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Emergenza Covid, al “Giannettasio” fino a sei ore d’attesa in ambulanza per poter fare una Tac

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CORIGLIANO-ROSSANO – Risulta incomprensibile alla mente umana, però è tutto vero: a distanza di quasi un anno, ormai, dalla loro installazione le tende pre-triage dell’ospedale “Giannettasio” di Rossano continuano a rimanere chiuse. Chiuse e nel degrado, considerato che sono lasciate al loro destino ed in preda alle intemperie.

La Protezione Civile nazionale ha provvisto tutti i nosocomi d’Italia di tensostrutture per consentire al personale sanitario di fare un check-in a tutti gli ingressi nelle strutture ospedaliere in modo da indirizzare subito i pazienti con sospetto covid verso i percorsi a loro dedicati, evitando di fatto il contagio in zone grigie come possono essere, appunto, i reparti di primo intervento.

Le tende pre-triage sono operative in tutto il Paese, da Bolzano al “Compagna” di Corigliano. Tranne che al “Giannettasio”. E a distanza di quasi un anno, dicevamo, non si capisce il perché.

Se le tende non funzionano, sarebbe plausibile pensare, a questo punto, che il management ospedaliero abbia studiato altre forme per evitare che i pazienti covid o con sospetta infezione da coronavirus entrino in contatto diretto con altri utenti dell’ospedale. Pensiero felice ma fallace. Perché al “Giannettasio” si entra e si esce come se nulla fosse, come se il nostro ospedale fosse magicamente avvolto da un’area di protezione anti-covid (magari avranno installato nell’aria quelle magiche macchinette all’ozono che scacciano il virus come il malocchio!).

La verità, purtroppo, è altra ed è triste. Nello spoke di Corigliano-Rossano, almeno nella parte rossanese, quelle tende non funzionano, nessuno se ne occupa e a fare più rabbia è che tutto diventa fonte di possibile contagio.

Sappiamo ormai, anche da dati medici, che molti cittadini non chiedono più di curarsi nell’unica struttura ospedaliera operativa sulla costa ionica da Policoro a Cirò marina perché hanno paura di beccarsi il covid. Non vanno più in ospedale e attendono il loro destino chiusi in casa. Molti si aggravano. Altri muoiono quando magari potevano essere salvati. Questo non lo sapremo mai.

Al “Giannettasio” succede, infatti, che il paziente Covid (o sospetto Covid) che arriva al Pronto soccorso passa nello stesso locale in cui sono in attesa i pazienti non Covid da visitare. E a dividere l’area pulita da quella sporca, udite udite, c’è solo un filo di garza (sempre per la legge del famoso talismano). Pazzesco! Il paziente positivo quando arriva in pronto soccorso aspetta in ambulanza anche 5/6 ore perché deve fare una tac. Già, perché prima bisogna refertare un tampone che molto spesso va ri-processato. Benvenuti nel nostro sistema sanitario che grazie al Cielo ci garantisce ancora delle eccellenze ma che sul piano organizzativo è il peggio del peggio che potesse capitarci.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.