Tre ore per un’ambulanza: ancora disagi e caos nella rete ospedaliera della Sibaritide
È accaduto ad un ragazzo, giunto in Pronto soccorso con un trauma cranico ha dovuto attendere un tempo infinito per essere trasferito a Cosenza
CORIGLIANO-ROSSANO - Storie di ordinaria follia continuano a registrarsi nella malconcia rete ospedaliera dello Jonio cosentino. Una condizione perdurante, fuori dal tempo, che va ovviamente oltre l’emergenza Covid. La quale ha solo messo in luce tutti i drammi del sistema sanitario che a queste latitudini – ahinoi - si vivono da sempre. E che negli ultimi mesi si sono solo accentuati.
Tant’è che oggi a mettere nel panico un’intera popolazione non è solo il fatto che recandosi in uno dei due presidi dello spoke di Corigliano-Rossano (l’unico complesso ospedaliero presente nel raggio di 100km) si rischia facilmente di essere infettati dal Covid (basta leggere i numeri e le storie di quante persone, sanitari e degenti, negli ultimi tempi si sono infettati nelle due strutture). Una volta arrivati all’interno di uno dei due nosocomi bisogna sperare di avere fortuna di ricevere tutte le cure del caso.
Mancano posti letto, mancano medici, manca una organizzazione aziendale dell’ospedale degna di questo nome. Ma non mancano nemmeno imboscati e chi in questo periodo così particolare e critico non disdegna di farsi qualche giorno di ferie. Legittime - per carità - ma forse poco opportune, considerata una contingenza storica simile ad un periodo di guerra.
Quanto accaduto ieri nell’ormai solito Pronto soccorso del “Giannettasio” è uno degli apici di questo stato di cose a limite tra il tragico ed il surreale. Un ragazzo, giunto nel presidio dopo un incidente in bici, viene preso in carico dai medici. Entra in PS alle 17.30. La prima diagnosi parla di trauma cranico e di frattura frontale che non può essere curata in loco.
Si attivano, così, le procedure di trasferimento verso l’ospedale Hub dell’Annunziata di Cosenza. Si cerca disperatamente un’ambulanza che possa consentire al giovane di poter raggiungere il nosocomio bruzio nel più breve tempo possibile. Quelle a servizio del “Giannettasio” e del “Compagna” ci sono ma a bordo c’è solo l’autista ed un infermiere (a proposito, chissà se gira ancora quella vettura medica che un anno fa aveva più di mezzo milione di km sul motore!).
Passano le ore, il ragazzo è dolorante. Si sa, con un trauma cranico in corso, soprattutto quando ci sono fratture ed ematomi, non si può scherzare più di tanto. Cresce la tensione. In tutta la provincia non si riesce a trovare un’ambulanza fornita di personale sanitario che possa trasferirlo a Cosenza. Una vergogna inaudita. Passano tre ore, sono le 20.30 e finalmente l’autolettiga “fornita” di personale viene rintracciata, arriva dal punto di primo intervento di Cariati.
Questo è il caos di un territorio che già non aveva armi per combattere l’emergenza sanitaria nel periodo pre-covid e che oggi è stato mandato in campo a combattere con in mano, invece delle spade, uno spaghetto.