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Focus sulla lavorazione della pipa e le attività artigianali e produttive nella Sila Greca

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CORIGLIANO-ROSSANO - La tradizione della lavorazione dell’erica arborea a Mandatoriccio è un tema che ancora mostra il suo enorme fascino anche nella trattazione. L’erica arborea dalla cui radice si ricava il "ciocco" che opportunamente lavorato offre oggetti d’arte di immenso valore come la pipa. Un oggetto dietro al quale si preservano tante storie anche di vita familiare. Un oggetto, la pipa, che non serve solo per la semplice fumata, ma che se usato con tranquillità può essere anche un ottimo rimedio per aiutare ad allentare le tensioni quotidiane, rilassarsi e soprattutto a riflettere. 

Dell’Artigianato artistico, dell’arte in genere, oltre a quella della lavorazione del "ciocco" e delle diverse e interessanti attività produttive si parlerà nel prossimo incontro di studio organizzato dall’Università Popolare Rossanese per giovedì 26 giugno, alle ore 18:15, presso la sede dell’Istituto, nel Palazzo San Bernardino, nel Centro Storico di Rossano, per una serata all’insegna della cultura, della storia, dell’arte e dell’artigianato nella Sila Greca. 

L’incontro si terrà in collaborazione con la Grafosud, di Rossano, Impresa storica della Camera di Commercio di Cosenza e la Casa Editrice conSenso publishing di Rossano, editori delle due pubblicazioni di Franco Emilio Carlino, Segretario dell’Università Popolare Rossanese.     I lavori saranno introdotti e coordinati dal Prof. Gennaro Mercogliano, Direttore dell’Università Popolare. Interverranno: S.E. Mons. Luigi Renzo, Vescovo Emerito Diocesi Mileto-Nicotera-Tropea, Componente dell’Università Popolare Rossanese; il Dott. Giuseppe Zangaro, Docente ed esperto di sviluppo e coesione territoriale – Editore. Brani musicali eseguiti al pianoforte, dal Dott. Francesco Rapani, Socio Onorario dell’Istituto, allieteranno la serata. Concluderà la serata l’intervento del Prof. Franco Emilio Carlino, Segretario dell’Università Popolare. 

«Al riguardo, – scrive Franco Emilio Carlino, Autore dei due saggi che saranno punto di richiamo per i lavori della serata: "Storia di una Famiglia. I Carlino di Mandatoriccio originari di Cinquefrondi (RC)". "Tra Arte, Artigianato Artistico e Genealogia e La Sila Greca. Tra Storia e Feudalità. I Feudi del suo Territorio" – , l’appuntamento intende tracciare alcuni percorsi della storia e della cultura dell’artigianato nel territorio della Sila Greca. Un incontro nel quale si farà cenno, per essere poi eventualmente approfondite e sviluppate, alcune esperienze artigianali che nel tempo hanno rappresentato e segnato il costume del territorio, basato sulla presenza di alcune originali attività praticate nelle diverse epoche storiche. Verranno proposte, per quanto possibile, alcune riflessioni sugli elementi e le caratteristiche che hanno connotato la filiera artigianale attraverso il lavoro umano, i materiali prescelti, il processo di produzione, il prodotto finito e, possibilmente, la relativa commercializzazione».

«L’artigianato - spiega - costituisce il risultato di diverse attività manuali e materiali dell’uomo fondate sulla pratica ripetuta e interiorizzata, sulla manualità e sulle azioni essenziali che divengono, nel tempo, un processo produttivo basato sull’ideazione, la progettazione e la realizzazione. Un risultato che, pian piano, si è esteso all’ambito della formazione intellettuale e del patrimonio delle conoscenze e, perché no, anche dell’appagamento e della intuizione artistica di ogni singola persona coinvolta».

«A giusta ragione - aggiunge - si può definire l’artigianato, a cui si legano tanta abilità manuale e ingegnosità, una tipica forma d’arte molto diversificata nelle zone che la esprimono. Nel caso della Sila Greca, riflette diverse attività produttive come agricoltura, pastorizia, pesca, le cui peculiarità costituiscono parte cospicua dell’identità delle diverse comunità del territorio che affonda le sue origini nella tradizione. Basti pensare alla varietà delle produzioni artigianali, quali la lavorazione del legno, del ferro battuto, del cuoio, della terracotta e della ceramica, della lana (cardatura), della seta, del lino, della ginestra, della felpa, del merletto, della radica di erica arborea, in genere conosciuta come “ciocco”, della liquirizia, delle botti, dei cesti, del rame battuto ecc., che sono state sempre fiorenti e che hanno visto di conseguenza l’affermarsi di mestieri a esse connesse come quelli del falegname, del fabbro, del calzolaio, del sellaio, del carbonaio, del cestaio. Attività in gran parte a prevalenza maschile ma che rinviano ben presto a non meno essenziali personalità femminili nelle varie componenti territoriali della Sila Greca, come in tutto il mondo del Mediterraneo, con le arti della tessitrice, della ricamatrice e altre ancora. E quando il “nuovo mondo” consegna ai conquistatori le foglie di tabacco, esse raggiungono assai presto la Sibaritide, la nostra Sila Greca, con la nascita di nuovi mestieri, che inevitabilmente rendono la vita più piacevole, come quello dell’artigiano della pipa comunemente detto segantino, dello stagnino, e tanti altri mestieri ancora, con le relative figure, sui quali affiorano singolari elementi di lettura».

«Così facendo, l’attività dell’artigiano, e qui ritorno a quanto accennavo poc’anzi, diventa fondamentale mediazione con una miriade di altri esseri umani, diventa lavoro compiuto, diventa “donarsi agli altri” come noteranno secoli dopo Hegel e Marx, poiché il lavoro artigiano presuppone, prima di tutto, la comprensione dei bisogni del fruitore, il più delle volte rilevati distinguendo le particolarità di ogni richiesta, resa concreta nell’artigiano attraverso un ineludibile rapporto sensibile
con le diverse materie prime in suo possesso, e ancor più con le altre che dovrà procurarsi: il tutto in relazione a ciò che è la condizione del luogo in cui vive in rapporto con il contesto territoriale. Ed è la piena riaffermazione della straordinaria potenzialità che nel corso di un paio di millenni si accende nella antica e blasonata urbanità e spiritualità di Rossano e con la feracità delle ricchezze produttive di Corigliano. Ma questa identità è talvolta minacciata in maniera violenta, attraverso i gruppi del malaffare, sotto l’assai diffusa attività del brigantaggio che si accompagna a contrasti di interessi politici dei distinti poteri di sovranità feudale e di gerarchie religiose».

«Perciò, l’artigianato sente la necessità di creare una propria autonomia e indipendenza legata alla quotidianità e fa sì che le diverse produzioni artigianali procedono secondo le linee maestre della tradizione che, ancora, nei diversi borghi rimane solida nel tempo. Nonostante la tecnologia abbia portato significative trasformazioni, sul territorio sono adoperati ancora molti arnesi, utensili e strumenti di un passato non sempre recente. Per quanti arrivano in questo territorio non è difficile trovare ancora botteghe artigiane in cui la lavorazione dei manufatti (legno, rame, ferro, terracotta, tessuti) viene eseguita con strumenti spesso assai diversi, dettati dalla rilevanza dei prodotti, ma anche dall’avvicendarsi di intere generazioni di maestri artigiani che nel tempo hanno voluto tramandare il segreto della loro arte, in diverse e straordinarie forme, richiamando diversità artistiche che, tramontati i secolari motivi di contrasto, fanno cogliere una evidente ricchezza espressiva. È il caso dell’azienda della mia famiglia che si tramanda ormai da quattro generazioni di padre in figlio e da zio a nipote. Prima di addentrarci nella descrizione di alcune tipologie di questa nobile arte praticata nei borghi del territorio di Corigliano-Rossano occorre sottolineare come in questo territorio la relazione tra l’artigianato e la stessa ricostruzione storica a opera delle scienze archeologiche, dall’antichità magnogreca fino a una parte cospicua del mondo medievale, sia fondata su ritrovamenti di materiali fittili in buona parte costituiti da frammenti di varia natura e pregio».

«Nel corso dei secoli, a partire dall’età antica, il comporsi delle prime comunità, rese più solide dall’intensificarsi dei rapporti sociali, linguistici e morali, nonché dai vincoli organizzativi, dagli interessi e dalle consuetudini comuni tra un maggior numero di persone, rappresentò un pungolo alla nascita di sempre più complessi esemplari di manufatti, come si evince dalla datazione dei ritrovamenti. In aggiunta, la rifinitura del lavorato a mano, via via sollecitò una più ragguardevole qualificazione e competenza. Tutto ciò, inoltre, contribuì a una migliore urbanizzazione dei borghi in cui nacquero interi quartieri occupati da personale che svolgevano lo stesso mestiere e che, in taluni casi, ancora oggi mantengono l’antica denominazione: via dei Sellai, via della Seta ecc. e che nei centri maggiori dette luogo alla nascita di corporazioni, di arti e mestieri in grado di rendere più forte la propria struttura organizzativa attraverso il riconoscimento regio. A questo si aggiunse, col tempo, l’espansione delle relazioni commerciali che permise ad alcuni borghi del territorio della Sibaritide di perfezionare il proprio prodotto artigianale, divenendo così punto di riferimento per lo smercio del manufatto. Fu il caso di Longobucco, con la realizzazione di tessuti, coperte, arazzi, realizzati con grande maestria; di Cariati, con la sua interessante cantieristica per la costruzione di barche, la lavorazione dei tessuti e la trasformazione dell’argilla; di Mandatoriccio, con la lavorazione dell’erica arborea per la produzione delle pipe, vere e proprie opere d’arte; di Pietrapaola, con il trattamento del ferro battuto; di Campana, con la trasformazione della paglia; di Rossano, con la produzione dei confetti e della liquirizia che, nel corso dell’Ottocento, assunse un rilievo tale da promuovere attività mercantili con Paesi europei come la Francia e l’Inghilterra; di Corigliano, con la lavorazione della felpa».

«Naturalmente, la maggior parte dei borghi della Piana di Sibari, date le rilevanti attività produttive nel settore agricolo, svilupparono importantissime e vitali attività di trasformazione delle risorse produttive disponibili legate alla trasformazione dei prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame. In diversi centri urbani della Sibaritide fu possibile – in particolare nel corso dell’Ottocento e prima che il terremoto del 1836 ne ridimensionasse non poco le attività produttive e l’eleganza della dimensione urbana – assistere al moltiplicarsi di piccole botteghe artigiane che col passare degli anni modificarono la loro ragione sociale, divenendo delle vere e proprie aziende» conclude Carlino.
 

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.