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Da Castrovillari ad Acri... sono entrata nel ventre della Terra

12 minuti di lettura

IL DIARIO DI CHARLOTTE – Diario settimanale

Questa seconda settimana di viaggio alla scoperta della Calabria del nord est è iniziata da Castrovillari, città di 20 000 abitanti situata ai piedi delle vette più alte del Pollino, per finire con Acri, una delle città più importanti della Sila. Spostandoci dunque da un parco nazionale all’altro, ho scoperto la cultura arbërëshe, e ho imparato più che mai ad andare oltre i pregiudizi.

Tappa 6: CASTROVILLARI, LA CAPITALE DEL POLLINO

Dopo una giornata di trekking e la visita della grotta dei Cuzzuruni (Panno Bianco) con l’associazione Grado Zero di Castrovillari, ho visitato questa città di 20000 abitanti nel cuore degli Appennini meridionali. É il centro più grande del Parco Nazionale del Pollino. Ad aspettarci c’era Gaetano Sangineti, una guida esperta della città che mi ha raccontato la storia di questa bella e dinamica realtà che sorge ai piedi della Serra del Dolcedorme.

Ci siamo ritrovati in corso Garibaldi e mi sono sentita un po’ a casa: questo corso, larghissimo e imponente, lo costruirono i francesi nel periodo di dominazione, all’inizio del ’800. Ma la storia di Castrovillari è ben più remota. Nel 1400 Ferdinando I d'Aragona la conquistò e fece edificare qui il suo Castello, simbolo architettonico molto importante attorno al quale si estende il centro storico.

Un borgo fatto di vicoli stretti e segreti. Ho percorso la città ed ho avuto modo di notare che è divisa in due parti dal celebre Ponte della Catena, sul quale si può ammirare una fontana molto particolare: fontana di San Giuseppe della Porta della Catena oppure fontana dei cinque canali, caratterizzata dalla presenza di cinque visi allineati.

La parte vecchia, detta "Civita", è fatta da piccole vie e costruzioni molto particolari e caratteristiche. Troviamo la Basilica Minore di San Giuliano, il Protoconvento Francescano, il Castello Aragonese, che fino agli 90 fu un carcere, il Santuario della Madonna del Castello e il Teatro Sybaris, luogo di diverse manifestazioni teatrali. La parte nuova, invece, chiamata "Casale", è caratterizzata dall'urbanizzazione ottocentesca, dove si trova il Corso Garibaldi e l'isola pedonale di via Roma.

Lungo questo corso, ho potuto ammirare i colori della frutta e verdure di stagione esposti nel mercato: fiori di zucca, pomodori, angurie... e assaggiare i formaggi artigianali. Garibaldi stesso fu ospitato su questo corso, nella casa di Giuseppe Pace.

Il Museo Civico custodisce i principali reperti archeologici del territorio; mentre la Pinacoteca "Andrea Alfano" raccoglie le opere che il Maestro, specialista del figurativo e oppositore al regime fascista, ha lasciato alla città. Il tutto conservato in un bellissimo ex convento. Il Museo di Arte Sacra che è allestito nella sacrestia della Basilica di San Giuliano, raccoglie preziosi dipinti, sculture e argenteria del XVI secolo. Tra gli eventi culturali sicuramente c’è il Carnevale Storico e, in estate, il Festival Internazionale del Folklore: due marcatori identitari importanti della Calabria.

Da Castrovillari, a passo lento, mi sono spostata su Frascineto. Insieme all’assessore alla cultura Caterina Adduci e alle sue spiegazioni appassionante, abbiamo visitato la chiesa madre di Frascineto, un posto incantevole contenente icone dai colori vivi e dorati, elemento fondamentale del rito Cristiano bizantino tipico della cultura arbëreshë. A partire dal XV secolo, una parte della popolazione albanese, di seguito all'invasione ottomana e alla morte del loro eroe nazionale Scanderbeg, emigrò in Italia e fondarono i paesi dell'Arberia, i paesi arbëreshë; mantenendo la cultura e le tradizioni del loro paese di origine attraverso i secoli.

Ho visitato il Museo delle icone, e sono rimasta affascinata da queste opere religiose dipinte a mano, essendo appassionata di arti visive. I dettagli sono precisissimi e i colori vivi come se le opere fossero state dipinte ieri. Ogni immagine, ogni colore presente su un’icona nasconde un significato religioso da interpretare. Unico museo europeo dedicato alle icone, è un posto imperdibile per chi vuole capire la cultura arbëreshë, ma anche ammirare opere datate dal XVI al XX secolo proveniente dalla Russia, la Grecia, la Bulgaria o la Romania.

Ho poi potuto visitare il centro di archeologia sperimentale fondato da Domenico Gioia, frutto di una passione per la preistoria. Lì si possono capire, sperimentando con oggetti costruiti in un modo identico ai reperti storici, i diversi processi e modi di vita degli uomini preistorici come l’accenzione del fuoco.

L’associazione Amigdala, dal nome del “coltellino svizzero” usato dai nostri antenati è presieduta da Domenico, ed è composta da volontari appassionati di storia. Con impegno, Amigdala ha ristrutturato un posto trascurato nei dintorni di Frascineto per farne un posto adatto alle famiglie, ma che attrae anche scienziati e archeologi che si occupano di questo periodo storico.

Tappa 7: CIVITA, CAPITALE DEI COMIGNOLI E DELLE CASE PARLANTI.

Un bel cammino ci aspettava da Frascineto  fino a Civita con un caldo cocente, ma con un panorama stupendo. Civita è un paese arbëreshë, come Frascineto. Una volta arrivati in Piazza Municipio, punto di incontro per gli abitanti ma anche il nostro punto di rinfrescamento dopo la camminata, abbiamo trovato le nostre guide per la serata.

Flavia d'Agostino e Francesco Adduci mi hanno portato a scoprire la Chiesa Madre, colorata e piena di icone tipiche del rito bizantino. Salendo attraverso i vicoli, si arriva al belvedere: la vista spettacolare sulla timpa del Demanio e il Ponte del diavolo mi hanno colpita particolarmente.

Civita è situata in un quadro naturale mozzafiato e attrae tanti escursionisti appassionati. Il Ponte del Diavolo è uno dei punti più visitati del paese. Le sue origini, si dice, risalgono a prima del medioevo. La leggenda vuole che il diavolo abbia costruito questa opera “impossibile”, a 36 metri di altezza sopra le gole del Raganello, in cambio della prima anima che lo avrebbe attraversato.

Gli abitanti, facendo attraversare per prima una pecora, fecero fallire il piano del diavolo che sparì nelle gole, lasciando dietro di sé una nuvola di fumo.  Osservando il panorama dal ponte, ho avuto un pensiero per le vittime della tragedia successa nelle gole nel 2018: la natura può essere terribile e noi, in quanto umani, siamo fragili.

Passeggiando poi per i vicoli, sono stata fortunata nell’imbattermi in un concerto improvvisato di una band di musica arbëreshë, Vëllezërit Arbëreshë, che stava facendo ripetizioni. Un momento pieno di gioia e fuori dal tempo. Ho anche ammirato le case parlanti, case del 1800, chiamate così nel 1990 dal famosissimo artista albanese neo cubista Ibrahim Kodra. Parlanti, perché vi si intravede un viso umano. L'architettura ha dunque un ruolo speciale nel borgo di Civita. Ad esempio, i comignoli sono molto particolari, cosa inaspettata da un elemento che potrebbe essere così banale. Sono però stati costruiti durante una gara fra i muratori locali! Ad ogni angolo si vedono le pareti rocciose ed imponenti della timpa del Demanio.

Il Museo delle “culture altre” è stato aperto da Francesco Adduci, appassionato del suo paese che mi ha regalato un esemplare del suo libro consacrato alla sua terra natale. Secondo me, Civita è un paesino speciale, con degli spunti di originalità unici che le conferiscono un fascino unico. Poi, il negozio Carlomagno che vende prodotti locali e granite da sogno rimarrà per sempre il mio punto di riferimento…

TAPPA 8 – CASSANO ALL’IONIO: IL PAESE DELLE TERME E DELL’ACCOGLIENZA, DOVE VENNE ERETTA L’ANTICA SIBARI (o una bellissima sorpresa)

Cassano ha delle radici molto antiche. Come mi ha spiegato la guida esperta Elena Ferrari, la città fu fondata dagli Enotri nel XIV secolo aC. Solo dopo i greci fondarono Sybaris, che ricade proprio nel comune di Cassano, nel VIII secolo aC. Si tratta di un borgo a forma di anfiteatro affacciato sullo Jonio, diviso da due strade parallele, corso Cavour e via Duomo.

Prima di visitare l'affascinante centro storico, ho avuto la fortuna di poter visitare le grotte di Sant'Angelo, chiuse al pubblico da qualche anno ma che stanno per essere ristrutturate. La bellezza di queste grotte mi ha subito colpita: stalattiti e stalagmiti, che prendono forme diverse e delicate, crescono di un millimetro ogni anno grazie alla presenza dell’acqua sulla roccia… un lavoro secolare.

In una delle diverse “sale” si può ammirare il "velo", una formazione verticale formata dallo scorrere dell'acqua sulla roccia in migliaia di anni. I colori sono vari partendo dal giallo dello zolfo, al bianco del gesso, e contrastando con il blu scuro caratterizzato dal ferro.

Sono le grotte più lunghe d'Europa a sviluppo orizzontale (2km), e l'ironia della natura ha fatto sì che si trovassero difronte alla montagna di Civita, dove invece c’è la grotta più profonda a sviluppo verticale che forma un abisso di 800 metri di profondità. Formate da 16 grotte, nelle viscere del monte San Marco, queste grotte sono di un immenso valore speleologico, storico, geologico, ma anche turistico. Le sale sono tutte diverse e comportano un tesoro per gli occhi. Mi è rimasta particolarmente impressa l'ultima sala, completamente coperta di un gesso antichissimo, dove i minatori del XIX secolo, estraendo questo minerale hanno scritto i loro nomi. Uno spettacolo.

Ancora sconvolta e colpita dallo sbalzo termico, sono stata guidata da Elena attraverso i vicoli del centro storico, dove si vedono ancora le sovrapposizioni architettoniche dei diversi secoli e i comignili monumentali e bellissimi.

Le case hanno tutte colori caldi e diversi, e si respira un’aria di convivialità. Cassano è una città di accoglienza di diverse comunità: ad esempio, il quartiere Lauropoli è stato fondato da napoletani. Oggi vi si trova la sede di un'associazione che accoglie rifugiati politici. Un mix culturale che arricchisce la città. Cassano è caratterizzata da monumenti molto particolari: ad esempio, la Torre dell'orologio che si trova su uno sperone colorato e roccioso, che allieta i cittadini con i suoi 100 lievi tocchi 3 volte al giorno, programmati a mano la mattina stessa.

L'antica chiesa San Domenico. La fontana dei leoni del XVII secolo. Il campanile di fronte alla Cattedrale. E la Cattedrale stessa, gioiello dell'arte barocca. L’ho visitata dopo che era stato celebrato un matrimonio: era ancora piena di fiori, e ho visto la tradizione di lanciare il riso sugli sposi, che mi è sembrata molto particolare. La prima costruzione della cattedrale risale all'anno 1000 con la cripta, dove sono racchiuse autentiche colonne greche e bellissimi e rari affreschi medievali. Ogni elemento di essa ha una storia stupenda, come la statua della Madonna addolorata, il ritratto dipinto salvato dalle fiamme, o il crocifisso a misura d'uomo.

Ogni anno, gli abitanti di Cassano fanno una giornata di digiuno per ricordare la fortuna che ha avuto Cassano di non esser stata bombardata durante la guerra. Ho poi cenato all'hotel delle Terme, dove sono stata accolta con una gentilezza infinita. Cassano soffre di una reputazione controversa, che non riflette per niente la realtà del posto. Qui ho incontrato persone dolcissime e orgogliose del proprio paese. Dalla mia guida esperta Elena alla gentilezza del padre Marco (con cui ho potuto parlare francese) del padre Luigi, e dei membri del consiglio comunale.

È proprio questo che mi piace nel viaggio: andare in un posto senza aspettative, e restarne incantata. Spero di tornarci presto.

«Bevi finché scorro perché un giorno cesserò di scorrere così come ogni cosa», un monito scritto su una fontana di Cassano, e che risveglia il proprio amore per la vita e la consapevolezza della sua fragilità.

TAPPA 9 – SAN DEMETRIO CORONE, LA CAPITALE DELLA CULTURA ABERESHE

Sul percorso verso San Demetrio Corone, si possono ammirare bellissimi uliveti, ettari di coltivazioni di un colore verde grigio caratteristico. Sono stata accolta dall'assessore alla cultura Sonia Gradilone, appassionata di cultura arbëreshë e del suo paese. La visita della chiesa di Sant'Adriano è stata particolarmente gradita ai miei due colleghi Luigi e Lorenzo, rossanesi “doc”, in quanto l'edificio fu voluto da San Nilo di Rossano nel momento del suo mutamento spirituale e il suo trasferimento a San Demetrio. L'edificio risale al 900, ha subito tante modifiche, ma conserva degli elementi stupendi dal punto di vista artistico: quattro mosaici rappresentano leoni e serpenti, la lotta tra il bene e il male, ma anche colonne antiche e altari decorati che restituiscono colori vivi e dettagli mozzafiato.

La visita è proseguita con il liceo classico più antico e prestigioso del meridione. Il suo convitto è stato chiuso dal 1970, però è pronto per una riapertura che si spera avverrà il più presto possibile. Lì sono stati formati personaggi come il grande costituzionalista Costantino Mortati, che difese la causa della prima donna italiana diventata funzionario pubblico. Al teatrino del liceo ho trovato per terra lo scenario di un pezzo teatrale, sul quale comparivano scritte in lingua arbëreshë. L'assessore Gradilone mi ha allora spiegato la ricchezza e l'ambivalenza di questa cultura a metà tra Italia e Albania e che al contempo le racchiude entrambe. Mi ha raccontato, infatti, di quando si è sentita a casa durante il suo primo viaggio in Albania, pur essendo italiana. Una storia affascinante quella del popolo arbëreshë e dell'Arberia, e San Demetrio ne è considerata la capitale, dove i presidenti delle due nazioni (Italia e Albania) si sono incontrati qualche anno fa.

Ho ascoltato Sonia con attenzione mentre mi spiegava con orgoglio i riti e tradizioni del rito bizantino, come l'incoronazione (il matrimonio arbëreshë): una cerimonia ricca di simboli durante la quale ogni sposo è incoronato, e si dice "si" davanti alle porte della chiesa. Dopo un pranzo al ristorante Dante, ho percorso il centro storico malgrado le temperature elevate che hanno raggiunto quasi i 40° gradi. Dopo una salita ripida attraverso i vicoli, ho raggiunto il punto più alto della città dove si trova una chiesetta dedicata alla Madonna di Schiavonea, e una statua monumentale del Cristo che si affaccia da un panorama dal quale si vede il mare Jonio in lontananza.

Uscendo la sera, ho notato “la vita” per le strade principali, i bambini che giocavano in piazza. “Rallentare, qui i bambini giocano ancora per strada” diceva un cartello all’entrata del paese. Un fatto abbastanza raro in questi paesi dell'entro terra. San Demetrio è un paese vivo e popolato. Qui la gente parla l'arbëreshë come madrelingua ed è orgogliosa di ospitare ogni anno un festival dove suonano band arbëreshë che provengono anche da altre regioni italiane. Musica tradizionale, vestiti colorati, lingua diversa… sono pronta ad immergermi ancora di più. E per l’occasione ci vediamo qui il 21 agosto! Dopo aver visto il Pollino, risalendolo dalle sue coste ioniche più orientali, dopo aver camminato sulle sue creste e scoperto le sue meraviglie sotterranee; dopo aver visitato l’Arberia ionica, ora sono pronta ad addentrarmi in quella meraviglia che è la Sila Greca. Questo viaggio mi emoziona ogni giorno di più.

TAPPA 10 – ACRI, IL PAESE DI VIGLIATURO E DI SANT’ANGELO

È stato speciale per me tornare ad Acri. Appassionata di arte contemporanea, avevo già visitato il museo dedicato all'artista Acrese Silvio Vigliaturo, pittore e scultore di fama internazionale. I colori e le forme delle sue opere mi erano rimaste fortemente impresse fin dalla prima visita.

Siamo arrivati ad Acri passando per la valle de fiume Mucone dove abbiamo ammirato uno stupendo volo di farfalle bianche, e tante altre specie di insetti e piante. Abbiamo potuto rinfrescarci nell’acqua del fiume; una pausa necessaria viste le temperature torride.

A Padia, quartiere frazione del centro storico di questa città di 20.000 abitanti immersa nel cuore della Sila, sono stata colpita dalla bellezza dei murales.

La visita è proseguita con il museo de Risorgimento fondato dal professore Scaramuzzo, nel palazzo seicentesco Sanseverino-Falcone, luogo di nascita dell'eroe del Rinascimento Gianbattista Falcone. Nello stesso palazzo si trova dal 2006 il Museo di Arte Contemporanea di Acri (MACA), che ospita proprio le opere del Maestro Vigliaturo. Esperto nella pittura astratta all'olio e soprattutto nella scultura di vetro, le sue opere, espressive, sono caratterizzate da giochi di trasparenze, forme e volti umani astratti e colori vivi che non lasciano indifferenti. Ho provato di nuovo le emozioni che mi hanno fatto innamorare del suo lavoro 6 mesi fa all'occasione della mia prima visita.

Poi, la Basilica Sant'Angelo, che mi ha stupita per il suo stile barocco. Nel centro storico di Acri, la maggior parte delle case portano un’immagine del santo all'entrata: testimonianza della fortissima fede per Sant’Angelo, il santo alle palme che si celebra ogni 5 maggio. Sorprendentemente, Acri pur essendo un paese di montagna, abbiamo mangiato un pesce buonissimo nel ristorante Giallo Datterino. Purtroppo, non sono riuscita a trovare la casa d'infanzia di Vigliaturo, anche se rappresentata nel suo dipinto "Acri, casa mia". Forse questo è un segno del destino… significa che dovrò tornare per scoprire tutti i segreti di questo borgo.

Questa seconda settimana à stata meravigliosa: scoprendo i riti arbëreshë, ho capito meglio la cultura e la storia della Calabria. Il Pollino è maestoso e ci tornerò per scoprire ancora più luoghi insoliti e ammirare la sua natura incontaminata. Un gioiello del patrimonio culturale e naturale italiano, con una storia da scoprire e capire appieno. Ci ritroviamo domani, e partendo Paludi inizieremo ad esplorare la Sila Greca. Non vedo l’ora. A demain!

Foto di Luigi Arcovio... nel ventre della terra (le Grotte di Sant'Angelo a Cassano Jonio)

Charlotte Joannic
Autore: Charlotte Joannic

Originaria della città di Concarneau in Francia, ho studiato giurisprudenza e scienze politiche all’università di Nantes, dove ho imparato l’italiano. Dopo un'esperienza Erasmus a Roma, decisi, a 23 anni, di tentare l’avventura calabrese insegnando il francese come lettrice presso l’ITAS-ITC di Rossano. Curiosa e amante del viaggio, mi sono lanciata in questa sfida di raccontare la Calabria. Al fine di riflettere l’affetto che porto a questa terra, ma anche al suo popolo che mi ha accolto con braccia e cuore aperti. Voglio contribuire a riaccendere l’interesse in questa regione piena di contrasti. Mi piace ascoltare storie, ma anche raccontare. Cerco sempre l’inaspettato, l’originale e di vivere una vita più autentica possibile. Sono poliglotta e appassionata di pittura. Uno dei miei sogni è di aprire una galleria d’arte nel mio giardino.