manera e far u mmit: chin u fa mò u manna a tutt chidd e ru vicinanz e non sul a ri pover, e quindi capita ca ntra ogni famijjia arrivin tant piatti e tajjiarin e cicir e persun divers, quindi chin u porta u mmit u pur riceva.
U mmit si cominciaia a preparare mintenn ncun jiurn prima a modd i ciciri ppè s’ammoddar e a matina e ra vijilia si mintia a cucinar u baccalà e ntru frattemp si preparain i tajjiarin. Na' vota ca i tajjiarini erin pront si ci mintijia l’ojji vuddent e ru pipi russ e nu par e cucchiar e ru suc e baccalà.
Po’u cchiù piccul e ra casa portajia nu piatt a vota a ogn famijjia e ru vicinanz. Mi ricord ca quann era io a portare u mmit a ri gent a nonna mi ricia “figjjicè, porta chiss a ra casa e ra cummar e dicil ppè su mangiare ppè l’anima e ri mort”.
E vers menzijurn, quann a Russan pais c’era chjin e gent, ntra ogni vicinaz viriji tant guagnunedd cu si piatt e ru mmit ca jiin i cas cas. N’è fatt viaggi a portar mmit i cas cas quann era guagnun! E com’era bell viriri a faccia e chin su piajia verament cuntent e avir ricevut u mmit…
Tajjiarin ciciri e baccalà - La ricetta
- Mettere in ammollo i ceci e il baccalà insieme e cambiare l’acqua più volte al giorno finché il baccalà non sia più salato: in tal modo i ceci diverranno più morbidi, quindi si cuoceranno in poco tempo.
- Bollire i ceci in acqua, aggiustare di sale.
- Cuocere il baccalà con cipolla e peperoncino rosso.
- Preparare la pasta impastando acqua e farina; stendere l’impasto con un matterello; arrotolare e tagliare a striscioline di circa mezzo centimetro; deporli sulla spianatoia aprendoli con i polpastrelli.
- Cuocere la pasta in abbondante acqua, scolarla e mescolarla ai ceci con il loro sugo di cottura.
- Mettere in un padellino abbondante olio extravergine d’oliva con uno spicchio d’aglio e farlo soffriggere dolcemente.
- Spolverare la pasta con i ceci con peperoncino rosso, versarvi l’olio bollente e mescolare l’insieme su fuoco vivo per far insaporire bene il tutto.
- Adagiare sulla superficie un pezzo di baccalà col suo sughetto di cottura.
- Portare “ u mmit” in un “menzetto” ai vicini.
Storie d'Altri tempi è un progetto dell'Eco dello Ionio e dell'associazione Rossano Purpurea, nato per costruire un racconto corale di memorie cittadine tra Corigliano e Rossano. I contenuti sono frutto di un patrimonio orale di ricordi, o di ricerche storico- antropologiche, per lo più inedite, che gli autori hanno accettato di condividere con noi. Una narrazione unica, antica e nuova allo stesso tempo, della nostra identità.