Lavoratori dello spettacolo, la solidarietà parte da Corigliano-Rossano
Teatro, al Paolella, con una performance a porte chiuse, ci sarà l’omaggio artistico a Renato Converso
CORIGLIANO-ROSSANO– Contribuire a rimuovere quella patina di polvere che l’emergenza sanitaria in tutti questi mesi ha fatto posare sui palchi dei piccoli e grandi teatri, privando le platee di godere dell’opportunità di assistere a performance e rappresentazioni teatrali. – A Corigliano-Rossano si alza timidamente il sipario dello storico Teatro Paolella nel centro storico bizantino, grazie all’iniziativa del concittadino illustre Renato Converso, comico e direttore artistico della Corte dei Miracoli, fucina di talenti e tempio del cabaret a Milano.
Testimone ed icona del ritorno alla terra, da sempre legato alle sue radici ed impegnato ad esportare fuori dai confini regionali l’immagine e la bellezza della Calabria, rendendo omaggio al poeta conterraneo Ciccio De Marco, l’Artista ha registrato nei giorni a porte chiuse, nel rispetto delle misure anticovid, lo spettacolo Mio caro patre ovvero l’epistolario di Rosarbino. La regia fotografica e le riprese dell'evento sono state curate dal regista Renato Pugliuso, altro perno della cultura teatrale e cinematografica del nostro territorio.
L’iniziativa è stata commissionata dall’associazione Calabrolombarda col contributo della Presidenza della Regione Calabria. La location è stata scelta dallo stesso comico di origini rossanesi.
Attraverso questa rappresentazione – sottolinea Converso – si vuole dare una vera e propria boccata di ossigeno agli amanti del teatro, dopo una interminabile attesa a causa dell’emergenza sanitaria che ha lasciato a casa circa 600 mila lavoratori dello spettacolo.
In MIO CARO PATRE di Ciccio De Marco, Renato Converso interpreta Rosarbino, un ragazzo di origini contadine che si ritrova nella grande Milano per il servizio di leva. Rosarbino viene da un paesino della provincia di Cosenza e scrive giornalmente a suo padre, un vero e proprio epistolario.
Il suo vissuto a contatto con la natura, lo porta a vedere la realtà in cui viene catapultato durante il servizio militare, con l’ingenuità e la semplicità delle sue origini rurali. Inoltre, mentre scrive al padre, tenta di darsi un tono, italianizzando, nel perfetto stile De Marco, il dialetto cosentino. Il risultato è esilarante.
Con Rosarbino c’è Euristeo, detto Gino, compagno di camerata al quale detta il contenuto delle lettere scritte in brutta copia rivolte al padre. Si riderà anche per gli equivoci e per la situazione spesso surreale che si viene a creare. Ad evocare la sua terra, tra una lettera e l’altra, come in un sogno, fanno capolino le poetiche e malinconiche sonorità della fisarmonica, suonata dal Maestro Dario Ramazzotti.