Con il femore rotto, nessun posto in Calabria... da Caloveto è finita a Policoro
La storia ha dell'incredibile e vede protagonista una 90enne del piccolo centro della Sila Greca che ha avuto la "sfortuna" di cadere. Ha chiesto soccorso in tutti gli ospedali della Provincia di Cosenza. Alla fine ha trovato un posto in Basilicata
CORIGLIANO-ROSSANO - Il Decreto Calabria ha fallito nel suo intento. Non lo diciamo noi ma lo dicono i fatti. Ospedali chiusi, assistenza territoriale inesistente e quel buco finanziario (per il quale siamo sotto amministrazione controllata da oltre 10 anni) che si è dilatato all'inverosimile arrivando a quasi 2 miliardi di passivo.
Le misure del Governo non funzionano perché i management scelti, finanche per dirigere le aziende sanitarie, non sono in grado di dare risposte all'utenza.
Non è politica né politichese. Sono i fatti, dicevamo, che parlano da se. E questa volta la denuncia parte da un sindaco. Quello del piccolo comune di Caloveto che racconta la storia paradossale di una sua concittadina novantenne che dopo essere caduta e fratturata un femore, si trova a dove fare i conti con la nullità del sistema sanitario calabrese.
Prima viene accompagnata al pronto soccorso di Corigliano (Rossano ormai è un Pronto soccorso Covid-19), da qui viene rimbalzata, per indisponibilità di posti, al nosocomio di Cosenza, dove non c'è posto e viene rispedita a casa. Con un osso rotto nella gamba viene tenuta a casa per tre giorni e poi rispedita a Trebisacce. «Solo grazie all’interessamento di una dottoressa del presidio di Trebisacce viene trasferita con ambulanza privata e ricoverata a Policoro, quindi, fuori regione». Una vergogna per la Calabria che diventa tormento per un territorio come quello della Sila Greca dove il servizio sanitario pubblico sta cadendo a pezzi. Basti pensare che si stanno chiudendo anche le guardie mediche!
Una storia come tante, purtroppo, se ne verificano nell'area nord-est della Calabria. Ma questa volta ha fatto andare su tutte le furie il sindaco di Caloveto Umberto Mazza. «Ci chiediamo se di queste brutte pagine di malasanità – dice il Primo Cittadino che oggi sarà all’Asp di Cosenza – che non sono nuove e che purtroppo, sono destinate a ripetersi, hanno contezza le istituzioni sovracomunali competenti e l’Azienda Sanitaria Provinciale. Non è possibile che il diritto alla salute debba essere elemosinato».