Colpita la Canonica di San Giuseppe a Sibari: qualcuno ha tentato di occuparla
I malintenzionati hanno divelto la grata di una finestra, forzato una porta interna e sostituito, addirittura, il bussolotto della serratura. Il parroco Pietro Groccia: «Non è solo vandalismo ma un atto sacrilego che offende la comunità»
SIBARI (CASSANO JONIO) – Sono tempi duri per la Sibaritide e il centro di Sibari è quello che, di recente, è diventato l’epicentro di atti di violenza inaudita: atti minatori, minacce e vandalismo. L’ultimo episodio in ordine di tempo è quello che si è verificato nella chiesa di San Giuseppe, lungo Viale Magna Grecia. Ignoti avrebbero tentato di occupare la Canonica della chiesa entrando, nella notte tra martedì 29 e mercoledì 30 scorsi, all’interno della struttura. A scoprire il misfatto e a raccontarlo attraverso un accorato messaggio, è stato il parroco delle comunità di Sibari e Lattughelle, don Pietro Groccia, proprio nella giornata dedicata a San Giuseppe Lavoratore.
«Al mio arrivo – ha raccontato Groccia ai colleghi della stampa locale – ho notato che la porta esterna dei locali a servizio della chiesa era aperta. Subito sono entrato e ho notato che un’altra porta era stata rotta mentre per entrare nel sacrario gli ignoti hanno tagliato la grata esterna di una finestra rompendo una finestra». Non solo. Il parroco, infatti, che l’intenzione di quelli che evidentemente non erano solo vandali era quello di occupare i locali: Tant’è che era stato già sostituito il bussolotto della serratura.
«Un atto indegno – sottolinea il prete nel messaggio scritto per la Comunità - che aderisce al regno del peccato e fa di chi lo ha perpetrato un altrettanto operaio della sinagoga di satana. La parrocchia di san Giuseppe – aggiunge don Pietro Groccia - i cui locali si prestano ai bisogni sociali (quelli del piano superiore verranno a breve utilizzati, per volontà del vescovo Savino e col supporto della Caritas diocesana, come dormitorio, mentre e le due stanzette del piano inferiore sono utilizzate dall’Accademia musicale Maria Callas) è patrimonio di tutti e a nessuno è consentito spregiarne il volto».
Infatti quanto si è verificato a Sibari, nei locali di San Giuseppe, non una semplice bravata o del vandalismo anonimo, ma «un sacrilegio – precisa ancora il sacerdote - ovvero un’offesa all’intera comunità perché questo luogo rappresenta – per storia, cultura e tradizione - indistintamente tutti noi. Questo grave episodio, allora, ci spinge ancor più a promuovere tutte quelle azioni necessarie che mirano a creare condizioni alternative per incarnare nel territorio la vita buona del Vangelo».
E da qui proprio il sacerdote ricorda gli ultimi atti intimidatori e di violenza che si sono verificati nella comunità sibarita: «Con la stagione estiva oramai alle porte – ha detto - azioni del genere non rappresentano certo un buon biglietto da visita per l’incremento del nostro turismo e per la nostra già anemica economia. Esprimo vicinanza alle famiglie vittime degli atti delittuosi, con la speranza nel cuore che al più presto le forze dell’ordine – che ringrazio per il già prezioso lavoro che svolgono - facciano luce su quanto sta accadendo, per ristabilire, a Sibari e nell’intero territorio, il senso della giustizia e della legalità. Troppi silenzi – questa la chiusa di don Pietro Groccia - accompagnano gli episodi di violenza a danno della nostra crescita civile. Allora il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno».