La magia della notte della Befana che rende protagonisti anche i nostri amici a quattro zampe
Il racconto popolare calabrese legato al mito dell’Epifania, notte in cui sarebbe concesso il dono della parola agli animali
CORIGLIANO ROSSANO – Tutti conoscono la leggenda della Befana. La vecchietta dall’aspetto un po’ inquietante che, a cavallo di una scopa e vestita di stracci, si aggirerebbe nei cieli la notte della Epifania per portare in dono dolciumi ai bimbi buoni e cenere e carbone per quelli più monelli.
Ma c’è un’altra leggenda legata a questa “magica notte”. Un racconto popolare tutto calabrese che contribuisce a coprire ancor di più di mistero la notte che precede il 6 gennaio.
Una notte speciale, perché, come dice lo stesso termine greco “epiphàveia” da cui ha origine il nome dato a questa festività, in questa occasione avviene una “manifestazione” e qualcosa che prima era sconosciuto ci viene “rivelato”.
L’antico detto calabrese recita, più o meno, così: «A notte e la Befana dindra a stalla parre lu ciucciu, u vove e la cavalla» (La notte della Befana nella stalla parla l’asino, il bue e la cavalla). Sicuramente la pronuncia e i termini utilizzati cambiano da zona a zona della nostra Regione, ma la misteriosa filastrocca svela in ogni caso un antico segreto: nella notte dell’Epifania agli animali è concesso di parlare la lingua degli umani.
Questa bizzarra tesi verrebbe avvalorata da un racconto noto soprattutto nella provincia di Cosenza. Un pastore cosentino avrebbe voluto sfidare la sorte. Tutti gli anziani del paese lo avevano avvisato, scongiurandolo di trattar bene i suoi animali, e di portagli del cibo in più proprio la sera del 5 gennaio, perché si sa: «A notte e da Befana l’animali parrinu, e si nun si statu bonu, jestiminu» (in questa notte gli animali hanno il dono della parola e se il padrone non è stato buono con loro, possono maledirlo).
Ma il fattore era testardo e non solo non trattò bene il suo bestiame, ma quella stessa notte si nascose nella stalla per spiarlo. E così segnò il suo destino, perché ascoltare la bestemmia degli animali, fa sì che la maledizione stessa si realizzi. Dopotutto è così per tutte le “parole”: esse hanno “potere” se c’è qualcuno che le ascolta.
Così il malcapitato sentì gli animali auguragli di esser morto “sotto e sopra il carro”. Lui non comprese bene quel nefasto presagio e tornò a casa tranquillo a dormire nel suo letto.
L’indomani, aprendo la stalla trovò gli animali imbizzarriti. Le bestie gli si scagliarono contro, facendo cadere proprio un carro addosso al fattore. L’uomo morì schiacciato dal carro e con quello stesso carro venne trasportata la sua salma fuori dalla stalla. Così si avverarono le parole del suo stesso bestiame: era morto sotto al carro ed era sul carro da morto.
Naturalmente ogni leggenda o racconto popolare ha la sua morale, e nonostante il finale macabro di questo racconto, si può dedurre che in questo caso il messaggio sia quello di trattar bene i propri animali, tutti i giorni dell’anno e con un particolare occhio di riguardo proprio la notte della Befana.
Perché chi si comporta bene e rispetta gli altri (animali o umani che siano), non deve temer nulla, né la notte dell’Epifania, né altra notte.